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Tre anni fa finiva Game of Thrones e siamo ancora incazzati

Sono passati già tre anni dal 19 maggio 2019, giorno in cui è andato in onda l’ultimo episodio di uno dei fenomeni mediatici dello scorso decennio.

La stagione finale di Game of Thrones è stata dolceamara per i fan. Se da un lato ha visto la conclusione delle avventure quasi decennali di Westeroes ed Essos, dall’altro è stata bersaglio di critiche e disapprovazione da parte degli appassionati sparsi intorno al globo.

Inutile girarci intorno. L’ottava stagione di Game Of Thrones ha disatteso molte delle aspettative che si erano create al suo intorno. 

Vittima dell’hype smodato dei fan? Forse. Colpevole di una qualità di scrittura non all’altezza? Sicuramente.

game of thrones

E’ vero che la macchina di Game of Thrones ha funzionato bene finché c’era il materiale cartaceo da cui attingere e che non possiamo dare tutte le colpe agli sceneggiatori della serie tv che a un certo punto hanno iniziato a brancolare nel buio.

E’ anche vero che spesso e volentieri i finali di serie vengono spesso odiati dai fan perché semplicemente le cose non sono andate nel modo in cui loro immaginavano (o speravano).

Tuttavia ancora oggi, a distanza di anni, non possiamo perdonare alcune scelte che hanno fatto storcere il naso a molti seguaci della trasposizione televisiva delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.

Night King che fa la fine dell’idiota, morti anticlimatiche, troni che bruciano e draghi che vanno a est sono solo alcuni dei problemi che affliggono l’ultima stagione della serie HBO.

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Un’ultima stagione sottotono che ha cercato di chiudere le trame lasciate in sospeso a causa della mancanza del materiale originale di George R.R. Martin.

In fondo mettere in pausa la serie e aspettare l’uscita del libro non era un’opzione praticabile, a maggior ragione perché a distanza di anni il libro ancora non è uscito.

E allora una volta che la serie tv ha raggiunto la pubblicazione dei libri, la paura di molti appassionati è diventata realtà.

night king game of thrones

E attenzione, non stiamo parlando della paura per un finale di serie tv differente da quello dei libri. Ciò che abbiamo visto nell’ottava stagione di Game of Thrones è, per sommi capi, il vero finale delle Cronache cartacee. E sarebbe da illusi pensare il contrario.

Sappiamo infatti che, nel momento in cui Martin si è reso conto che non sarebbe stato in grado di rispettare le scadenze e far uscire per tempo il libro, l’autore si è confrontato con gli sceneggiatori raccontandogli la sua idea per il finale della saga. Finale che poi è stato adattato per la tv.

L’ultimo libro della serie, quando (e se) mai uscirà, non differirà sostanzialmente dagli episodi dell’ottava stagione.

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Sicuramente sarà un racconto più esteso, più dettagliato, sicuramente più bello da leggere e da immaginare mentre prende vita nelle nostre menti.

Differirà nella forma ma non nella sostanza. Ed è questa la cosa che più ci fa incazzare o forse sarebbe meglio dire che ci fa amareggiare.

L’ottava stagione di Game of Thrones, uscita anzitempo rispetto alla controparte cartacea ci ha tolto il gusto di stupirci ed emozionarci per le la conclusione delle avventure dei personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni.

Perché per quanto il libro potrà essere bello, dettagliato, commovente e coinvolgente, la trama di fondo non differirà.

Determinati personaggi faranno ancora determinate scelte, alcuni moriranno e altro vivranno, ma per sommi capi sapremo già, ancora prima di iniziare la lettura, come andranno le cose. E non potremo che fare il paragone con le brutte sensazioni che ci ha lasciato l’ultima stagione della serie tv.

Di chi è la colpa? Forse di Martin, forse della HBO, forse anche un po’ nostra che abbiamo proiettato le nostre aspettative e i nostri desideri di un finale perfetto in un prodotto la cui conclusione sapevamo già che ci avrebbe deluso.

Sicuramente abbiamo imparato una lezione importante e nel frattempo non possiamo fare altro che aspettare The Winds of Winter.

 

 

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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