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Abbiamo provato Street Fighter 6: le nostre impressioni dall’evento a porte chiuse

La settimana scorsa Capcom ci ha invitati a Milano per provare con mano l’attesissimo Street Fighter 6, il nuovo capitolo dell’iconica serie che nell’87 ha fondato — e nel 2009 ricostruito— il genere dei picchiaduro. Il TL:DR? Siamo quasi certamente davanti a un altro successo epocale.

Una demo gratuita del gioco è disponibile anche su PC ormai da qualche giorno, perciò quando abbiamo preso posto davanti alle PS5 imbastite per l’evento eravamo convinti di sapere cosa ci aspettasse; tuttavia una volta impugnato il DualSense ci siamo resi conto che la demo non rende giustizia all’altissimo livello del prodotto finale. Da quanto è trasparso, Street Fighter 6 si presenta come una vera e propria boccata d’aria fresca per tutto il panorama dei Fighting Games.

Le tre ore che abbiamo passato a curiosare fra le varie modalità di gioco non sono bastate per apprezzare appieno tutti i dettagli di questo mastodontico prodotto, che riesce a mescolare elementi RPG di ispirazione Yakuziana al classico fascino del duello a suon di arti marziali. Per metterla in termini molto semplici, c’è tantissimo ripieno dentro questo bignè, e per giunta la crema pasticcera è di prima categoria.

Street Fighter 6 impressioni dal provato esclusiva gabibbo avatar custom colpisce Guile

Perché Street Fighter 6 ci ha convinti

Riuscirà Street Fighter 6 a sdoganare il genere anche presso il pubblico più prevaricato? Forse no, ma di sicuro il nuovo gioiellino di Capcom ce la sta mettendo tutta. A partire dai tutorial e dalle opzioni di accessibilità per arrivare ai piccoli dettagli nascosti nella modalità singleplayer, ogni aspetto di questo titolo fa l’impossibile per essere apprezzato anche da chi non è un veterano della rissa digitale. Avevamo già notato l’attenzione al nuovo giocatore durante le due closed beta, ma l’ultima esperienza ha ulteriormente calcificato questa nostra convinzione: Street Fighter 6 è davvero per tutti.

Personaggi e varietà

Con un cast iniziale di 18 personaggi (in verità abbastanza contenuto per gli standard dei picchiaduro AAA), Street Fighter 6 riesce a dipingere un mondo coloratissimo, caratterizzato dal twist moderno dato agli affascinanti e grintosi personaggi che conosciamo da una vita. I redesign coraggiosi dei volti portanti di questa serie rimettono la street in Street Fighter, trasportandoci nella bizzarra ed estroversa atmosfera che solo la cultura urbana di una grande metropoli può generare.

Quando si parla dei personaggi di Street Fighter 6 è d’obbligo fare riferimento al detto: “pochi ma buoni“. Nonostante manchino alcuni volti storici (come Bison e suoi fidati Four Kings), i lottatori disponibili ci fanno presto dimenticare le lamentele di Twitter con dei kit davvero molto farciti. Persino Guile —che la tradizione vuole limitato a due sole mosse speciali— ha ricevuto abbastanza nuove special, target combos, e command normals da far grattare il mento anche ai suoi fan più incalliti.

Con un numero così grande di strumenti a nostra disposizione, imparare a pilotare al meglio un personaggio sarà una sfida non da poco, specialmente considerato lo stile di gioco, che si basa su innovative meccaniche in grado di generare le situazioni più disparate e complesse: fiducia e capacità d’improvvisazione saranno le nostre migliori amiche.

Street Fighter 6 roster base tutti i personaggi wallpaper

Un nuovo ritmo di battaglia

Street Fighter 6 è tutta un’altra musica, e non stiamo parlando solo della colonna sonora adattiva, che si discosta molto dal comparto sonoro dei titoli precedenti, ma anche e soprattutto delle nuove meccaniche. Quando il countdown finisce ed è tempo di scagliarsi l’uno contro l’altro, occorrerà adattarsi a un sistema tutto nuovo, che premia la giocata proattiva senza però incentivare l’assalto cieco e furioso.

Drive System e Parry universale, che spieghiamo nel dettaglio in quest’analisi, configurano gli scontri di Street Fighter 6 come pittoreschi dialoghi ai quali occorre adattarsi al volo, iniziando a rispondere alla fantasia del nemico con altrettanta verve. La soluzione ottimale ai problemi che il nostro avversario ci tira contro dipende da moltissimi fattori, tra cui la prossimità all’angolo, la quantità di risorse a disposizione, e ovviamente le tendenze dimostrate dall’avversario stesso. Insomma c’è spazio sia per lo scacco matto tecnico che per l’audace scommessa, il fenomenale mix che da anni affascina i giocatori di ogni picchiaduro e li tiene incollati ai ring digitali su console come nelle sale arcade.

Menzione d’onore ai tempi di caricamento e rematch, i primi molto contenuti ed i secondi assolutamente inestistenti. Se pensate che Guilty Gear Strive abbia dei rematch veloci, rimarrete a bocca aperta di fronte a quelli di Street Fighter 6, che sfrecciano più rapidi di uno standing jab, permettendoci quindi di ri-saltare subito dentro all’azione per un salty runback.

Street Fighter 6 Marisa ginocchiata a Luke
Marisa, uno dei personaggi con cui abbiamo passato più tempo, colpisce con la forza di un autotreno. Ne parleremo in un futuro articolo, assieme al misterioso JP, il villain che sostituirà (e surclasserà?) Bison.

Open World RPG? Nel mio Street Fighter?

Dobbiamo ammettere che quando è arrivato il momento di provare la modalità singleplayer (World Tour) avremmo di gran lunga preferito continuare con i combo trials (lo spazio dedicato ad imparare combo e virtuosismi dei vari personaggi) di Cammy. La demo del World Tour non ci aveva particolarmente impressionato, ma avendo provato una versione quasi completa dell’open world siamo stati costretti a ricrederci.

È abbastanza inspiegabile il motivo per il quale Capcom abbia deciso di tagliare la demo esattamente nel punto in cui il singleplayer diventa più bello. Liberi di vagare per Metro City, abbiamo cercato rogne con ogni taglio di passante, visitato ambienti dal piacevole layout, combattuto membri della Mad Gear Gang, e infine siamo diventati discepoli di Chun-Li, assistendo ad una cutscene dalle sapienti scelte di regia, se capite cosa intendiamo.

Durante i nostri licenziosi giretti per la città, il modello in-game di Gabibbo —lo storpio combattente partorito dalla nostra fantasia malata, che a dirla tutta somigliava più che altro al figlio illegittimo di Knuckles— si è adattato come se nulla fosse alle espressive ed esigenti pose che le animazioni di cutscene e combattimenti gli comandavano di assumere. Un’impresa non da poco, data la… peculiare struttura ossea di Gabibbo, che eravamo certi avrebbe prodotto risultati da incubo o mandato la console in crash.

Street Fighter 6 Gabibbo in piazza a Metro City World Tour
Knuckles?

L’unica criticità che abbiamo riscontrato nella creazione dell’avatar è in realtà legata a una feature molto intrigante. La lunghezza degli arti e lo spessore del corpo non svolgono infatti un ruolo meramente estetico, ma vanno ad influenzare la portata dei nostri attacchi e quanto siamo vulnerabili ai colpi dei nemici (cioè cambiano le dimensioni di hitbox e hurtbox). Questo significa che, nello schema di controlli moderno, alcune combo assistite degli avatar più deformi vanno a mancare il bersaglio perché i nostri arti fisicamente non ci arrivano.

Quest’ultima caratteristica potrebbe far storcere il naso a qualche giocatore, specialmente coloro che faranno più affidamento sui controlli moderni, e con tutta probabilità sarà molto difficile da bilanciare a lungo termine (laggiù, nel miscuglio infinito di combinazioni deformi, sicuramente esiste una combo infinita che attende solo di essere scoperta). Dall’altro lato aggiunge però un misticismo unico agli avatar di Street Fighter 6, consentendo di combattere sfruttando le peculiarità della “propria” fisionomia con strategie elaborate ad hoc, più o meno efficaci a seconda di come sono distribuiti i grotteschi bozzoli dell’avversario.

Street Fighter 6 DeeJay calcio a Kimberly
DeeJay è stato il nostro secondo amore. Il suo boom ed il flash kick rimangono charge inputs, mentre tutto il resto diventa motion.

Conclusioni

L’impressione lasciataci da questa piccola anteprima di Street Fighter 6 è quanto di più roseo ci potessimo aspettare. Ogni aspetto del gioco, dalle animazioni personalizzate durante la selezione del lottatore ai tutorial del personaggio (durante i quali è il campione stesso a spiegarci le sue forze, in prima persona e con i suoi modi di dire) mostra un livello di levigatura e personalità eccezionale.

Non c’è dubbio che il team di sviluppo abbia avuto un budget altissimo per il progetto: ogni piccolo angolo del gioco sembra aver ricevuto grande attenzione — forse un risultato della pandemia che ha allungato di ben due anni i tempi di sviluppo. In generale, persino navigando tra i menù, si percepisce un grande senso di direzione che unifica tutto il prodotto, in mancanza del quale Street Fighter 6 rischierebbe di sembrare una mescolanza di due (o più) giochi differenti.

Invece l’impressione è quella di trovarsi in un grande parco giochi a tema, ricco di attrazioni diverse, accessibili a ogni tipo di visitatore e studiate per soddisfare vari palati; tutte, a modo loro, in grado di riunire i fan di tutto ciò che è Street Fighter in un guscio fresco, moderno, e curato. Un titolo che si può dire di apprezzare senza il bisogno di ulteriori postille o spiegazioni. Finalmente.

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Perdonate la qualità dell’immagine, ci è esploso il capture device.

Street Fighter 6 uscirà tra un mese esatto, cioè il 2 giungo 2023 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, e PC (Steam). È già possibile preordinarlo per ricevere colori bonus e altri piccoli perk.

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Enrico Tonon

Enrico Tonon

Sono un tonno romanticissimo che nuota nella rete. Nonostante le pinne, mi ostino ad impugnare tastiere e controller. Ben ferrato in shitposting. Aerodinamico. Giallo.

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