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Amazon in tribunale per l’algoritmo che gonfia i prezzi per aumentare i margini del colosso

Non è la prima volta che Amazon, il sito di e-commerce più conosciuto ed utilizzato al mondo, finisce nel mirino della Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia americana che difende i consumatori e applica le leggi antritrust. Questa volta, però, la vicenda è abbastanza importante da finire in tribunale.

Amazon sarebbe stata infatti accusata di aver attuato strategie illegali per incrementare i suoi profitti nell’ultimo periodo, utilizzando un algoritmo segreto in grado di gonfiare i prezzi. Complessivamente, l’azienda avrebbe incassato da queste maggiorazioni oltre 1 miliardo di dollari. Il nome di questo algoritmo, perfetto per il periodo di Halloween, sarebbe Project Nessie.

La FTC, guidata da Lina Khan, ha affermato che l’algoritmo Nessie sarebbe stato utilizzato principalmente allo scopo di “identificare prodotti specifici per i quali si prevede che altri negozi online seguirebbero gli aumenti di prezzo di Amazon“. L’accusa è dunque quella di aver gonfiato volontariamente i prezzi di alcuni articoli per ottenere illegalmente un profitto extra. Secondo la FTC, l’algoritmo Nessie veniva disattivato solo in concomitanza del Prime Day o di altre occasioni in cui la massima attenzione mediatica sarebbe necessariamente ricaduta sulla piattaforma.

Amazon algoritmo segreto Nessie

La ricerca del mostro di Amazon

La verità riguardo all’algoritmo sarebbe assai difficile da scovare, nelle torbide acque di questa vicenda. Un portavoce di Amazon ha spiegato come Project Nessie sarebbe stato abbandonato ormai da diversi anni, essendo solamente il frutto di uno sforzo per cercare di evitare che i prezzi di determinati articoli si abbassassero così tanto da costituire una grave perdita per l’azienda.

Di tutt’altro avviso è ovviamente la FTC, che vedrebbe questo algoritmo come un “metodo di concorrenza sleale” che alimenta un processo di aumento dei prezzi su scala quasi globale. Tuttavia, provare che una teoria sia più valida dell’altra è al momento infattibile per la sola FTC, che sostiene che le prove più concrete del lavoro dell’algoritmo sarebbero andate distrutte. Le comunicazioni interne dell’azienda in merito, sarebbero avvenute sulla piattaforma Signal e tramite la funzione “messaggi temporanei”.

Insieme a questa accusa, la Federal Trade Commission ha segnalato come secondo lei l’azienda di Seattle imporrebbe ai venditori Prime di utilizzare la sua piattaforma di logistica, pur non costituendo essa la soluzione più affidabile o economicamente vantaggiosa per loro. Le commissioni medie sarebbero infatti salite al 39,5% mentre erano a malapena del 27% nel 2014. “Amazon sta ora sfruttando il suo potere di monopolio per arricchirsi“, ha denunciato Lina Khan, “aumentando i prezzi e degradando il servizio“. Spetta però ora al tribunale scoprire se nelle profonde acque dell’e-commerce dorma o meno questo “mostro”.

Lina Khan, presidente della FTC contro Amazon
Lina Khan, Presidente della FTC

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Matteo Zazza

Matteo Zazza

Scrittore e favolista dal 1997, a quanto pare (chi sono io per contraddire Google?). Autore di: "Manuale di Difesa e Protezione dalle Creature delle Favole" e "La Ballata di Irontray".

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