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Jujutsu Kaisen: riuscirà Kenjaku a realizzare il proprio piano? [Teoria]

Uno dei principi narratologici più noti (e fraintesi) è la cosiddetta Pistola di Cechov, statement enunciato dal drammaturgo russo Anton Pavlovic Cechov in diverse occasioni e riportato in diverse varianti. La più famosa è presente in una lettera datata 1° novembre 1889 indirizzata al collega Aleksandr Semenovich Lazarev, in cui dice: “Non si deve mai mettere un fucile carico sul palco se non sta per sparare. È sbagliato fare promesse che non si intende mantenere.”

È stato successivamente notato come lo stesso Cechov nella sua opera più celebre, Il giardino dei ciliegi, abbia introdotto in scena due fucili che non spareranno mai per tutta la durata della rappresentazione. Questo perché il principio della Pistola di Cechov vuole essere un simbolo, un invito a introdurre in una storia solo elementi funzionali alla vicenda narrata.

Nella storia recente dei manga non mancano Pistole di Cechov che abbiano, effettivamente, sparato: se One Piece è pieno di elementi di trama che trovano col tempo la propria corretta collocazione, un esempio ancora più evidente è la presenza dei giganti nelle mura ne L’Attacco dei giganti di Hajime Isayama.

Jujutsu Kaisen

Nell’ultima parte del manga Jujutsu Kaisen di Gege Akutami i protagonisti sono impegnati a impedire a Kenjaku l’attivazione di un incantesimo mirato a fondere l’umanità con Tengen causando la nascita di un immenso Spirito Maledetto, una creatura mai vista prima sul pianeta Terra. Se non siete in pari con gli ultimi capitoli disponibili di Jujutsu Kaisen vi sconsigliamo di proseguire la lettura di questo articolo, in quanto sono presenti spoiler.

Il piano di Kenjaku

Ogni mossa di Kenjaku fino a questo momento è stata volta alla realizzazione di questo oscuro e apocalittico proposito: secoli di preparazione che hanno coinvolto la creazione dei Dipinti Maledetti (esseri umani ibridati con le Maledizioni), la rinascita terrena di Sukuna, l’assoggettamento di Tengen e la ideazione del Culling Game come passaggio obbligato per lo scioglimento del Voto Vincolante necessario per la fusione degli esseri umani non-Stregoni.

Jujutsu Kaisen

Come accennato, il Gioco di Sterminio è da intendersi come un complesso rituale basato su una battle royale che si sta verificando all’interno di 10 colonie delimitate da barriere: oltre 1.000 Stregoni hanno attraversato le barriere entrando a far parte del Culling Game e, mentre combattono fra loro per accumulare punti, rilasciano Energia Maledetta che viene raccolta e fluisce dalla colonia più occidentale e si sposta di colonia in colonia verso est, coprendo tutto il Giappone. Una volta completato il rituale, l’intero Paese si ritroverebbe trasportato in una sorta di altra dimensione spirituale e questo forzerebbe di colpo l’evoluzione umana, tutti i non-Stregoni perderebbero la propria umanità e individualità fondendosi tutti in un solo organismo.

Jujutsu Kaisen

Fino a questo momento ogni piano di Kenjaku si è svolto secondo i calcoli del pericolosissimo Utilizzatore di Maledizioni: i protagonisti, ancora intrappolati del mortale Gioco di Sterminio, stanno cadendo uno dopo l’altro. Kenjaku è al momento impegnato in un combattimento con il comico fallito Fumihiko Takaba, a detta di Angel unico lottatore dotato del potere necessario a sconfiggerlo.

Mentre la lotta con Takaba (secondo molti lettori, la più divertente e appagante dell’opera fino a questo momento) volge lentamente al termine, appare legittimo domandarsi se, a questo punto di Jujutsu Kaisen, arriveremo a vedere Kenjaku battuto da un comprimario. La morte di Kenjaku per mano di Takaba impedirebbe di fatto l’incontro fra l’Utilizzatore di Maledizioni che occupa il corpo di Suguru Geto e il suo presunto figlio biologico Yuji Itadori, ci priverebbe dell’impatto emotivo scatenato da un dialogo che spieghi finalmente il loro rapporto e lo scopo reale dietro la creazione di Yuji e del Gioco.

Jujutsu Kaisen

Abbiamo già parlato dell’importanza della religione in Jujutsu Kaisen. È stato notato come lo stato di perdita del sé sia uno dei temi principali del buddismo, legato al Nirvana inteso come libertà dal desiderio e quindi dal dolore. Dietro questo progetto si celerebbe quindi un intento più nobile e meno frivolo di quanto creduto finora, ma per arrivare a conoscere le motivazioni del villain dovremo probabilmente attendere l’incontro fra Kenjaku e Yuji e l’inevitabile flashback che scioglierà ogni mistero.

Dando per assodato che la morte del vero villain di Jujutsu Kaisen ad opera di un personaggio secondario, per quanto ben scritto, come Fumihiko Takaba, rappresenterebbe l’ennesimo schiaffo in faccia al fandom, possiamo immaginare che Akutami abbia pianificato di far incontrare madre e figlio prima della fine del manga.

Jujutsu Kaisen

La condicio sine qua non per la conclusione del Culling Game (e quindi per l’attivazione del Voto Vincolante) è la morte di ogni partecipante a eccezione di Kenjaku e di Sukuna: se questo evento si verificasse, non solo vedremmo la nascita della Maledizione Definitiva sognata da Kenjaku ma non resterebbe nessuno in grado di fermarla.

Se Akutami ha pianificato di concludere il Gioco con la vittoria del villain, occasione troppo ghiotta per mostrare in Jujutsu Kaisen uno scenario apocalittico alla Attacco dei Giganti, Yuji deve sopravvivere a questa saga in qualche modo che al momento non siamo in grado di immaginare. Al momento l’unico modo per lasciare il Culling Game si trova nella regola aggiunta da Megumi Fushiguro, che consente di abbandonare il Gioco investendo 100 punti e invitando un sostituto.

Potrebbe essere questa la maniera per Yuji di sfuggire alla morte? E chi potrebbe mai essere il giocatore disposto a prendere il suo posto nel Gioco di Sterminio? Sarà Choso a sacrificarsi per il fratello? Riuscirà Kenjaku nel proprio intento di trasportare l’umanità nel suo sanguinoso Nirvana? La conclusione del manga potrebbe essere più oscura e tragica di quanto ipotizzato fino a questo momento.

Leggi anche: JUJUTSU KAISEN, LA PRODUZIONE DELLA SECONDA STAGIONE RAGGIUNGE IL SUO PUNTO DI ROTTURA: “IT’S OVER”

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Manuel Crispo

Manuel Crispo

Medico, vive e lavora a Siena. Scrive un po' di tutto. "La lettura è piacere e gioia di essere vivo o tristezza di essere vivo e soprattutto è conoscenza e domande".

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