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Gen V, spin-off di The Boys – La recensione dei primi tre episodi della nuova serie Prime Video

Come si forma un giovane supereroe? In che modo può iniziare a lavorare per la Vought e magari in futuro aspirare parte dei Sette? Queste sono le domande a cui vuole dare una risposta Gen V, il primo spin-off di The Boys, di cui sono appena usciti i primi tre episodi su Amazon Prime Video.

A un anno dalla fine della terza stagione e in attesa della quarta stagione, possiamo dunque per la prima volta allontanarci dal nascondiglio dei Boys o dalla Torre dei Sette per esplorarsi altre parti del mondo Vought e approfondire così aspetti mai esplorati dalla serie principale.

Ma sarà riuscito Gen V a realizzare ciò che in genere si propone ogni spin-off, ovvero realizzare qualcosa di totalmente nuovo, ma che, allo stesso tempo, contenga al suo interno gli elementi fondamentali che hanno fatto la fortuna della serie principale? Ecco le prime impressioni che abbiamo avuto guardando i tre episodi iniziali.

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Benvenuti alla Godolkin University

GenV ci introduce nell’inedita Godolkin University, un college ideato appositamente per i giovani supereroi nati grazie all’iniezione durante la loro infanzia del composto V. Qui i nuovi Super possono infatti non solo studiare i metodi più efficaci per catturare i criminali alla facoltà di Lotta contro il Crimine, ma anche quelli per diventare ottimi attori, influencer e testimonial al servizio della Vought.

Sarà in questo contesto che Marie Moreau, giovane Super orfana dei genitori e dotata di un particolare potere che le permette di utilizzare il proprio sangue come una frusta, cercherà di realizzare il proprio sogno di diventare una supereroina.

Tuttavia, come sempre avviene nel mondo di The Boys, nulla va come previsto. Come si può infatti intuire già dal trailer ufficiale. la scuola nasconde un lato nascosto e misterioso con cui presto Marie e i suoi amici dovranno inevitabilmente scontrarsi.

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L’obbligo di essere Super a tutti i costi

Come tutti gli spin-off, Gen V necessita innanzitutto di distaccarsi dalla serie inserendo elementi totalmente nuovi. In questo senso, uno dei cambiamenti più interessanti risulta essere sicuramente la scelta di utilizzare come protagonisti principali della serie dei giovani Super. Essi infatti offrono un punto di vista piuttosto diverso sul mondo dei supereroi Vought rispetto a quanto messo in scena dalla serie principale: da un lato fin da piccoli sono abituati all’idea di avere dei superpoteri e quindi totalmente immersi nella propaganda e nella mitologia costruita dalla Vought, dall’altro sono però anche delle vittime delle scelte dei loro genitori.

Non hanno scelto loro di prendere il composto V: sono stati altri a decidere per loro cosa dovessero diventare da grandi. Certo, gli hanno così “donato” dei poteri incredibili, ma gli hanno anche impedito di poter usufruire del loro libero arbitrio. Tutto questo crea inevitabilmente in questi giovani un insanabile conflitto tra ciò che loro vorrebbero essere e le altissime aspettative che i genitori ripongono in loro.

Insomma, con il passare delle puntate, l’iniziale patina scherzosa da serie teen svanisce lentamente lasciando ben in evidenza quella sorta di barriera che separa i protagonisti, ancora dotati di sentimenti ed emozioni umane, dal resto del mondo, che, come già in parte avveniva in The Boys, appare totalmente alienato e in balia del mondo dei social network e del marketing.

Gen V: la grinta e la violenza malata di The Boys, ma in chiave "Teen"

Così, sia che si rapportino con i genitori, con gli adulti esterni o interni al campus, o con altri studenti “comuni”, sono continuamente osservati più come animali da palcoscenico, che come delle persone. Di conseguenza, quasi tutte le persone che si rivolgono a loro lo fanno sempre con un secondo fine, senza in alcun modo riflettere sulle conseguenze che questi abusi (perché di questo spesso si tratta) potrebbero avere sulla psiche di questi ragazzi.

Una serie dal tono più cupo

Questa continua e onnipresente pressione induce ansia e negatività nei protagonisti, che si sentono continuamente intrappolati in ruoli che però loro non hanno potuto in alcun modo scegliere. Il palesarsi sempre più frequente di sensazioni di questo tipo rende l’atmosfera generale sempre più cupa e lontana dall’onnipresente umorismo che contraddistingue la serie originale.

In Gen V le situazioni in cui si trovano coinvolti i protagonisti, soprattutto a partire dalla fine della prima puntata, sono pesanti e spesso prive di una via di uscita. I personaggi sono dunque costretti a subire le conseguenze di terribili eventi anche fortuiti o indipendenti dalla loro volontà e a sorbirsi tutte le umiliazioni a cui vorrà sottoporli il mondo Vought. Un loro eventuale tentativo di fuggire dalla gabbia in cui sono intrappolati, li porterebbe infatti a perdere ogni cosa: la fiducia che i genitori ripongono in loro, il brillante futuro da supereroi, l’immagine pubblica e la reputazione…

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Il succedersi di queste situazioni di abuso che coinvolgono i protagonisti trasmettono allo spettatore un senso di disagio e impotenza, in passato già provato solamente all’interno della storyline di Starlight e qui molto amplificato perché comune a tutti i personaggi principali. Si rimane così incollati allo schermo, in parte già consapevoli delle sofferenze che dovranno patire i nostri Super, in parte continuamente sorpresi da quanto in basso può cadere la crudeltà mascherata da buonismo che pervade la Godolkin University.

In mezzo a queste situazioni a dir poco spiacevoli, riemergono qua e là l’umorismo e la follia caratteristici di The Boys, condensati soprattutto in scene estreme di sesso e violenza. Tuttavia, anche in questi momenti, quel senso di disagio fatica a scollarsi di dosso da chi sta guardando. Da un lato infatti le scene di sesso, già agrodolci nella serie originali, perdono qui qualsiasi tipo di spensieratezza e sono talvolta anch’esse dei momenti di abuso mascherato; dall’altro, quelle di violenza, già ridicolmente drammatiche e scioccanti in The Boys, sono qui ancor più sanguinose e sorprendenti perché giungono un po’ come fulmini a ciel sereno in una serie più basata sui dialoghi e sulle interazioni umane che sull’azione e sulla violenza.

I nuovi Super

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A parte pochi personaggi secondari ereditati dalla serie principale e alcune brevi apparizioni dei Sette, Gen V presenta agli spettatori un cast totalmente nuovo, composto principalmente da Super dai poteri più vari e curiosi: c’è chi ha la super-forza, chi può trasformarsi in una torcia umana, chi può convincere gli altri a fare quello che vuole semplicemente toccandoli e così via.

Tra questi c’è però anche una ragazza con la strana capacità di utilizzare il proprio sangue come una frusta: Marie Moreau, una ragazza schiva, ma determinata a diventare una supereroina per salvare le persone e cancellare per sempre il suo oscuro passato. A lei è dedicata interamente la prima puntata, durante la quale assistiamo al suo arrivo al college e al suo difficile inserimento nel mondo della Godolkin University. Ciò che infatti la distingue dagli altri studenti è il suo essere in una condizione economica molto più vulnerabile rispetto agli altri studenti, dovuta al suo essere orfana. Ciò avrà due conseguenze ben precise sul suo modo di agire: da un lato sarà sicuramente più determinata degli altri, dall’altro invece sarà inevitabilmente costretta a fare anche le cose più discutibili che le verranno richieste dalla Vought e dal mondo universitario, pur di non perdere per sempre l’occasione di frequentare la Godolkin University. Per quest’ultimo motivo e per il suo carattere un po’ stereotipato in queste prime puntate si fatica un po’ a empatizzare con lei e a provare interesse per lo svolgimento della sua storia.

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Più particolari e interessanti risultano essere invece gli altri protagonisti della serie, che vengono maggiormente approfonditi durante le altre due puntate: Emma Meyer, Cate Dunlap e Andre Anderson, interpretati rispettivamente da Lizze Broadway, Maddie Phillips e Chance Perdomo. Tutti loro sono in una posizione differente rispetto a Marie, in quanto figli di famiglie facoltose, anche se presto ciò si rivela essere un vantaggio solo fino a un certo punto: loro possono agire un po’ più liberamente rispetto a Marie, ma sono comunque continuamente ingabbiati nel ruolo che gli altri hanno scelto per loro e quindi costretti a fare solo cose che siano compatibili con tali aspettative.

Tra questi la più interessante sembra essere per ora Emma Meyer, alias Little Cricket, la compagna di stanza di Marie, dotata del potere di rimpicciolirsi fino a diventare minuscola. Sin dall’inizio viene caratterizzata come la classica amica della protagonista solare, giocosa e ossessionata dal sesso. Tuttavia già dalla prima puntata ci fa intuire che in lei c’è qualcosa che non va, che dietro a quella patina di allegria e leggerezza si nascondono in realtà un abisso di tristezza e solitudine. E le puntate successive ci danno conferma di ciò e ci mostrano come la tendenza delle altre persone a sfruttare la sua bontà d’animo e la sua ingenuità mandi lentamente in frantumi la sua immagine di ragazza sempre allegra e spensierata.

Cosa ci aspettiamo dalle prossime puntate

Gen V sembra per ora essere uno spin-off denso di spunti interessanti che combina in maniera efficace gli elementi che hanno sempre contraddistinto e reso unica la serie di The Boys, con altri che invece la differenziano e contribuiscono alla costruzione di un’identità che la separa nettamente dalla serie originale. Molto azzeccata pare soprattutto l’idea di porre al centro della narrazione e approfondire un argomento che nella serie principale passava un po’ in sordina poiché attinente solo alla storyline di Starlight: i problemi e i conflitti interiori causati dalla scelta arbitraria di alcuni genitori ambiziosi e molto facoltosi di iniettare il composto V nei loro figli e renderli così dei Super, senza lasciare loro alcuna libertà di scelta.

Le prime puntate sono dense di eventi sorprendenti e capaci di generare un forte senso d’attesa nello spettatore, che, un po’ come avveniva già con The Boys, fatica a prevedere quale strada prenderà la serie nelle puntate successive. Non vediamo dunque l’ora di poter assaporare anche le prossime puntate e poter così scoprire se anche il resto riuscirà a mantenere lo stesso livello delle prime tre convincenti puntate.

LEGGI ANCHE GEN V: LA GRINTA E LA VIOLENZA MALATA DI THE BOYS, MA IN CHIAVE “TEEN”

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Simone Gambaro

Simone Gambaro

Aspirante scrittore classe 1997 amante di tutto ciò che è intrattenimento. Vivo in provincia di Milano e adoro i Pokémon, i libri di Philip K. Dick, i film horror e la musica rap.

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