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I 5 anime più deludenti del 2021, secondo noi

Ci siamo ormai lasciati il 2021 alle spalle ed è dunque arrivato il momento di tirare le somme di quest’ultimo anno solare d’animazione nipponica.
Come ogni annata, vi sono stati show particolarmente ispirati e meritevoli di lode, altri che hanno deluso le aspettative di appassionati e spettatori, ed infine altri che si trovano perfettamente nel mezzo tra queste due categorie.

A causa del protrarsi della pandemia questa non è stata un’annata come le altre per l’animazione giapponese e, tra alti e bassi, abbiamo voluto fare un’analisi e un sunto di questo 2021 elencando quelli che, a nostro opinabile avviso, sono stati i top ed i flop durante gli scorsi 12 mesi.

Nell’elenco che presenteremo oggi vi saranno 5 anime che ci hanno deluso maggiormente, con un articolo nei prossimi giorni sui 5 che abbiamo, invece, apprezzato di più.

Anime 2021

Naturalmente, il vocabolo “deludenti” si riferisce a quei prodotti che non sono riusciti a sfruttare correttamente il proprio potenziale, finendo per disattendere le aspettative del pubblico spettatore. Ciò non significa che questi siano, a nostro giudizio, i 5 peggiori anime che siano usciti nel 2021.

È doveroso, inoltre, ricordarvi che la presente lista è assolutamente soggettiva. Le divergenze d’opinione sono più che benvenute e anzi vi invitiamo a farci sapere la vostra.
Inoltre specifichiamo come sia risultata impossibile la visione delle dozzine e dozzine di opere proposte in quest’annata, indi per cui alcuni titoli potrebbero non aver fatto parte delle nostre esperienze in questo 2021. Quindi, bando alle ciance.

AVVERTENZA: Questo articolo contiene Spoiler

5. Tokyo Revengers

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Partiamo subito con un titolo controverso: Tokyo Revengers, adattamento animato dell’omonimo manga di Ken Wakui pubblicato su Weekly Shonen Magazine. Il prodotto animato di LIDENFILMS, uscito durante la stagione primaverile, è stata un po’ la pallottola impazzita di questo 2021. Siamo al corrente che l’anime di Tokyo Revengers sia solo l’incipit che da motore a tutta la storia del manga, tuttavia il materiale contenuto nei primi 24 episodi è innegabilmente sufficiente per poter esporre qualche critica ed analisi.

Come già sottolineato, la presenza di Tokyo Revengers in questa classifica non indica necessariamente che esso sia pessimo, e siamo ben consci del grande successo che è riuscito a ritagliarsi nel pubblico e, di conseguenza, delle qualità che lo hanno aiutato ad ottenerlo. Tuttavia, a nostro giudizio Tokyo Revengers presenta delle manchevolezze abbastanza evidenti ed importanti che, se colmate, avrebbero giovato a conti fatti sulla sua messa in scena.

L’opera prende due tematiche decisamente familiari agli appassionati, ovvero i bosozoku (termine con cui si indicano le gang giovanili giapponesi strettamente collegate al teppismo e alla personalizzazione di motociclette) e i viaggi nel tempo, cercando di amalgamarli in una storia originale e intrigante; il risultato finale, almeno per questi primi 24 episodi, però, attende le proprie prerogative solo a metà.

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La storia, di fatto, riesce benissimo nel suo intento di creare pathos e suspense, sviluppando un continuo alone di mistero che pervade le vicende di Takemichi e della Tokyo Manji Gang; non si sa mai cosa aspettarsi dagli eventi in corso, e il colpo di scena è perennemente dietro l’angolo.
Il cast di personaggi, inoltre, risalta parecchio per la propria teatralità e presenta alcune individualità veramente degne di nota, nonostante qualche incoerenza (come il fatto che Takemichi si renda conto ciclicamente di essere debole e non faccia niente per allenarsi nel combattimento, o comunque per rendersi più utile in tal senso).

Personalità come quelle di Mickey, leader della Toman, e di Draken, suo braccio destro, lasciano il segno sullo spettatore. Sono individui segnati da passati tragici che li hanno resi ciò che sono oggi, motivandone la crescita e lo sviluppo.
D’altro canto vi sono alcuni personaggi cardine come Naoto e Hinata che ancora stentano nel mostrare una caratterizzazione adeguata alla propria importanza nella storia. Ciò, tuttavia, rappresenta ancora un’incognita colmabile in futuro.

I due problemi più evidenti che si sono palesati durante tutta la durata di Tokyo Revengers, a dire il vero, sono il comparto tecnico molto fiacco e una sceneggiatura dalle fragili fondamenta.

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Per il primo punto, è innegabile che Tokyo Revengers non abbia avuto alle spalle un team blasonato, ma al contempo fattori come il doppio cour e la complessità dei design dei personaggi hanno decisamente rappresentato un ulteriore peso. Il risultato è un adattamento animato privo di personalità che fatica ad aggiungere qualcosa al materiale originale.

La maggioranza delle scazzottate tra i membri della Toman e i propri rivali risultano nel concreto apatiche, e per uno show basato principalmente sull’azione ciò rappresenta un difetto difficilmente trascurabile. Anche la regia della serie tradisce, con la sua staticità e con abili trucchetti, la necessità di sopprimere l’ambizione e il peso delle scadenze, faticando ad enfatizzare buona parte delle scene che avrebbero dovuto portare con sé un carico emotivo maggiore.

A completare il discorso vi sono anche i riassunti d’inizio episodio che vanno spesso a rimuovere, effettivamente, altri 2-3 minuti di proiezione. Essi rendono ancora più evidenti gli stratagemmi sopracitati per risparmiare proponendo, in conclusione, poco più di 15 minuti di visione inedita.

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Per quanto riguarda invece la scrittura, la stragrande maggioranza dei problemi di Tokyo Revengers derivano dai viaggi nel tempo, la cui struttura suggerisce un’incoerenza di fondo che non può fare altro che minare la fiducia dello spettatore nei confronti della solidità della storia.

Per viaggiare da un periodo all’altro, Takemichi deve stringere la mano a Naoto, il fratello della sua fidanzata defunta. Non sono ancora stati spiegati i dettagli che si celano dietro questa metodologia, ma la sensazione generale è che si tratti soltanto di un espediente narrativo privo di una reale giustificazione, il cui obiettivo è esclusivamente quello di far proseguire le vicende. Inoltre, mentre Takamichi è nel passato ci viene esplicato come il suo corpo nel futuro sia dormiente. Altre volte, però, si risveglia in luoghi diversi (come al negozio in cui lavora) svolgendo banali attività quotidiane.

Inoltre, se il NOSTRO Takemichi è stato salvato da Naoto perché un secondo Takemichi lo ha informato, questo secondo Takemichi sarebbe stato salvato da un secondo Naoto informato da un terzo Takemichi e via discorrendo? È evidente l’esistenza di un loop, di un circolo vizioso, al quale però, per ora, non viene data alcuna attenzione.

Per quanto riguarda, invece, alcuni buchi di trama e incoerenze narrative strettamente legate al rapporto dei personaggi con gli avvenimenti che li riguardano, rimandiamo il nostro giudizio ai posteri, quando vi sarà sufficiente materiale per constatare se la scrittura di Ken Wakui risulterà accurata e ingegnosa oppure superficiale e manchevole.

Tokyo Revengers

Tokyo Revengers, insomma, ha una premessa allettante: tornare indietro nel tempo per salvare i propri amici da una vita di crimine, disperazione e morte prematura e l’amore della propria vita da un destino tragico. Alla luce del suo potenziale e del successo che ha riscontrato nel pubblico, riteniamo che avrebbe meritato una più attenta cura per i dettagli e un filo conduttore di scrittura maggiormente delineato.

4. Takt Op. Destiny

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Takt Op. Destiny è un anime che partiva con il potenziale di rivelarsi una delle più splendenti gemme degli ultimi anni; sfortunatamente il prodotto finale non è riuscito a tenere botta con le grandi premesse che era lecito aspettarsi.

Nato da una collaborazione tra i due colossi dell’animazione nipponica Madhouse e MAPPA, Takt Op. Destiny in realtà è un progetto multimediale. Infatti, parallelamente all’anime, sta venendo sviluppato un videogioco da GameStudio per mobile chiamato Takt Op. Destiny Within the City of Crimson Melodies, il quale sarà un “RPG sinfonico che guida il mondo verso l’armonia“. Il gioco avrà elementi di combattimento a turni e dialoghi che utilizzano Live2D.

Takt Op. Destiny

La premessa di trama sembrava interessante, gli studi dietro al lavoro non hanno bisogno di presentazioni, i trailer facevano ben sperare…ma quindi, cosa è andato storto?

A livello tecnico la serie presenta momenti veramente alti; una vera goduria per gli appassionati di animazione. Ricco di azione dettagliata e frenetica, con una regia ispirata, una CG oculatamente sfruttata e un insieme di OST che lasciano il segno (non che ci fosse dubbio, considerata la tipologia di anime). Tuttavia, i grandi problemi dell’opera risiedono nella sceneggiatura. L’anime in collaborazione tra MAPPA e Madhouse ha una scrittura tragicamente debole: tutto appare fuori luogo e superficiale.

Takt Op. Destiny

Tutti i personaggi principali risultano, a conti fatti, veramente piatti. Il villain della serie è sin troppo dimenticabile, e al contempo i personaggi secondari, tranne Titan e Lenny, svolgono un ruolo di dubbia utilità all’interno di una storia eccessivamente diluita ma che, al contempo, avrebbe necessitato di più tempo in certe parti nevralgiche.
In realtà, nemmeno i 3 protagonisti brillano: nonostante vi sia l’opportunità, Takt non affronta un vero e proprio percorso di sviluppo nel corso della narrazione; la personalità apatica di Destiny è giustificata nelle parti iniziali dell’opera, ma non in quelle finali; Anna, infine, ricopre essenzialmente un ruolo materno per gli altri due personaggi, se non fosse che poi verso la fine ciò viene inspiegabilmente ribaltato in favore di un risvolto romantico.

Anche il ritmo narrativo contribuisce alla delusione. L’introduzione è troppo veloce, lo svolgimento troppo lento e vuoto, e infine la conclusione troppo affrettata.
In tutti questi 12 episodi gli sceneggiatori non sono riusciti a fornire agli spettatori sufficienti risposte: come mai i D2 sono sensibili alla musica nello specifico? Come mai, nonostante la musica sia stata bandita, è possibile trovare strumenti musicali senza molte difficoltà? Come funziona la “consumazione” che Takt subisce quando Destiny utilizza i suoi poteri? Le altre Musicart sono a loro volta giovani donne morte e resuscitate come Cosette? Ma alla fine la canzone che Takt ha provato a scrivere per metà dell’opera che fine ha fatto? Ma quindi, visto il finale, a cosa è servito il viaggio?

Alla luce di quanto detto finora, è difficile non pensare che le mancanze sottolineate facciano parte di un’astuta e intenzionale scelta di fondo volta a dirottare il pubblico sul gioco.

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Insomma, Takt Op. Destiny si merita di diritto di stare in questa lista di anime flop del 2021, avendoci illuso con il suo comparto tecnico sbrilluccicante a nascondere le immense manchevolezze narrative e di scrittura.

3. Wonder Egg Priority

Wonder Egg Priority

Wonder Egg Priority è sicuramente un titolo che ha lasciato un intenso retrogusto amaro sul palato di ogni spettatore che lo abbia guardato.
L’anime prodotto da CloverWorks è IL prodotto altalenante per antonomasia, con picchi veramente altissimi per l’animazione degli ultimi anni e con baratri altrettanto profondi; il risultato è un’opera che, in fin dei conti, ha gravemente deluso le aspettative createsi con i primi episodi, lasciando amareggiati tutti coloro che se ne erano innamorati perdutamente.

Wonder Egg Priority è uno di quegli anime martoriati da problemi di produzione, con schedule fittissime, ritardi nella consegna del materiale per la messa in onda e visite all’ospedale. Infatti, l’anime diretto da Shin Wakabayashi e scritto da Shinji Nojima (entrambi alla primissima esperienza nei propri rispettivi ruoli) ha subito un rinvio di un episodio, dovuto al fatto che la puntata non era ancora stata completata. Di conseguenza, una volta arrivati alla scadenza del periodo di messa in onda originariamente prefissato, a Wonder Egg Priority mancava ancora un episodio per la conclusione ma non vi erano slot televisivi liberi, e questo andò in onda il 30 Giugno, 3 mesi dopo, con una puntata da 45 minuti che illuse i fan di poter ricevere una degna conclusione.

Eppure, nonostante tutti i problemi di produzione, l’anime è visivamente uno dei prodotti più alti degli ultimi anni; una vera gioia per gli occhi.

Wonder Egg Priority

I problemi sorgono, però, come Takt Op. Destiny, sul lato scrittura e sceneggiatura. Il primo episodio è potenzialmente uno degli inizi più folgoranti e magnifici per un anime che si siano visti in tempi recenti; un insieme di mistero, thriller, horror e azione mescolati alla perfezione, che immergono immediatamente nel mondo narrativo lo spettatore il quale, sin da subito, viene posto davanti a numerosi quesiti, rendendolo partecipe e ammaliato sin dall’inizio.
L’opera prosegue su questi binari di mistero e magnificenza fino, intorno, agli episodi 8-9 dove ormai il tempo era agli sgoccioli e si presagiva un sentore di accelerazione brusca per chiudere la storia la quale, tuttavia, aveva ancora veramente troppi punti di trama ancora aperti.

Le introduzioni di Ai, Neiru, Rika, Momoe, la crescita del loro rapporto nonostante le diversità caratteriali, il confronto con le due figure misteriose di Acca e Ura-Acca; tutta la prima parte di Wonder Egg Priority pone realmente delle solide basi per un climax che avrebbe potuto portarlo nell’olimpo dell’animazione nipponica contemporanea. Poi, come spesso e tristemente accade, si è perso in un bicchier d’acqua.

La presentazione dei “Wonder Animal” e la rivelazione dell’amore di Ai verso il professore erano già i primi scricchiolii. Nonostante fosse nell’aria, l’introduzione striminzita in mezza puntata di Kotobuki per rivelare l’esistenza degli universi paralleli non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco, ampliando il numero di quesiti ancora senza spiegazione. Infine, va tutto a rotoli con la comparsa di Frill, la vera e propria “antagonista” che, formalmente, viene introdotta nella puntata 11, la penultima.

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Di tutta la seconda parte dello scorso paragrafo, è stato spiegato poco o nulla nel finale e nello special, lasciando concludere l’opera in un marasma generale in cui è impossibile trovare un senso narrativamente coerente.
Wonder Egg Priority è stata veramente un’occasione sprecata.

2. Platinum End

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Platinum End è un caso strano: chi non lo conosceva, nel leggere i nomi di Ohba e Obata (rispettivamente scrittore e illustratore del ben più famoso Death Note) ha rizzato le antenne, pronto a godersi un’altra opera piena di colpi di scena e giochi psicologici tra i personaggi.
Chi, invece, lo conosceva per averne letto il manga sapeva già a cosa stava andando incontro e, nonostante l’anime non sia ancora concluso, è impossibile non dar ragione a questi ultimi.
L’adattamento prodotto da Signal.MD parte in maniera molto avvincente, proprio come l’originale, per poi iniziare una lenta e inesorabile discesa che lo ha portato a ritrovarsi sul secondo gradino del podio dei flop (per quanto prevedibile) di questo 2021.

L’incipit della storia non sembra nulla di particolarmente originale. Si tratta, superficialmente, di una battle royale condita da superpoteri, alleanze e tradimenti. Ciononostante, le prime 4-5 puntate di Platinum End fanno un ottimo lavoro nell’introdurre il mondo narrativo e soprattutto le regole dietro alla battaglia tra i candidati, proprio come fece a suo tempo Death Note con i poteri del quaderno.

Platinum End

È da qui, tuttavia, che si fermano i lati positivi dell’anime. L’adattamento infatti riesce sin dalle prime battute a ridimensionare le aspettative dei fan più incuriositi e, ovviamente, non fa ricredere i propri detrattori.
Di ciò che ci hanno abituato Ohba e Obata con Death Note non c’è quasi nulla a parte l’introduzione; i personaggi, con l’eccezione di Mukaidou, non riescono a colpire e, all’alba del 13′ episodio, questo fattore inizia farsi sentire e a pesare sull’andamento della storia.
I frequenti paragoni con Death Note potranno sembrarvi un eccesso, ma essi sono presenti anche alla luce della palese ispirazione e al debito che questa nuova storia deve alla storia di Ryuk e Kira.

Mirai è l’esatto opposto di Light Yagami: è un protagonista senza carisma, buono fino al midollo e che non offre spunti di riflessione su ciò che sia giusto o sbagliato. Dall’altro lato, Metropoliman è un antagonista altrettanto privo di sfaccettature, che semplicemente agisce in maniera viscida pur di ottenere il ruolo di Dio. Il resto del cast, tra angeli e candidati, è dimenticabile e molto stereotipato, con Revel come unica nota positiva tra i personaggi secondari.

Complice anche un comparto tecnico non all’altezza, Platinum End è già riuscito, senza neanche arrivare alla sua conclusione, a far desistere i più fiduciosi e ad alimentare e giustificare le critiche di chi sta rivivendo la stessa esperienza negativa del manga sotto altre spoglie. Un flop in corso d’opera.

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1. The Promised Neverland S2

The Promised Neverland Saison 2 2

Se avete aperto questo articolo, è quasi certo che lo abbiate fatto solo per controllare in che posizione si sarebbe piazzata la seconda stagione di The Promised Neverland. Non poteva mancare all’appello e noi la reputiamo meritevole del gradino più alto del podio degli anime flop di questo 2021.
L’adattamento dell’omonimo manga di Kaiu Shirai e Posuka Demizu per Weekly Shonen Jump è stato uno degli anime più amati del 2019 e i fan, sia lettori che non, erano in trepidante attesa per il sequel.
La loro fiducia è stata, però, completamente tradita da un disastro su tutta la linea.

Le prime perplessità erano sorte verso fine Dicembre 2020 quando il pubblico si rese conto che nella stagione invernale del 2021 Cloverworks avrebbe proposto 3 anime contemporaneamente (Horimiya, Wonder Egg Priority e, appunto, The Promised Neverland). A ciò si aggiunse la concomitante ufficialità che la 2′ stagione di quest’ultimo avrebbe avuto del materiale inedito al suo interno.
Di per se non sarebbe stato un grosso problema dato che l’arco della fuga da Gracefield House veniva considerato da molti lettori come una delle parti più deboli del manga, ma l’esito finale è stato come un secchiata d’acqua gelida in faccia.

Già in principio la 1′ stagione non era stata propriamente perfetta, in quanto aveva rimosso dal manga tutti i monologhi interiori dei personaggi, i quali andavano a contestualizzare le loro azioni e i loro stratagemmi per sfuggire alle grinfie di Isabella, per favorire un atmosfera più dark e thriller che, a conti fatti, però rendeva meno esplicite alcune dinamiche che avrebbero fatto da perno centrale dell’opera.

The Promised Neverland 2 nuove storie

La 1′ stagione si concludeva in 12 episodi con il capitolo 37 del manga, una media abbastanza standard di 3 capitoli a puntata.
Nessuno si sarebbe mai aspettato, però, che la 2′ stagione di The Promised Neverland avrebbe “adattato“, in 11 striminziti episodi, ben 144 capitoli di materiale.
Inoltre, Cloverworks, non ha solo aggiunto materiale inedito come avevano previamente attestato; ha direttamente eliminato interi archi narrativi sostituendoli con time-skip ed eventi che non avevano alcuna correlazione con il passato ed il futuro che avremmo successivamente visto.

Come se non bastasse, nel manipolare a proprio piacimento la sceneggiatura, il team creativo ha avuto la brillante idea di cancellare del tutto l’arco narrativo di Goldy Pond — da molti lettori considerata la parte più bella in assoluto del manga di Shirai e Demizu, con personaggi fantastici come Lucas, Yugo e Lewis completamente eliminati.
Il tutto per poi tornare a seguire, verso le battute finali dell’anime, i passi del fumetto con le vicende legate al Dio dei demoni in un pastrocchio di scrittura senza capo né coda, conclusosi nell’ultimo episodio in giusto un paio di minuti con una fantastica transizione di diapositive.

Nel mentre questo disastro veniva prodotto, inoltre, buona parte del team creativo ha cercato di lavarsene le mani, tentanto di dissociarsi. Infatti, dall’episodio 10 in poi, nei credits di fine puntata, vengono menzionati i 3 registi ma nessuno sceneggiatore, né tanto meno Kaiu Shirai stesso.
La catastrofe, tra l’altro, non si è evidenziata solo a livello di critica e gradimento del pubblico; la prima stampa del primo cofanetto di BD/DVD vendette solo 324 copie nella sua prima settima. Un fallimento su tutta la linea.

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Eccoci, infine, arrivati alla conclusione di questa “flop 5”.
Cosa ne pensate voi? Siete d’accordo con il nostro giudizio? Avreste messo altro? Qualcuno di questi anime avrebbe fatto parte della vostra top? Fatecelo sapere!

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Matteo Comin

Matteo Comin

Sono Matteo, scrivo da Desenzano (BS), Studio Scienze della comunicazione e lavoro in un cinema multisala. Sono appassionato, come tutti voi, di tutto ciò che riguarda la cultura nerd, in particolar modo di anime e manga.

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