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Facebook: ancora guai per il social e per Zuckerberg

Non è un bel periodo per Mark Zuckerberg. Dopo il blackout di Facebook, Instagram e WhatsApp il 4 ottobre e la perdita, in parte annessa, di diversi milioni di dollari in Borsa, a metterlo nei guai è una sua ex dipendente di nome Frances Haugen.

Frances Haugen ha testimoniato in commissione contro Facebook

L’ex dipendente, inizialmente rimasta anonima, aveva presentato diverse denunce alla Commissione Sicurezza e Scambi. Grazie a un leak al Wall Street Journal si era venuti a conoscenza di come Facebook gestisce la moderazione per i “vip” rispetto ai comuni utenti. In un secondo momento, Frances Haugen ha deciso di rilevare la sua identità a 60 minutes, un noto programma sulla rete nazionale CBS, rilasciando una lunga intervista.

L’ex dipendente oltre ad avere un curriculum di tutto rispetto ha dichiarato di aver lasciato la compagnia dopo aver perso una persona cara a causa delle teorie complottiste che non venivano moderate a sufficienza sulla piattaforma di Zuckerberg. Ex product manager, assunta per proteggere dalle interferenze elettorali su Facebook, ha lavorato per Google e Google Ads, Yelp e Pinterest. Nell’intervista ha dichiarato:

“La cosa che ho visto su Facebook più e più volte era che laddove c’erano conflitti di interesse tra ciò che era buono per il pubblico e ciò che era buono per Facebook, quest’ultimo ha scelto più e più volte i propri interessi, cioè fare più soldi.”

LEGGI ANCHE: Facebook Down: in vendita il dominio del sito.

Nulla di strano in quanto Facebook è una azienda che fattura e beneficia delle interazioni. Più interazioni significano più click e più click sulle pubblicità sono più introiti. Il problema era già noto prima dei moti di Capitol Hill.

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Facebook favorisce i contenuti “controversi”

Secondo i documenti interni dell’azienda forniti dalla Hauges, nel 2019, un anno dopo che Facebook ha cambiato il suo algoritmo per incoraggiare le interazioni, i suoi stessi ricercatori hanno identificato un problema che favorirebbe contenuti ritenuti nella migliore delle ipotesi “controversi”.

Facebook ha creato un falso account di testing di nome “Carol“, seguendo quindi l’allora presidente Trump, la first lady Melania Trump e Fox News. In un giorno, l’algoritmo ha consigliato contenuti più “polarizzati”. Il giorno successivo, ha raccomandato contenuti su teorie cospirative e in meno di una settimana l’account ha ricevuto un suggerimento da QAnon.

Entro la seconda settimana, il feed di notizie dell’account falso era “quasi del tutto” pieno di contenuti fuorvianti o falsi. Già nella terza settimana, il feed delle notizie dell’account era divenuto un mix intenso di disinformazione, contenuti fuorvianti e riciclati, meme estremamente polarizzati politicamente e contenuti di cospirazione, intervallati da occasionali  “richieste di finanziamenti ai politici”.

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Come si legge dalla ricerca effettuata e che può essere letta nei documenti consegnati alla commissione del Senato americano:

“I nostri prodotti possono anche essere influenzati in modo negativo dalle azioni degli utenti, che sono ritenute ostili o inadeguate da altri utenti, da accounti fake, dall’uso dei nostri servizi per diffondere informazioni ritenute fuorvianti o destinate a manipolare le opinioni. Inoltre siamo stati, e potremmo essere in futuro, soggetti a pubblicità negativa in relazione alla nostra gestione della disinformazione e ad altri usi illeciti o discutibili dei nostri prodotti o servizi, anche in relazione alla pandemia di COVID-19 e alle elezioni negli Stati Uniti e in tutto il mondo”.

L’indagine prosegue:

“Ciò potrebbe comportare una diminuzione delle entrate e influire negativamente sulla nostra attività […]. Qualsiasi pubblicità negativa di questo tipo potrebbe avere un effetto negativo sulla dimensione, il coinvolgimento e la fedeltà della nostra base di utenti e sulla domanda di marketing per la pubblicità sui nostri prodotti, la quale potrebbe comportare una diminuzione delle entrate e influire negativamente sui nostri risultati futuri aziendali e finanziari”.

La risposta di Facebook è stata immediata:

“Come è evidente dalle notizie e dalle nostre numerose dichiarazioni pubbliche negli ultimi anni, Facebook ha affrontato problemi di disinformazione, incitamento all’odio ed estremismo e continua a combatterli in modo aggressivo. Non sorprende che divulghiamo espressamente agli investitori che questi rischi hanno e fanno e potrebbero verificarsi in futuro sulla nostra piattaforma”.

Frances Hauges Commissione Facebook
Frances Hauges mentre testimonia in Commissione Sicurezza e Scambi.

Hauges cita il rischio dipendenza per i più giovani

Frances Hauges sentita in commissione martedì 5 ottobre ha dichiarato di essere là per far sì che Facebook cambi in meglio perché i suoi social “danneggiano i bambini, aumentano la divisione e indeboliscono la democrazia”.
In un appello accorato ha dichiarato:

“Il governo è intervenuto quando ci siamo resi conto che le aziende del tabacco nascondevano i danni causati dalle sigarette. Quando abbiamo capito che le auto erano più sicure con le cinture di sicurezza allora anche il governo è intervenuto. Vi imploro di fare lo stesso qui!”

facebook persone

Durante l’udienza durata tre ore, la Hauges ha accompagnato il tutto con una serie di documenti interni che dimostrano come Facebook sia sempre alla ricerca di nuovi utenti e cerchi di creare dipendenza, addirittura creando un Instagram “per bambini”.
La Hauges ha dichiarato in Commissione:

I ragazzi che si avvicinano ad Instagram per la prima volta non riescono a moderarsi. E come le sigarette, una volta iniziato è difficile smettere. Molti adolescenti hanno dichiarato “Mi sento male quando uso Instagram e tuttavia non riesco a smettere di usarlo”.”

Evidenziando un cambiamento del 2018 nell’algoritmo di Facebook, la Hauges ha anche sottolineato come negli ultimi anni il social abbia causato discordia promuovendo materiale divisivo. Nonostante le implicazioni nel mondo reale, come la violenza etnica in Myanmar, i vertici dell’azienda hanno mantenuto i cambiamenti, ignorando le conseguenze pur di avere maggior traffico sulla piattaforma e quindi dei profitti.
La Commissione sentendo la Hauges è stata quasi concorde unanimamente che un tipo di azione vada intrapresa.

Facebook al momento ha rilasciato una dichiarazione per mano di Mark Zuckerberg:

“Teniamo molto a questioni come la sicurezza, il benessere e la salute mentale… penso che la maggior parte di noi semplicemente non riconosca la falsa immagine della società che viene dipinta, molte delle affermazioni non hanno alcun senso. L’idea secondo cui si promuovono deliberatamente contenuti che rendono le persone arrabbiate per profitto è profondamente illogico. Guadagniamo dagli annunci e gli inserzionisti ci dicono costantemente che non vogliono i loro annunci accanto a contenuti dannosi o controversi. E non conosco nessuna azienda tecnologica che si propone di costruire prodotti che fanno deprimere o arrabbiare le persone.”

Fonte: CBS News.

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Gianmarco Vinciguerra

Gianmarco Vinciguerra

Giocatore di Ruolo incallito, Nerd di vecchio stampo .

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