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Ghostwire Tokyo: la nostra anteprima, in attesa della recensione

Ghostwire Tokyo, nuovo titolo di Tango Gameworks, studio fondato dal leggendario creatore di Resident Evil Shinji Mikami, sta finalmente per arrivare sul mercato. L’esclusiva console PS5 si è guadagnata, con i trailer mostrati durante il percorso di avvicinamento al titolo, l’interesse ed il favore del pubblico e della critica; nonostante una storia di sviluppo piuttosto tribolata infatti, il titolo ideato dagli autori di The Evil Within ambientato in una Tokyo scossa da un misterioso ed apocalittico avvenimento ha saputo far fronte alle tante difficoltà, mostrandosi più in forma che mai. 

Il titolo, in arrivo il 25 Marzo su PlayStation 5 e PC, ha messo in mostra nei vari trailer un comparto tecnico di pregevole fattura, con scenari ed effetti particolarmente spettacolari, unito ad un gameplay piuttosto atipico, che mischia elementi presi di peso da taluni FPS uniti ad una struttura e ad un’ambientazione che non possono non ricordare la saga di Yakuza sotto alcuni punti di vista. 

Grazie a Bethesda, publisher del titolo, abbiamo potuto mettere le mani sui primi due capitoli dell’inquietante avventura di Akito e KK, e possiamo finalmente dirvi come ci sono sembrate le prime ore passate in compagnia di Ghostwire Tokyo.

Narrativa

La narrativa di Ghostwire Tokyo, fino ad oggi, era avvolta nel mistero; Tango Gameworks ha infatti sapientemente centellinato le informazioni che stanno alla base dell’intreccio che porterà Akito, il protagonista, ad unire le forze con KK, un cacciatore di spiriti che per un motivo per la verità piuttosto casuale deciderà di impossessarsi del protagonista per cominciare la sua personalissima crociata contro Hannya, il villain con la maschera di Oni già visto in numerosi trailer.

Ebbene, se vi era il timore che in realtà tutto il mistero tenuto dal team di sviluppo fosse volto a nascondere una narrativa scialba o poco ispirata, vi assicuriamo che così non è; nonostante non siamo in grado di darvi un giudizio definitivo sull’intreccio, vi possiamo assicurare che sia la trama, sia la caratterizzazione dei due protagonisti e dei tanti comprimari incontrati durante le ore di gioco a nostra disposizione sono di ottima qualità. 

Ambientato in una Tokyo svuotatasi da tutti i suoi abitanti e sospesa in una sorta di limbo tra la realtà ed il mondo degli spiriti, Ghostwire Tokyo come vi anticipavamo racconta la storia di Akito, un giovane misteriosamente sopravvissuto alla “notte della trascendenza”, e del suo rapporto con KK, spirito di un cacciatore di qualsivoglia creatura folkloristica appartenente all’immaginario giapponese. I due sono mossi da diverse ragioni, ma hanno un nemico comune: Hannya, individuo che sembra essere il principale responsabile dell’evento che ha reso la chiassosa metropoli giapponese un vero e proprio inferno, infestato di creature mostruose il cui design miscela sapientemente i canonici abitanti di Tokyo con spiriti e leggende appartenenti alla cultura giapponese. 

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L’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, unita al nebuloso passato di entrambi, sembra essere la base attorno a cui ruota l’intera trama, che per quanto ben ideata e particolarmente ispirata nella realizzazione ci è sembrata fin troppo ancorata a canoni eccessivamente “giapponesi” che potrebbero annoiare i giocatori che mal digeriscono le bizzarrie nipponiche. Chiaramente il giudizio sulla narrativa andrà approfondito in sede di recensione, dato che durante la nostra prova abbiamo potuto apprezzare solo una minima parte di ciò che il titolo targato Tango Gameworks ha da offrire.

Gameplay

Se dunque non possiamo ancora formulare opinioni definitive con riguardo al comparto narrativo, lo stesso non si può dire di ciò che riguarda il gameplay. Ghostwire Tokyo è essenzialmente un titolo FPS open map, che vi farà immergere in una Tokyo riprodotta abbastanza fedelmente, per quanto possibile in un titolo horror, con una marea di missioni secondarie e di segreti da scoprire. 

La natura da sparatutto però nasconde un titolo più compassato rispetto ad altri esponenti del genere, che mette in mostra un ritmo tutt’altro che frenetico; acquisiti i poteri di KK infatti, Akito avrà a sua disposizione dei “proiettili elementali” da utilizzare, mediante dei movimenti della mano, contro gli oscuri Visitatori che infestano Tokyo.

I proiettili a disposizione del protagonista sono essenzialmente di tre tipi: i proiettili di vento sono quelli standard, dalla cadenza di fuoco piuttosto elevata, quelli di acqua invece consentiranno ad Akito di effettuare una sorta di attacco ad area, ed infine quelli di fuoco permetteranno al giovane di sferrare dei poderosi ma lentissimi attacchi utili ad indebolire i nemici e a scoprire in maniera piuttosto rapida i loro punti deboli rappresentati da dei nuclei di energia.

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L’estrazione di tali nuclei mediante due lacci luminosi, altro frutto dei poteri di KK, non sarà fondamentale per sconfiggere i nemici, ma sarà necessaria per ricaricare i proiettili a vostra disposizione durante i combattimenti; tuttavia tale processo richiede una consistente quantità di tempo, in cui Akito sarà alla totale mercé degli attacchi nemici, non avendo lo stesso la possibilità di pararsi. 

Starà dunque a voi decidere sull’opportunità o meno di estrarre i nuclei dei Visitatori; tale feature, unita alla scarsità di proiettili in dotazione, rappresenta forse l’unica vera componente survival dell’horror firmato dal team messo su da Mikami, e riesce allo stesso tempo a donare una buona dose di strategia ad ogni scontro. 

Oltre a questi proiettili spiritici, Akito avrà a disposizione anche l’arco utilizzato da KK durante la sua carriera da cacciatore di spiriti; le frecce scagliate dall’arma sono parecchio potenti, ma in numero estremamente ridotto, ed andranno usate perlopiù nei durissimi scontri contro Visitatori piuttosto forti o contro i boss. 

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Ma lo scontro “a fuoco” non è tutto in Ghostwire Tokyo; sarà possibile infatti far fuori gran parte dei nemici senza farsi notare, effettuando una purificazione istantanea dei loro nuclei che sarà capace di garantire al giocatore un buon numero di risorse senza grossa fatica. La varietà, sia di approccio sia negli scontri dunque non manca, e più si procede più ci è sembrato che i Visitatori diventino forti. Sono presenti anche degli scontri con dei boss, ma ci riserviamo il giudizio su questi nella recensione. 

La varietà di Ghostwire Tokyo non si sostanzia solo nei tanti scontri, ma anche nelle ambientazioni e nell’enorme mole di missioni secondarie e di segreti da scovare. Oltre alla quest principale infatti, i due protagonisti avranno parecchio da fare: Tokyo ed i suoi misteri sono un’ottima scusa per inserire una lunga serie di missioni secondarie ben strutturate anche a livello narrativo, che faranno sensibilmente aumentare la durata del gioco. 

A queste si aggiungono altre attività, tra cui ricordiamo in particolare la purificazione della mappa mediante la conquista di alcuni Torii, i mastodontici “portali” propri della tradizione giapponese, la ricerca di cani e gatti che porteranno i protagonisti a determinati e preziosi collezionabili dopo essere stati sfamati, e la cattura di spiriti vaganti in delle Katashiro, le tradizionali bambole di carta nipponiche, da trasferire poi mediante delle cabine telefoniche piuttosto particolari. 

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Una volta purificata la mappa dalla nebbia venefica che la infesta dunque, la tenebrosa Tokyo vista in questo prodotto saprà come soddisfare tanti palati, e saprà conquistare tutti quelli che amano la capitale giapponese, la sua sterminata cultura ed il suo millenario folklore; l’esplorazione, sia in orizzontale che in verticale, nasconde tanto e vi permetterà di scovare tutte le sorprese ideate dal team di sviluppo. 

Tecnica

Dal punto di vista tecnico Ghostwire Tokyo è sicuramente un bel vedere, seppur con qualche riserva. Il titolo infatti si presenta benissimo in tutte le modalità grafiche disponibili, che andremo poi ad analizzare nel dettaglio in sede di recensione, ma tradisce qualche piccola incertezza che non siamo abituati a vedere in un prodotto next-gen only. In ogni caso, le incertezze sono davvero poca cosa, e risultano essere praticamente invisibili di fronte ad una direzione artistica di primissimo livello, capace di rappresentare una città semplicemente meravigliosa sotto tutti i punti di vista ed una cultura proposta in salsa totalmente nuova ed originale.

Conclusioni

Questa prova di Ghostwire Tokyo dunque, nonostante qualche piccola riserva, ci ha convinti; il lavoro di Tango Gameworks è pregevole sotto numerosi punti di vista, e riesce a rapire il giocatore trascinandolo in una Tokyo surreale e tenebrosa, ma allo stesso tempo magnetica e da cui risulta difficile staccarsi. Per elaborare un giudizio definitivo su questo prodotto, dovremo tuttavia attendere qualche altro giorno: vi diamo dunque appuntamento con la nostra recensione!

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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