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Come i nazisti sono diventati pop

Li abbiamo visti a Lucca, li vediamo quasi tutti i giorni su History Channel e probabilmente ognuno di voi ha uno zio Pino che in fondo lo è. E ci tiene a farlo vedere su Facebook. I nazisti sono tra noi.

E li adoriamo! 

Spendiamo continuamente soldi per vederli nei videogiochi, al cinema o in streaming. Chi non è caduto dalla sedia quando ha sentito parlare per la prima volta di una base nazista sul lato oscuro della luna? Iron Sky vi dice niente? 

Maniaci della sinistra radical chic, levatevi il bastone della bandiera rossa da lì e andatelo a vedere al volo. Anzi, andateLI, perché i film sono due. Schnell. Schnell SCHNELL. 

Clint Eastwood e gli altri cacciatori di nazisti

Se vi siete mai chiesti perché i nazisti sono così presenti nella caterva di prodotti d’intrattenimento ancora oggi, siete nel posto giusto. Se invece avete aperto l’articolo perché c’è scritto NAZI a caratteri cubitali nel titolo, bhe credo che voi siate lo zio Pino di qualcun altro: fan del caro vecchio zio Adolfo. Però siete i benvenuti anche voi, del resto parleremo del vostro beniamino, no?

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Se ci pensiamo bene, già durante la guerra – credo sia superfluo dirvi quale, dato l’argomento – le produzioni cinematografiche di tutte le potenze in gioco erano dirette alla creazione di pellicole belliche di propaganda. Se avete visto Bastardi senza gloria, sapete che Tarantino ci mostra uno pseudo film di propaganda nazista sulle azioni di un soldato, trasformato per l’occasione in divo del cinema, intitolato Orgoglio della Nazione.

Ma senza il bisogno di ripescare nella fantasia di un feticista, i primi anni ’40 erano davvero pieni di pellicole del genere. Gli anglo americani ci hanno riempiti di battaglie nelle Ardenne e sul Monte Cassino; inglesi prima e poi anche statunitensi hanno prodotto centinaia di queste opere, che poi sono diventati classici e anche cult del genere. Nello stesso periodo veniva prodotta la nostrana propaganda bellica: Rossellini, tra i precursori del neorealismo, con la sua trilogia della guerra fascista, indirizzata ovviamente dal governo, dal MinCulPop.
Che belle le abbreviazioni di epoca fascista. SuperMarina!

Kellys Heroes 1970 war movie Clint Eastwood Telly Savalas Donald Sutherland

Quello di cui non ci capacitiamo è perché i nazi, da semplici nemici con il mitra, sono diventati letteralmente iconici già negli anni ’60, con i connotati dei sadici bastardi pronti alla conquista del mondo, infarciti di fanatismo e scienza al limite della magia nera.

In fondo il cinema di guerra dei classici, quello con Clint Eastwood, era semplicemente cinema di guerra: due gruppi di soldati che si sparavano tra di loro. Spesso i soldati tedeschi erano rappresentazioni neutre, nemici, ma non esattamente malvagi come ce li immaginiamo oggi. 

Un po’ di storia qua

Facciamo una breve ripasso a proposito; vi promettiamo che sarà più divertente di quello a scuola.

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Giorgio V (sx credo) e Nicola II (penso dx). Nemmeno la vecchia nonna Vittoria saprebbe distinguerli.

Il mondo fino a quel momento era stato attraversato regolarmente da guerre. Erano semplicemente la normalità nelle relazioni internazionali. Oggi ci lamentiamo che a Bruxelles si gridino da un lato all’altro del tavolo; un secolo fa si sarebbero semplicemente offesi e dichiarati guerra a vicenda: la Grande Guerra è iniziata proprio così!

Gli inglesi e i francesi si trovarono a combattere i tedeschi nel 1939 senza che si sentissero liberatori contro l’oppressione fascista. Quel sentimento arrivò anni dopo, quando la guerra si era trasformata in carneficina, quando le atrocità dei regimi vennero alla luce. Nei primi mesi era semplicemente il classico sport a cui ogni tanto i governanti si abbandonano. Come del resto nella Grande Guerra i tre cuginetti Wilhelm, Nikolaj e George (rispettivamente Kaiser di Germania, Zar di Russia e Re d’Inghilterra) avevano fatto: tra un pranzo domenicale e l’altro a casa della nonna Regina Vittoria, pensarono bene di fare una mega partitona a Hearts of Iron live. In scala reale.

Passatempo per ricchi

Uno sport che comunque aveva le sue regole. Come quando i generale tedeschi mandarono una lettera ufficiale di rimostranze agli americani contro i fucili a pompa nel 1918. Secondo loro erano contrari al Diritto di Guerra perché ingiustamente crudeli per i bersagli. Bersagli umani chiaramente. Va bene scannarsi, ma con stile per favore.
Il comando statunitense ovviamente rigettò la richiesta e i tedeschi si offesero parecchio. 

Nel 1940 successe qualcosa di simile, quando un ufficiale francese protestò contro il celebre Feldmaresciallo Rommel perché utilizzava gli ancor più celebri FlaK 88 contraerei in funzione anticarro sui mezzi francesi. Un comportamento exécrable e non consono alla correttezza e cortesia dovuta tra due armate europee

War Movies

La popolarità dell’argomento era così alta, che persino durante la Guerra di Corea e quella del Vietnam continuarono a venire prodotte principalmente pellicole sul secondo conflitto mondiale.

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In tutto il mondo, a partire dai primi anni ‘40 con le produzioni inglesi, si è passati dai documentari alla propaganda, fino ai veri e propri film di guerra. Cult senza tempo degli anni ‘50 e ‘60, con John Wayne prima che passasse a sparare agli indiani. Certo, un bel declassamento: dal fare esplodere panzer, a prendere a schioppettate gente nuda nel deserto.

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I Cannoni di Navarone e Rommel, la Volpe del deserto; Il Giorno più lungo, con Wayne che ancora aveva ancora voglia di carciofare biondini. Quella sporca dozzina, che ne ha ispirati alcuni altri, tra cui l’italiano Quel maledetto treno blindato, a sua volta influenza per il tarantiniano Bastardi senza gloria. Tutti questi film danno una diversa rappresentazione dei nazisti nel corso dei passati 70 anni.

Intanto la loro immagine si evolveva costantemente. Pensate a La Grande Fuga dove i protagonisti si trovano ad interagire con il colonnello Von Luger, un gentiluomo; poi pensate al pezzo di merda Steamboat Willie in Salvate il Soldato Rayan. Che è successo nel frattempo?

Fanatici in giacca e cravatta

Tutti gli elementi principali della figura dei nazisti oggi, si basano, come vedremo, su realtà storiche o leggende. Realtà che però vennero portate all’eccesso, estremizzate e generalizzate.

Il fanatismo e l’obbedienza cieca sono tra i primi elementi che da subito apparirono, perfino in quei film con Clint Eastwood. La realtà dei fatti storici è che elementi delle forze armate tedesche erano fortemente ideologizzate, tanto che difatti difesero Berlino fino all’ultimo momento, anche quando Hitler era morto. Perfino qualche giorno dopo la firma della resa.

Il fanatismo si legò anche alle spaventose prestazioni dei comuni soldati tedeschi, che fecero rabbrividire le potenze alleate per l’efficienza combattiva. Gli americani rispettavano i tedeschi e nei war movie questo sentimento è spesso evidente.

E il tempo mitizzò tale immagine, fino a trasformare e generalizzare l’idea del soldato tedesco: da efficiente professionista addestrato, a esaltato che combatte anche con tre pallottole in corpo. Provateci voi a correre con del piombo caldo nel petto, poi vediamo quanti metri fate. Per fortuna esisteva il Pervintin.

Sadici in mimetica

Poi arrivò anche il momento dei sadici uomini con la croce di guerra al petto, quelli che uccidevano per il gusto di farlo; intere unità che sterminarono migliaia di civili in mezzo ai boschi in poche ore.

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Esperimenti su prigionieri che vennero raccontati dai sopravvissuti, dai documenti ritrovati – i tedeschi hanno questo brutto vizio di scrivere davvero tutto sui documenti ufficiali. Così anche la figura di quegli stessi soldati non era più solo quella del fanatico, esaltato dall’ideologia; ora diventavano veri e propri mostri, immorali e omicidi. 

E dove potevano mai finire personaggi sadici come i vari Fritz e Otto di turno se non nel cinema di exploitation? Quel genere che per definizione vuole essere trash, che se ne fotte di essere infiocchettato per i cinefili e puntare solo all’intrattenimento.
Che peccato che sia diventato così cult che ora i cinefili stessi lo adorano. 

Samuele Malloci, redattore della sezione cinema, ex partigiano vampiro i sabati sera e fan dei grindhouse, ci racconterà proprio che cosa hanno combinato quei mattacchioni degli americani con gli exploitation e in nazisti. 

Exploitation e Nazi

Arrivano i magnifici anni ’60/’70, ricchi di razzismo, droghe psichedeliche, AIDS, musica che “signora mia, al giorno d’oggi non se ne fa più così”, tanti sogni post bellici pronti ad andare a schiantarsi contro il muro delle future crisi economiche e tanti, tantissimi drive-in.

Grazie alla richiesta ingente di pellicole da proiettare (che nei drive-in venivano proiettate a ruota, altro che binge watching) si venne a creare un’intera industria di film low budget, girati spesso in back to back (essenzialmente, due pellicole che condividevano cast, troupe e location girate nello stesso arco di tempo da due registi con due trame differenti). Erano anni magici per i B-Movies e questo portò sempre più sceneggiatori e registi che oggi chiameremmo “indipendenti” a cercare di emergere in tutti i modi.

Fatevi i vostri conti ora: nessun vincolo, pochi soldi, tanta voglia di shockare e diventare famosi. Come si può fare? Sesso e violenza a badilate. Ecco che nasce il cinema exploitation.

«Ma Samuele, come mai freghi sti due paragrafi in un articolo altrui e li infarcisci di storielle sul cinema exploitation?»  Ci arriviamo tra un secondo.

Vi chiediamo di fare un altro minuscolo sforzo: abbiamo un filone, da cui poi sono nati vari sotto-generi, che usava il sesso e la violenza come cavallo di battaglia, scritto per esse qualcosa di anarchico, senza orpelli o messaggi vari, ma solo per dare allo spettatore un’ora e mezza di divertimento duro e puro. Che cosa ci sta benissimo con tutto questo? I Nazi ovvio!

Ma non i nazi da war movie, o quelli da fumetti di propaganda, in un filone che fa dell’eccesso il suo tratto distintivo i nazisti diventano dei pazzi scatenati, violenti, folli, depravati e sessualmente deviati. Perché? PERCHÉ È QUESTO CHE VUOLE IL PUBBLICO.

Donne bionde e tutine di pelle

Avete presente tutti quei nazisti perennemente coi volti coperti da maschere antigas, con vestiti di pelle nera che tanto ricordano il BDSM? O le sexy nazi scollate a livelli inimmaginabili con alla cinta sempre pistola e frustino? Ringraziamo sempre il cinema exploitation per tutto ciò. Anzi, chiamiamo le cose col loro nome il Nazisploitation.

Perché sì, i nostri pazzi asserviti ad un regime totalitario preferiti divennero così popolari da scavarsi la loro nicchia e far nascere il proprio sotto filone pieno di sesso, violenza, sesso, orrore, sesso, gore, torture, sesso e sesso.

Ilsa la belva delle SS 1975

Ilsa, La Belva delle SS ed i suoi seguiti (che praticamente stabilirono i canoni estetici del genere), L’ultima orgia del Terzo Reich (uno dei film  più malati, ripugnanti, politicamente scorretti, assurdi ma geniali al mondo), La bestia in calore (praticamente Frankenstein in salsa nazista con mosti molto più arrapati), La Svastica nel Ventre, ma anche film con uno spessore in più come Salon Kitty, Il Portiere di Notte e Salò e le 120 Giornate di Sodoma. Qui la violenza viene messa in netto contrasto col sesso esplicito mostrando spesso l’anarchia del potere e della mente in parallelo a quella sessuale, e creando alcune iconiche figure che, spesso estrapolate dal proprio contesto e portate fino ai nostri giorni, sono diventate iconiche.

Peccato che oggi si sia perso quello spirito sovversivo ed anarchico e spesso le produzioni (escludendo casi come i bellissimi Iron Sky per il cinema, la saga di Wolfenstein per i videogiochi, Hellboy per i fumetti e Hunters per le serie-tv) pensino basti metterci un nazi, coprirlo di abiti di pelle nera e trattarlo come un cattivo da fumetto scadente per fare qualcosa di altrettanto incisivo. Spoiler: non è così che funziona, idioti.

Magia con la svastica

E da qui ai videogiochi il passo è stato uno scherzo. Ben prima che Call of Duty divenisse la tomba dei pischelli, e parliamo di molto tempo prima che uscisse Fortnite, se volevi ammazzare un tedesco sull’attenti dovevi avere uno di questi CoD a casa. Tutt’al più un Medal of Honor.

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Ma ancora prima, all’alba dell’intrattenimento videoludico, quando le consolle erano ancora solo nei pensieri del Signore, non ti sarebbe bastato un tedesco sull’attenti, ti ci voleva un tedesco non-morto sull’attenti. *CASTLE WOLFENSTEIN THEME PLAYING*

Erano gli anni ‘80 – fottuti anni ‘80 – e stiamo parlando di retrogaming, non dei recenti titoli Raven. Qui ci sarebbe tanto di cui discutere anche a proposito delle superstizioni che quei mattacchioni nazisti di Himmler e Adolfino si portavano nella vita reale – se siete curiosi cercate Ahnenerbe e Schwarze Sonne su Google. Non per niente nel 1992 esce quello che è unanimemente considerato il titolo che ha reso popolari gli sparatutto: Wolfenstein 3D, che di 3D non aveva granchè in realtà.

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Gioco che introduce, insieme al di pochi mesi successivo Spear of Destiny, elementi fantastici/fantascientifici che richiamano alle pazze spedizioni esoteriche dell’agenzia Ahnenerbe in giro per il mondo, alla ricerca di manufatti antichi e sapienze occulte che potessero modificare il corso della guerra. Tipo Teschio Rosso con il Cubo nel primo film di Capitan America.

La Lancia di Longino nella mani di Hitler in Wolfenstein Spear of Destiny, ma anche in Hellboy ad esempio, e perfino la nascita di Hellboy stesso, oppure i riferimenti a manufatti del genere in Assassin’s Creed, Indiana Jones con il Graal e l’Arca dell’Alleanza: tutto ciò rimanda alle leggende sulla loro reale ricerca.

Meraviglie mortali della Scienza 

Proprio in Wolfenstein 3D fanno per la prima volta comparsa i soldati mutanti, frutto di esperimenti per creare il superuomo germanico. E’ questo un altro elemento dell’iconografia del nazista nella contemporaneità: la scienza asservita al male.

Con il tempo vennero sdoganate anche le informazioni che in occidente il pubblico riceveva sulle mostruosità commesse nei campi. Personaggi come il dottor Mengele ad Auschwitz e i suoi esperimenti sui prigionieri.

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Wernher von Braun (dx) con Walt Disney (sx)

In più le immagini dei mezzi prodotti nelle fabbriche del Reich richiamavano alla mente le prime opere fantascientifiche. Immensi carri armati, aerei a reazione, fucili innovativi, erano meraviglie (Wunderwaffen) agli occhi del pubblico. Flash Gordon volava tra le stelle sulla carta, nel frattempo i tedeschi avevano creato i primi veri missili, in grado di sfuggire all’orbita terrestre e raggiungere lo spazio.

Così quegli scienziati vennero arruolati da Stati Uniti e Unione Sovietica, alimentando le fantasie sulle meraviglie tecniche tedesche, forse ancora segrete. Wernher von Braun, l’ufficiale delle SS che aveva terrorizzato Londra con le sue bombe voltati, fu colui che portò l’umanità sulla Luna.

Super mutanti nazisti

Proprio con la fine della guerra, le notizie degli esperimenti che gente come Mengele aveva compiuto su cavie umane, unite alle dicerie sugli esperimenti nucleari, crearono una vera ansia sociale che la scienza fosse ormai fuori controllo. E quello che era successo nei campi nazisti sarebbe davvero degno di un film dell’orrore.

Così lo scienziato pazzo, che era stato per decenni uno stereotipo del post-positivismo dei primi del ‘900, si lega indissolubilmente alla svastica.

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La stessa creazione del personaggio di Capitan America va in questa direzione: mentre il Dottor Erskine fa esperimenti umani a New York su cavie afro-americane, in Germania i suoi studi proseguono sotto la guida di altri personaggi, stavolta ariani. Ed è un elemento davvero comune, quello della creazione di un esercito tedesco fatto da uomini superiori, ovviamente legato all’ideologia del superuomo nazista, che non ho sicuramente intenzione di spiegarvi.

Quindi tornano i super mutanti di Wolfenstein, insieme a zombie, lupi mannari et cetera. Soldati nazisti potenziati, o riportati alla vita, pronti a servire il Reich. Un modello che viene  anch’esso da riferimenti su reali esperimenti tedeschi: quelli di Mengele, alla ricerca dei limiti del corpo umani, ad esempio.

Ed è tutto ciò quello che gli ultimi 70 anni ci hanno regalato per quanto riguarda l’immaginario di personaggi che dai libri di storia sono trasfigurati alle pagine dei fumetti e agli schermi del cinema. Cosa abbiamo ottenuto alla fine? Proprio l’archetipo del nazista per come lo intende la contemporaneità pop: un biondino perennemente incazzato e sadico, ma calcolatore; punta al dominio e per fare ciò si serve della scienza applicata anche a conoscenze occulte.

E, ciliegina sulla torta, veste con eleganza Hugo Boss.

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