Il rickrolling è senza ombra di dubbio uno dei meme più longevi della storia di Internet, nato quasi vent’anni fa (per il mondo di Internet praticamente un’era geologica fa), ed è incredibile pensare che ancora oggi sia usato molto frequentemente.
Questo piccolo scherzo di Internet consiste nel linkare il video (presente tutt’oggi su Youtube con quasi 1.5 miliardi di visualizzazioni complessive) della canzone Never Gonna Give You Up di Rick Astley (un famoso cantante britannico degli anni 80), facendo però intendere alla vittima che l’url appena postato porti verso un altro sito oppure verso un contenuto accattivante. Negli anni, siccome questo meme è via via divenuto sempre più popolare, si sono sviluppati nuovi metodi per rickrollare, come usare gif o estratti musicali dalla canzone del popolare cantante britannico.
Negli scorsi mesi, il Ministero della Giustizia Italiano, presieduto da Carlo Nordio, aveva aggiornato la sezione del sito che si riferiva al Glossario del Cybercrimine, dove vengono spiegati nel dettaglio alcuni termini propri di Internet (come clickbait, phishing ecc) legati alle attività truffaldine e illecite, spiegando anche quali reati potevano essere infranti seguendo la definizione di quelle parole. Non si sa se però la definizione di rickrolling sia una gaffe oppure una genialità, ma… è essa stessa un rickroll!
Il Ministero della Giustizia che rickrolla
Seguendo la definizione del Ministero della Giustizia, il rickrolling sarebbe quella condotta fraudolenta che porta un utente a cliccare su un link che porta a un contenuto da quello preventivamente immaginato dalla vittima, e ciò potrebbe prefigurare addirittura reato di truffa. Sempre nella definizione, possiamo trovare un link che porta a quello che potrebbe essere la pagina di un dizionario italiano, ma così non è: infatti, cliccando sul link, l’utente viene letteralmente rickrollato!
La pagina di destinazione infatti porta a un sito web quasi vuoto, se non fosse per la presenza dello storico video di Never Gonna Give You Up. Poco più in basso si può notare una scritta, “Robbé me signu scialatu”, facendo subito capire che, con tutta probabilità, lo stesso sito del Ministero abbia preso un abbaglio e abbia linkato la pagina errata.
