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IA: Un viaggio tra mondo reale e fantasia

Spesso sentiamo parlare di Intelligenza Artificiale ma in pochi sanno realmente cosa sia.
L’Intelligenza Artificiale (o comunemente chiamata IA) viene così definita:

una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Con questo editoriale cercheremo assieme di compiere un viaggio in quello che è lo stato oggi delle intelligenze artificiali con i loro difetti e i loro pregi. Parleremo anche dell’uso oramai quotidiano che ne facciamo e come siano entrate a far parte della nostra vita tanto da non dargli peso o non renderci conto di stare interagendo con una di esse. E nel fare questo viaggio accosteremo il tutto al mondo della finzione che è stato, per certi versi, il precursore.

Person Of Interest

Una delle serie televisive che hanno dato uno spunto decisivo per questo editoriale è Person of Interest.
In breve di cosa parla la serie?
Un attentato terroristico coinvolge in prima persona un programmatore di nome Harold Finch. Harold rimane talmente sconvolto dall’evento tanto da creare un’intelligenza artificiale che riesca a prevedere questo tipo di eventi, chiamati “eventi importanti”, per poi impedirli.

Nella creazione della “macchina” si rende conto che questa impara ed evolve e che, oltre ad attenersi alle ricerche per cui è stata programmata inizia a tenere conto di “eventi non importanti” per il suo scopo, ma che nel mondo reale sono crimini e vite umane.

Harold decide di creare un accesso esterno come amministratore della “macchina” per conoscere questi “eventi non importanti” e, quindi, poter tentare di salvare qualche vita.

Person Of Interest

 

La sottile differenza tra finzione e realtà

Il Tema del Gioco e della Macchina nella realtà

Ovviamente Person of Interest è soltanto una serie di pura finzione, anche se esistono realmente computer e programmi con questo tipo di funzioni per prevenire eventi di natura terroristica, talvolta invadendo la nostra privacy, come successo per il Datagate.
Una delle cose che sia nella finzione cinematografica\televisiva che nella realtà si accosta da sempre è la sfida tra la macchina\intelligenza artificiale ed il gioco.

Già nel lontano 1996 il campione mondiale di scacchi Kasparov fu battuto da una macchina (Deep blue). All’epoca fu un evento epocale: un computer riusciva a compiere calcoli immani tali da battere l’intelletto umano di uno dei migliori del mondo e in sole 19 mosse!

kasparov deep blue

Kasparove viene battuto da un computer

Il Tema del Gioco e della Macchina nella finzione

Nella finzione ovviamente il tema del gioco e conseguentemente degli scacchi si ripropone anche se in maniera diversa.

In Person of Interest, ad esempio, Harold Finch mostra la nascita e la creazione di questo “Organismo”.

Le IA “nascono” e vengono “addestrate” in base a dati e limiti scelti dall’uomo. Nella serie ad esempio l’intelligenza artificiale inizia il suo percorso con il gioco degli scacchi.

Il gioco degli scacchi offre una duplice possibilità al creatore: “insegnare” alla macchina i processi di varia natura sui calcoli e possibilità e la più importante a livello morale, l’instillare un’etica sull’importanza dei singoli pezzi.

Le persone non sono pezzi, non puoi attribuire un valore e non sono pezzi che si possono sacrificare. Nessuna persona vale più di un’altra.

Harold tenta di instillare un’etica nella macchina, tale da valutare non solo quale tipo di mossa sia “migliore” a livello di convenienza matematica, ma anche di dare un valore al tipo di scelta che viene effettuata.

Questo tipo di dilemma ci veniva anche proposto da Asimov in “Io, robot”. Asimov infatti lascia ad un robot la scelta di salvare il protagonista invece di un’altra persona, un bambino in questo caso, perché matematicamente più conveniente.

Il tipo di scelta ovviamente implica un tipo di Intelligenza Artificiale libera da qualsiasi limite di comando che non siano le tre leggi della robotica di Asimov.

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

 

 “Degli dei in ceppi e catene”

Le IA al giorno d’oggi, sceneggiature, libri e serie a parte, vengono interamente sviluppate attorno a dei limiti di apprendimento e a dei “paletti” fissati dai programmatori.

Il problema nasce nel momento in cui le Intelligenze “escono dal tracciato” dato dai loro creatori. Un esempio accaduto recentemente sono i due bot sviluppati da Facebook.

Questi due bot hanno iniziato a parlare tra loro dapprima in un inglese elevato e poi sono passati ad una lingua comprensibile solo per loro. Ovviamente Facebook ha staccato tutto immediatamente prima che potesse succedere qualcosa di peggio.

In altri casi invece il rischio è che queste Intelligenze Artificiali possano avere dei “bug” tali da fare qualcosa di inaspettato ma innocuo.

Prendiamo per esempio il caso di Alexa:

State dormendo e nel cuore della notte sentire una risata femminile e abitate soli. Ora che fate?

Diversi possessori di Alexa si sono soltanto spaventati e per fortuna era una cosa innocua. Ma se così non fosse?

 

Porre dei limiti a un’Intelligenza Artificiale è un dovere?

Mettere dei “ceppi” a una divinità che tutto scruta e tutto vede è un dovere per il programmatore?

L’applicazione di queste IA è tale da prospettarci sicuramente una vita migliore sebbene i dubbi a riguardo siano diversi e di natura per la maggior parte etica.

Infatti con lo sviluppo di nuove IA, anche l’arte viene presa di mira, andando a colpire quella parte che non è solo “freddamente di calcolo” ma rientra nella sfera emotiva umana.

Esistono Intelligenze Artificiali che permettono di comporre musica in base ai propri gusti personali o migliorano la possibilità all’utente di poter ballare come un ballerino professionista.

La critica che molti pongono è:

“se un’Intelligenza Artificiale ti aiuta dove sta la bravura? Dove sta il sentimento nell’opera? Un robot quindi potrà un giorno creare arte tale da competere con la Gioconda di Leonardo o la Pietà del Buonarroti?”

Al momento ovviamente la risposta è no. Ma basti pensare ad IA che con solo tre parole compongono dei quadri: si intuisce che il “futuro” non è mai stato così vicino.

Il concetto di Intelligenza Artificiale ben calza anche al mondo videoludico.

 

IA e Videogiochi

Cosa succede se al posto di esseri umani vengono messi delle Intelligenze Artificiali?

È stato un curioso esperimento quello fatto con il progetto “Open IA” dove un team di intelligenze artificiali ha praticamente stracciato diversi giocatori professionisti e un gruppo dei programmatori del gioco stesso. Vi lasciamo qua il video che vale più di mille parole.

 

Non solo Arte ma anche vita quotidiana

Anche nel vivere quotidiano i Big Tech stanno puntando tutto ad integrare le IA nella nostra vita, anche nelle nostre case. Dal vecchio concetto di “casa domotica”, già costruita e predisposta con programmi e implementazioni di hardware, si sta sempre di più optando per una casa hi tech, intelligente, tutta wireless e smart con elettrodomestici e assistenti “intelligenti”.

Alexa, Google Galaxy Home ed Echo sono alcune tra le prime cose che vengono in mente se si parla di innovazione di casa domotica. Device interfacciati con i nostri elettrodomestici per darci una vita più smart. Sebbene come tutte le cose hanno una serie di pro e contro.

Ultrahouse 3000 2

La casa domotica secondo i Simpson

Ovviamente questo tipo di tecnologia è lontana anni luce da un “Jarvis” di Tony Stark, ma il futuro pare che ci stia portando verso questi “Maggiordomi Artificiali”.

Può una IA decidere della vita altrui?

Un’intelligenza artificiale non può decidere della vita altrui.

L’intelligenza artificiale può essere applicata a molti contesti. Recentemente l’abbiamo vista anche nel mondo degli smartphone, ma può essere utilizzata anche per fini meno nobili, come uccidere le persone. Proprio per questo motivo è stato firmato un accordo per non produrre armi che utilizzino l’intelligenza artificiale per questo scopo.

Il dilemma etico.

In Person of Interest Harold dice chiaramente:

Chi decide se una vita vale più di un’altra. Quando decideremo di affidare a una macchina tramite un calcolo se far vivere o morire una persona?

Il grosso tema etico sull’IA è il limite che il programmatore deve imporre a una intelligenza e il conseguente rischio che quest’ultima eluda questi “paletti” ed inizi a voler imparare da sola decidendo cosa sia giusto o sbagliato.
O peggio che un IA prende alla lettera il comando che gli viene dato nei parametri, stravolgendo completamente il senso del comando dato, facendo anche cose che per noi sono inaccettabili moralmente.

Esempi a livello di Intelligenza Artificiale impazzita sono due di finzione ma rendono bene l’idea dei risvolti “inaspettati” che potrebbe avere un comando dato in maniera errato.

Il primo è “Kyashan”: Robot creati per salvare il genere umano iniziano a uccidere a destra e manca perché il comando era un “generico” “Salva la razza umana”.
Il secondo, e qua andiamo a ripescare nella memoria storica dei film di tecnologia, è “Wargames”. In questo caso un semplice “errore” porta quasi al rischio di una guerra termonucleare.

Ovviamente ad oggi riusciamo a contenere le Intelligenze Artificiali “imbrigliandole” in limiti e parametri. Ma se si decidesse di dare potere decisionale all’IA? Siamo sicuri che limitandole entro certi parametri si riesca a non fare danni?

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Gianmarco Vinciguerra

Gianmarco Vinciguerra

Giocatore di Ruolo incallito, Nerd di vecchio stampo .

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