Dr Commodore
LIVE

El Hijo: A Wild West Tale, la recensione

El Hijo: A Wild West Tale è un’avventura in punta di piedi capace di colpire

Da oramai diversi anni, le fiere dedicate al mondo dei videogiochi hanno iniziato a dedicare un occhio di riguardo sempre maggiore ai titoli del mercato indie, cercando di dare la visibilità adeguata ai progetti più meritevoli. In particolare, alla Gamescom 2019 venne premiato come Migliore titolo Indie un gioco stealth dall’atmosfera squisitamente spaghetti western. Quel titolo era El Hijo: A Wild West Tale, sviluppato da Honig Studios Quantumfrog. Oggi finalmente quel titolo è arrivato sul mercato, e noi di DrCommodore.it abbiamo avuto la possibilità di provarlo, nella sua versione PC. Se siete amanti dello stealth e degli spaghetti western, seguiteci in questa scoperta di El Hijo: A Wild West Tale.

Fuga per la libertà

Il protagonista della nostra storia è un bambino di soli 6 anni, il quale in seguito all’incendio doloso della sua casa, viene affidato dalla madre a un monastero. Ma “El Hijo” non riesce ad accettare questo destino e decide di fuggire, nel tentativo di ritrovare sua madre.

Inizia così un viaggio all’insegna delle ombre, con il nostro piccolo eroe intento a farsi strada solo grazie al favore delle ombre e grazie a qualche oggetto. Tra le opzioni a nostra disposizione non avremo la violenza. Una scelta da parte degli sviluppatori che abbiamo apprezzato particolarmente. Sarebbe stato infatti abbastanza strano vedere un bambino così piccolo uccidere dei banditi armati di tutto punto.

Sfortunatamente però, la storia si rivela essere un semplice pretesto utile a dare un contesto al susseguirsi dei livelli. Gli eventi, mostrati al giocatore tramite scene animate e senza alcuna parola, procedono lineari e senza guizzi particolari. Non accade nulla capace di sorprendere il giocatore. Per quanto in un gioco di questo tipo la narrativa non rappresenta certamente il focus principale, sarebbe stato interessante avere qualcosa di più elaborato, che non fosse una semplice cornice per il gameplay.

Resta nell’ombra…senza osare troppo

Questa frase è una sintesi perfetta sia di ciò che il giocatore deve fare per avere successo nel gioco, sia di quello che è il punto debole del gameplay. Il team di El Hijo: A Wild West Tale, piuttosto che aggiungere una quantità eccessiva di elementi, ha deciso di affidarsi a pochi punti fermi di gameplay e di fonderli tra loro per creare livelli sempre differenti.

el-hijo-livello

Tutto il gameplay del titolo si basa sul sapersi muovere nelle ombre. Grazie a questo stratagemma, il nostro “Hijo” potrà muoversi tranquillamente nei livelli, senza paura di essere visto da monaci o banditi. Ovviamente l’ombra non sarà sempre lì ad aiutarci, ma fortunatamente i nostri nemici hanno un campo visivo non molto esteso, permettendoci di non essere scoperti anche in situazioni di piena luce. Senza contare che i campi visivi dei nemici e la loro “area personale” (indicata dal cerchio rosso intorno a loro) saranno visualizzabili sfruttando l’uccellino amico di “Hijo”. Grazie ad esso infatti verranno evidenziate queste due cose e avremo anche una vista dall’alto maggiore per studiare il livello.
A tutto ciò si aggiungono pochissimi elementi, come giocattoli a molla o pietre per distrarre i nemici, oppure un cappello utile a nasconderci anche in zone molto esposte.

Questa semplicità nelle meccaniche di gameplay porge però il fianco a una difficoltà non adeguata. In troppe situazioni infatti, ci siamo ritrovati a superare gli ostacoli offerti dal livello semplicemente sfruttando i limiti dei nostri nemici. Ad esempio quella che poco sopra abbiamo definito la loro “area personale“. Detto in modo semplice, essa rappresenta l’area entro la quale i nemici ci percepiranno anche se fuori dal loro campo visivo. Purtroppo però, salvo rare eccezioni, essa sarà ristretta precisamente attorno al nemico non risultando in alcun modo un ostacolo per il giocatore, il quale dovrà curarsi di fatto solamente del campo visivo. Inoltre non aiutano i checkpoint veramente molto frequenti.
Decisamente troppo poco per un genere dove il giocatore dovrebbe sentirsi costantemente braccato.

Dall’altro lato invece è da elogiare il level design del titolo. Ogni livello risulta essere molto diverso dai precedenti, cosa non semplice vista la semplicità di opzioni. Ma un ottimo lavoro sulle mappe e sulla disposizione dei nemici bastano a non dare al giocatore un forte senso di già visto.

el-hijo-bambini

Altro punto di forza dei livelli di El Hijo: A Wild West Tale è la libertà di scelta data al giocatore nell’affrontarli. Quasi sempre infatti avremo diverse opzioni per raggiungere la fine del livello, alcune più brevi e sicure, altre più rapide ma rischiose.

Inoltre, il titolo offre una sorta di missione secondaria lungo tutto il gioco. In ogni livello potremo scegliere se “ispirare dei bambini” impegnati in mansioni per i monaci, o catturati dai banditi. Facendolo saremo costretti ad allungare la nostra strada verso la fine del livello, ma potremmo essere ricompensati con oggetti utili o con le immagini per completare la galleria.

Un vero spaghetti western

el-hijo-città

El Hijo: A Wild West tale trova senza dubbio nella direzione artistica la sua forza maggiore. Il team di sviluppo è riuscito veramente a trasportare nel videogioco lo spirito dei grandi film spaghetti-western, offrendoci degli ambienti davvero piacevoli da esplorare. Non mancheranno sparatorie tra banditi e rincorse a cavallo dietro a un treno a vapore in corsa.

Lo stile estetico del titolo si affida totalmente a un tratto dolce, dai colori pastello, con le scene animate di intermezzo davvero ben realizzate. Il design del mondo di gioco, dei nemici o delle altre creature viventi presenti regalano un quadro generale capace di soddisfare gli occhi del giocatore.
Anche la colonna sonora adempie perfettamente al proprio ruolo e, seppur con poche tracce, regala melodie davvero piacevoli durante la partita, con il tema principale a farla da padrone per quanto riguarda lo spirito spaghetti western.

Parlando in fine del lato tecnico del titolo, ci troviamo a dovervi riportare davvero poche cose. Il titolo risulta davvero molto leggero e semplice da questo punto di vista, tanto che anche su una configurazione PC modesta può girare senza alcun tipo di problema. Durante l’avventura non abbiamo riscontrato alcun tipo di bug o glitch grafici. Un appunto va fatto però sui comandi, non sempre precisi. Ci siamo ritrovati diverse volte a essere scoperti a causa di un input mancato per nasconderci. Il problema lo abbiamo riscontrato sia giocando il titolo con un controller, che con mouse e tastiera.

Conclusioni

El Hijo: A Wild West Tale è un titolo assolutamente valido, capace di divertire il giocatore grazie a un level design ben studiato e un gameplay divertente, quanto però troppo semplice. Il titolo non riesce ad offrire quel senso di pressione e paura dell’essere scoperti, fondamentale nel genere stealth, lasciando il piacere nel superare i livelli al solo ingegno nel trovare strade alternative.
Assolutamente da promuovere la direzione artistica che riesce a trascinare il giocatore in un vero spaghetti-western, anche se solo per le atmosfere in quanto la trama risulta poco più che un accessorio.
Ma anche considerando il prezzo basso a cui viene venduto il titolo, ci sentiamo di consigliare il titolo a tutti gli amanti dell’ambientazione o del genere stealth più in generale, invitandoli ad aspettarsi un’esperienza leggera e spensierata.

VOTO: 7.5

Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su FacebookInstagramTelegramYouTubeDiscordSteam e Twitch. Seguite inoltre le offerte del nostro shop shop.drcommodore.it e sul canale telegram DrCommodore Offerte

Articoli correlati

Samuel Bianchi

Samuel Bianchi

Videogiocatore svezzato dalle sapienti mani della prima Playstation e dal Sega Mega Drive, nel tempo ha sviluppato un interesse particolare per i giochi di ruolo. Cresciuto vivendo il videogioco in solitaria, ora ha un forte desiderio di analizzare il mondo videoludico con gli altri appassionati, approfondendone le capacità aggregative e comunicative, tipiche della grande arte.

Condividi