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Ghostwire Tokyo, la Recensione: a caccia di spiriti

Affiancare il nome di Shinji Mikami, autore della storica saga di Resident Evil, ad un qualunque videogioco horror è sempre un azzardo. Infatti, anche quando il suddetto non è coinvolto direttamente in un progetto, come nel caso di Ghostwire Tokyo, l’utenza si aspetta sempre il massimo, memore delle indimenticabili avventure vissute tra Villa Spencer e Raccoon City, senza tuttavia pensare al fatto che Tango Gameworks, lo studio fondato da Mikami appunto, ha come obiettivo quello di discostarsi dal passato per creare qualcosa di nuovo ed originale. 

Dopo i due The Evil Within, ottimi giochi ma con alcune lacune, i ragazzi di Tango Gameworks hanno voluto cimentarsi in qualcosa di peculiare, che fosse capace di solleticare anche quel pubblico non particolarmente attratto dai survival horror “puri”; nasce così Ghostwire Tokyo, esclusiva console PS5 in arrivo anche su PC il 25 marzo, un titolo che tenta di miscelare sapientemente le atmosfere inquietanti e malate già viste in The Evil Within a delle meccaniche che risultano essere una semi-novità nel panorama horror. 

Nonostante le premesse fossero delle migliori tuttavia, gran parte dell’utenza non sembrava particolarmente attratta dal prodotto di Tango Gameworks, che metteva in mostra, almeno apparentemente, tanta forma ma poca sostanza. Durante il percorso di avvicinamento al titolo però, i vari trailer pubblicati mostravano un titolo in forma smagliante, che ha saputo guadagnarsi con merito il favore del pubblico, sempre più attratto da quello che sembrava una commistione tra un horror classico ed un FPS con elementi che sembrano essere usciti direttamente dalla serie di Yakuza.

Nella nostra Anteprima vi abbiamo già parlato dei primi due capitoli di Ghostwire Tokyo, affermando come il titolo, nonostante qualche imperfezione, avesse tutte le carte in regola per affermarsi come convincente e ben strutturato. Sarà riuscito il gioco targato Tango Gameworks a rispettare le attese? Per scoprirlo non vi resta che proseguire nella lettura!

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Narrativa

Lo diciamo sin da subito, e senza mezzi termini: Ghostwire Tokyo nasconde una narrativa estremamente più profonda di quanto dia a vedere, pregna di messaggi importanti e di momenti di livello particolarmente alto, capaci di far riflettere ed emozionare. Ambientato in una Tokyo sconvolta da un misterioso avvenimento che ha fatto scomparire il 99 percento degli abitanti della metropoli nipponica, il titolo Tango Gameworks narra la storia di Akito, un giovane ritrovatosi suo malgrado ad ospitare lo spirito di KK, un cacciatore di spiriti che sembra conoscere perfettamente Hannya, il misterioso villain causa del cataclisma che ha colpito la città.

Il conto aperto tra KK ed Hannya sembra infatti avere radici piuttosto profonde, figlie di motivazioni che non siamo qui a spoilerarvi; per questo motivo, il cacciatore di spiriti decide di donare i suoi poteri al protagonista, utilizzandolo come una sorta di “strumento” utile a porre fine alla follia di Hannya. Quest’ultimo infatti, oltre ad aver fatto sparire tutta la popolazione di Tokyo, ha inondato la città di spiriti maligni e creature demoniache, prese di peso dallo sterminato folklore giapponese e riadattate in salsa moderna; per salvare la città dunque bisogna richiudere i portali che uniscono il mondo reale a quello dei demoni, aperti da Hannya per motivi che verranno palesati nelle fasi più avanzate dell’avventura. 

Akito, inizialmente scosso dagli avvenimenti che lo vedono protagonista e riluttante a concedere il suo corpo a KK, si decide ad unire le forze con il cacciatore di spiriti e yokai dopo che sua sorella Mari, in coma, viene rapita da Hannya in quanto ritenuta fondamentale per il compimento del suo oscuro rituale. 

Queste sono solo le premesse di una trama che riesce, come già anticipato, a coinvolgere ed emozionare il giocatore soprattutto nelle fasi finali; il rapporto tra Akito e KK riesce ad evolversi in maniera semplicemente incredibile, grazie ad una serie di avvenimenti capaci di legare indissolubilmente i due e ad una caratterizzazione di grandissimo livello. Trama che inoltre viene espansa dalla miriade di secondarie presenti, basate sia sulle storie di cittadini comuni, sia sul passato di KK il quale, con dei rapporti sparsi per tutta Tokyo, racconta in maniera più o meno velata il suo importante e malinconico passato. 

Tuttavia il comparto narrativo di Ghostwire Tokyo soffre di qualche mancanza, dettata da una caratterizzazione blanda di alcuni secondari e da una serie di scelte poco chiare, che ci sono sembrate piuttosto affrettate ed utili a risolvere alcuni snodi di trama nel minor tempo possibile. Tale “fretta”, unita alla già citata approssimazione dei personaggi secondari, non rappresenta un difetto insormontabile, ma va sicuramente a minare l’egregio lavoro compiuto dal team di sviluppo, capace di imbastire non solo una storyline emozionante ed appassionante ma anche di costruire una città sì vuota, ma comunque pregna di storie da raccontare; storie sovrannaturali, che pescano a piene mani dalle tante leggende metropolitane e non proprie dei giapponesi, reinventate per l’occasione. 

Nonostante qualche debolezza dunque, non possiamo non promuovere il lavoro svolto da Tango Gameworks per quanto riguarda la narrativa di Ghostwire Tokyo. Peccato per la troppa fretta, forse figlia anche di un processo di sviluppo piuttosto travagliato e che ha dovuto fare i conti con la pandemia; senza di essa, saremmo davanti ad un prodotto narrativamente curato ed eccellente. Purtroppo però siamo di fronte “solo” ad un titolo che mette in mostra una trama ottima, con momenti molto emozionanti e con personaggi memorabili, che tuttavia non riesce a compiere quel piccolo passo che l’avrebbe resa, appunto, eccellente.

Gameplay

Passando al gameplay, il giudizio su Ghostwire Tokyo non cambia rispetto a quanto abbiamo già affermato nella nostra anteprima. Il titolo si presenta come un FPS open map, ambientato in una Tokyo semplicemente spettacolare e piena zeppa di attività secondarie, capaci di aumentare a dismisura una longevità di per sé non esagerata. 

Come già anticipato dunque, Akito avrà a disposizione tre diversi tipi di proiettili, ognuno con le proprie peculiarità, utili ad esporre i nuclei dei nemici che dovranno essere poi estratti mediante dei fili medianici, corredo dei poteri donati da KK al protagonista dell’avventura. I tanti scontri contro i demoni richiederanno tuttavia una gestione piuttosto oculata di proiettili spiritici e frecce; la scarsità di munizioni infatti rappresenta uno dei pochi elementi survival presenti all’interno del titolo, che per la verità escluse talune sequenze non risulta essere nemmeno così tanto horror. 

Gli scontri contro i tanti demoni presenti rappresentano dunque il punto cardine del titolo: nonostante una certa spettacolarità garantita anche dagli attacchi spiritici di Akito, a lungo andare combattere contro le orde di demoni che infestano Tokyo diventa una pratica piuttosto ripetitiva, utile più che altro a guadagnare punti esperienza utili a migliorare le abilità presenti nell’ottimo ed elaborato skill tree del protagonista. Nonostante la grossa varietà di nemici presenti infatti, col passare delle ore e dato il moveset delle creature che ci ritroveremo ad affrontare, gli scontri diverranno leggermente monotoni e privi del mordente che invece caratterizza le prime ore di gioco. 

A risollevare la situazione vi sono gli scontri con i boss, tutti differenti e ben congegnati sia in termini scenici che di puro gameplay. Rispetto ai nemici base infatti, le potenti mostruosità che ci ritroveremo di fronte richiederanno ogni volta un approccio diverso per essere sconfitti, e siamo sicuri che soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati vi daranno parecchio filo da torcere. 

Gameplay Ghostwire: Tokyo

A corredo di questi scontri vi sono alcuni sezioni da affrontare in maniera puramente stealth, dato che spesso, per ragioni legate alla trama, vi ritroverete separati da KK e privati quindi dei poteri che il cacciatore di spiriti è capace di donare al protagonista; tali sezioni, per quanto ottime nelle idee, peccano leggermente nella realizzazione, in quanto data l’impennata di difficoltà improvvisa vi ritroverete a correre verso il prossimo obiettivo cercando il più possibile la marea di demoni presenti. Non mancano inoltre degli scontri ad ondate, che si attiveranno casualmente durante l’esplorazione di Tokyo; quando incontrerete la cosiddetta “parata dei demoni” infatti, verrete istantaneamente teletrasportati in un’arena dove sarà necessaria una buonissima dose di attenzione per uscirne vivi. 

Ovviamente in Ghostwire Tokyo non ci sono solo demoni da sconfiggere, ma anche una città intera, realizzata meravigliosamente, da esplorare; la spettrale Tokyo ideata da Tango Gameworks infatti è un vero e proprio paradiso per i completisti, essendo la stessa estremamente ricca di cose da fare. Oltre alle già citate missioni secondarie, tutte di buonissima fattura, Akito si ritroverà intento in alcune attività che garantiranno al giocatore una serie sterminata di “bonus” che vanno da un’ottima dose di punti esperienza a dei magitama, utili a sbloccare abilità speciali nello skill tree, passando per i rosari spesso presenti nei portali Torii, utili a migliorare le statistiche di attacco del protagonista. 

Proprio i portali Torii sono un’altra colonna portante di Ghostwire Tokyo; mediante la purificazione degli stessi sarà infatti possibile sbloccare delle zone di mappa altrimenti inaccessibili a causa di una venefica e letale nebbia. Tale feature è croce e delizia dell’impianto ludico, in quanto da un lato invoglia il giocatore ad esplorare tutta la meravigliosa mappa di gioco mentre dall’altro risulta essere abbastanza tediosa quando legata alla progressione nella main quest.

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All’interno della mappa inoltre saranno presenti un numero praticamente infinito di spiriti – circa 240.000 – da collezionare in delle bambole katashiro, che potranno anche essere acquistate presso gli appositi market, presieduti da dei simpatici felini magici, i quali tuttavia non saranno gli unici animali presenti nella mappa; leggendo i pensieri di alcuni cani, ed offrendo loro del cibo, riceverete come ricompensa dagli stessi o del denaro, o una guida verso delle statue Jizo che aumenteranno i proiettili a vostra disposizione.

In sostanza dunque in Ghostwire Tokyo ci sono tante cose da fare, tante zone da esplorare e tanti demoni da sconfiggere; questa enormità di contenuti, a differenza di taluni open world o open map attualmente sul mercato, non risulta mai essere fine a se stessa o soverchiante, ma anzi, riesce a coinvolgere parecchio il giocatore grazie anche ad un’ambientazione che non ci stancheremo mai di definire splendida e a delle secondarie piuttosto strutturate dal punto di vista narrativo. Peccato per i combattimenti, che alla lunga potrebbero annoiare il giocatore anche a causa di pattern d’attacco ripetitivi.

Tecnica e Art Direction 

Dal punto di vista tecnico ed artistico Ghostwire Tokyo vive di una duplice anima; l’Art Direction dei ragazzi di Tango Gameworks infatti è semplicemente perfetta, mentre lo stesso non si può dire della tecnica nuda e cruda, che soffre di qualche imperfezione ma che allo stesso tempo riesce ad offrire un quadro d’insieme più che buono in ognuna delle tante modalità grafiche presenti.

Screen Ghostwire: Tokyo

Tuttavia tali incertezze perdono totalmente d’importanza quando ci si ritrova immersi in una Tokyo resa meravigliosamente, curata sia all’esterno sia nei – pochi – interni disponibili, la cui struttura, con le dovute distanze, ci ha ricordato il meraviglioso Labirinto del Posacenere di Control. Ottimo anche il design di nemici e boss, capaci di unire a meraviglia la tradizione giapponese con l’attualità. Di buona fattura il doppiaggio, sia giapponese che italiano, così come l’utilizzo del feedback aptico e dei grilletti adattivi del DualSense, che ci è risultato sfruttato meglio da questo titolo che da alcune esclusive targate Sony. 

In Conclusione…

Ghostwire Tokyo è un titolo controverso, capace di stupire e rapire il giocatore nonostante alcune pecche di non poco conto relative soprattutto ad una narrazione leggermente affrettata e ad un gameplay che alla lunga potrebbe annoiare. Tuttavia, nonostante tali difetti, il lavoro di Tango Gameworks resta un titolo assolutamente sopra la media, grazie ad un’art direction sublime, ad una Tokyo resa in maniera semplicemente perfetta e ad una serie di scelte narrative che saranno capaci di stupire ed emozionare.

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Ghostwire Tokyo

Narrativa - 8
Gameplay - 7.2
Tecnica - 7
Art Direction - 9

7.8

Ghostwire Tokyo è il nuovo titolo di Tango Gameworks, casa della leggenda Shinji Mikami sotto l'egida di Bethesda

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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