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Gen V: la grinta e la violenza malata di The Boys, ma in chiave “Teen”

Gen V approderà con i primi tre episodi domani 29 settembre su Prime Video e noi abbiamo avuto già l’occasione di visionare queste prime e avvincenti puntate, in vista delle prossime che saranno pubblicate a cadenza settimanale sulla piattaforma di competenza. Da come potete leggere dal titolo anche questo spin-off trasuda l’essenza originale della serie principale, anche se alcune impostazioni sono molto diverse, come ad esempio la scelta di puntare sul mondo e il linguaggio “teen”, tramite personaggi e sviluppi inerenti a questo sottogenere di produzione.

I protagonisti di questo spin-off sono appunto degli adolescenti alle prese con i loro poteri, acquisiti tramite il “Composto V” iniettatogli dalla nascita per volontà degli stessi genitori. Il concetto di Supereroe nel mondo di “The Boys” come sapete è diverso da quello classico e il tutto è solamente una marchetta per un tornaconto personale. Al centro di Gen V troviamo i numeri, i followers su Instagram, le statistiche di YouTube, la distorsione dalla realtà, affogata per far fronte alla fama, il successo e il voler diventare i numeri 1, etichettandosi come “eroe amato dalle platee”, il beniamino del pubblico, così come è Homelander nella serie principale.

Anche se in “The Boys” il ruolo dei social e della “maschera” che si deve indossare per farsi amare dal pubblico sia una cosa abbastanza presente, in questo spin-off sembra essere il fulcro centrale e vista la presenza di protagonisti giovani il tutto non poteva virare su altri temi. Questa eterna ricerca dei numeri e della fama viene messa violentemente al centro di questa nuova serie, cavalcando ed entrando comunque nell’essenza originale della storia, tramite una violenza malata e splatter, così come siamo abituati da anni.

Gen V: la grinta e la violenza malata di The Boys, ma in chiave "Teen"

Gen V: il peso dell’adolescenza in un mondo fatto di numeri, fama e soldi

Ogni personaggio ha la sua storia e il suo percorso travagliato, e passo dopo passo lo spettatore riesce ad entrare in contatto con loro. Quelli che vediamo in “Gen V” sostanzialmente sono dei ragazzi che in età infantile hanno avuto iniettato il “Composto V” in corpo, senza aver diritto di scelta. Forse per un tornaconto dei genitori o altro i protagonisti della vicenda combattono contro una maledizione non voluta, non capitatagli, ma cercata e scelta non per loro volontà. Cercata come accennato non da loro ma dall’egoismo dei genitori, che per alcuni ragazzi sta costando cara l’esistenza, senza contare il peso psicologico della faccenda.

L’eterna lotta “di essere il migliore” e di inseguire i trend è un tema che si fa sentire in Gen V e viene ricalcata anche la totale mancanza dell’empatia e della comprensione del prossimo, intento a tradire, uccidere e guadagnare dal cadavere di altri esseri umani. Gen V così come The Boys nasconde una critica alla società e anche ai poteri forti, usando come tramite l’essenza del “Superuomo”, in questo caso creato in laboratorio per sfruttare i malcapitati traendone un cospicuo profitto.

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La violenza malata di The Boys si fa sentire anche in Gen V

Tutto questo viene come sempre raccontato con un tono macabro e malato, tramite l’uso di scene splatter e altamente sanguinolente, spesso scaturite dai poteri dei personaggi. Già in queste prime tre puntate possiamo assistere a delle sequenze al limite dell’assurdo, disgustose se vogliamo e quanto visto nella serie originale di certo avrà del filo da torcere se già si comincia in questo modo. Avendo già sperimentato determinate cose, la produzione ha osato fin da subito e se le parole di Seth Rogen sono vere nelle puntate successive ne vedremo delle belle e probabilmente raggiungeremo un livello ancora più estremo.

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Nicola Gargiulo

Nicola Gargiulo

Grafico e Copywriter di professione, nerd per ossessione. Cresciuto a latte, anime, videogiochi, film, serie TV, manga e fumetti cerco di diffondere il "verbo" tramite la parola scritta e lo spazio concesso dall'internet e dai capoccia di Dr. Commodore, detti anche "Gorosei".

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