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Un’analisi dell’ultima opening de L’Attacco dei Giganti

L’Attacco dei Giganti è tornato e la nuova opening, come ci saremo aspettati, è già diventata virale. A differenza di My War, che all’inizio suscitò reazioni contrastanti, The Rumbling, della band SiM, ha immediatamente conquistato i fan. Ciò che ha suscitato un certo stupore nella sigla non è tanto il ritmo, a metà fra atmosfere rock e metal, ma piuttosto il video che accompagna il testo.

Detto molto semplicemente, questa sigla contiene diversi spoiler al suo interno e molti di questi sono anche in bella vista. Certo, qualcuno potrebbe dire che decontestualizzate certe immagini significano poco o nulla, o che uno spettatore che non ha letto il manga non ha gli strumenti per comprendere certi spoiler, ma penso siano argomentazioni abbastanza deboli in quanto uno degli spoiler più grossi, di cui parleremo più in là, è stato argomento di discussione della serie per numerose puntate della prima parte della Final Season, ragion per cui anche un non lettore del manga rischia di capire dalle sole immagini della sigla come andranno a finire gli eventi.

Non siamo qui a chiederci se riempire una sigla di “anticipazioni” sia giusto o meno, questo sta alla soggettività di ognuno. Oggi, invece, andremo a proporre un’analisi dei punti più interessanti del video di The Rumbling, concentrandoci prima sugli aspetti privi di spoiler e dopo sugli elementi esplicitamente spoiler.

Presente e passato si incontrano

L'Attacco dei Giganti opening

Un primo elemento che caratterizza il video di The Rumbling è sicuramente il continuo contrapporsi di passato e presente, quasi come se il tempo non esistesse, come nei Sentieri.

Il primo parallelismo è fra i secondi 0:26 e 0:28 quando vediamo prima un ricordo di un allenamento dei membri del 104esimo corpo di ricerca e subito dopo Connie, Jeanne, Mikasa e Niccolò sulla tomba di Sasha subito dopo gli eventi della battaglia di Liberio.

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Il secondo parallelismo fra passato e presente è dalla fine del precedente fino al secondo 0:30. In questo caso nella prima immagine vediamo Historia, Ymir e i Guerrieri (Reiner, Berthold ed Annie) parlare fra loro, nella seconda invece Pieck e Porco che guardano Gabi e Falco giocare. In questo caso i personaggi presenti nelle due immagini non sono gli stessi, ma il legame è comunque evidente: in entrambi i casi vediamo dei Guerrieri di Marley.

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Oltre a rappresentare l’incontro fra passato e presente queste quattro immagini divise in gruppi da due e disposte in rapida successione potrebbero anche stare ad indicare quelli che fino a questo momento sono stati i due “schieramenti” principali del manga: da una parte gli Eldiani di Marley che combattono per distruggere l’isola e recuperare il Progenitore, dall’altra gli Eldiani di Paradis.

Altro momento molto importante in cui vediamo questa contrapposizione fra passato e presente è fra il secondo 0:38 e 0:40 in cui vediamo in un primo momento Zeke giocare a palla con Xaver, il precedente possessore del Gigante Bestia nonché l’uomo che il bambino ha sempre considerato come un padre. L’immagine del piccolo Zeke che lancia la palla da baseball si trasforma rapidamente nell’immagine del Bestia che lancia dei sassi per uccidere i suoi avversari.

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Il perché Zeke non sia stato inserito in uno dei due frame dei Guerrieri ma anzi sia ben distanziati da entrambi i gruppi è evidente. Zeke non è dalla parte di nessuno schieramento, non ha interesse a combattere al fianco degli Eldiani e non crede nella causa di Marley, sta semplicemente usando l’esercito per realizzare il suo privato scopo. Zeke è un esterno, una pedina che si muove al di fuori della scacchiera, per questo motivo ha perfettamente senso che anche il suo “momento” nella sigla sia distante rispetto agli altri.

Ymir e Porco

Questo è un argomento sul quale c’è ben poco da dire ma che meritava comunque un paragrafo a parte per quanto sia stato gradito. Al secondo 0:45 della sigla possiamo vedere chiaramente Porco guardare verso una finestra: sul vetro non è presente il suo riflesso, bensì quello di Ymir.

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È un’immagine molto bella perché sottolinea quello che nel manga era stato a malapena mostrato: Porco, l’attuale possessore del Gigante Mascella, ha divorato Ymir e il gigante conserva i ricordi di quest’ultima.

La battaglia a Liberio

Dal minuto 0:50 sono presenti diverse scene tratte dalla battaglia di Liberio, quasi a voler rievocare ancora una volta il passato con la differenza che stavolta si tratta di un passato molto più vicino e familiare, sia per i personaggi de L’Attacco dei Giganti sia per noi spettatori.

Vediamo prima Armin trasformato nel Gigante Colossale nel momento in cui rade al suolo il porto di Liberio, subito dopo il Gigante Martello (dei cui poteri abbiamo parlato in un approfondimento dedicato) intento a scagliare un colpo con un’arma da lui creata contro un avversario che non ci è dato vedere e infine Eren, trasformato in gigante, che osserva il bozzolo cristallizzato con all’interno Lara Tybur, ex possessore del Gigante Martello. Il cristallo verrà poi distrutto da Eren usando i denti del Mascella e il sangue della donna verrà ingerito dal protagonista.

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Zeke ed Eren

Al minuto 0:15 della sigla possiamo inoltre vedere Eren e Zeke di profilo che si danno le spalle, mentre dietro di loro possiamo vedere diverse cellule sanguigne e filamenti di DNA. Questa immagine ha un significato abbastanza esplicito: Eren e Zeke, lo sappiamo, sono fratellastri, condividono un legame di sangue. Figli di Grisha e di una madre diversa i due si sono incontrati per la prima volta durante l’operazione di riconquista a Shiganshina ma hanno effettivamente iniziato ad instaurare una parvenza di rapporto durante gli eventi di Liberio, quando Eren è venuto a contatto col fratello maggiore e ha deciso di seguire il suo piano dell’eutanasia indolore di tutti gli Eldiani.

Oltre a questo, durante la prima parte della Final Season abbiamo appreso che per attivare i poteri del Gigante Progenitore (posseduto da Eren) occorre che questo venga a contatto con un membro della famiglia reale, ovverosia Zeke. L’immagine dei due legati dal sangue e dal DNA, quindi, potrebbe essere anche un sottile riferimento alla necessità che i due siano presenti e uniti per utilizzare il Progenitore.

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Attenzione, da qui seguiranno spoiler del manga de L’Attacco dei Giganti

Il Boato della Terra

Lo spoiler più esplicito della sigla è contenuto nel nome stesso: The Rumbling, la Marcia, il Boato della Terra, che vediamo in atto già dai primissimi secondi della sigla.

Della Marcia dei Colossali si parla dall’episodio 10 di questa Final Season, in cui ci viene detto che la sua potenza distruttiva sarebbe un ottimo modo per proteggere Eldia da eventuali attacchi futuri.

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Eren non è d’accordo col piano proposto e come possiamo vedere già nella sigla i Colossali comandati da lui sono tutto eccetto che posti attorno ad Eldia a scopo difensivo o di minaccia: sono migliaia e migliaia di giganti che marciano su tutto il mondo distruggendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino. In diversi frame della sigla possiamo vedere degli individui fuggire o guardare l’arrivo dei giganti terrorizzato.

Una nota molto interessante è che in diversi frame di questo tipo le persone che fuggono sono proprio Eldiani che vivono a Marley, riconoscibili dalla fascia che portano sul braccio, quasi a voler imprimere nella mente dello spettatore l’immagine di un massacro efferato e indiscriminati nei confronti di tutti, persino degli stessi Eldiani, la cui unica colpa era semplicemente vivere fuori dall’isola. Ma ad Eren non importa: tutto ciò che desidera è affermare la propria libertà, sbarazzandosi della vita fuori dalle mura. Che si tratti di Marleyani, di Eldiani o di chiunque altro, lui continuerà ad avanzare fino alla morte.  

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Berthold ed Armin

Il passaggio della sigla che anticipa la battaglia a Liberio e che ci mostra Berthold piangente seguito da Armin potrebbe sembrare in tutto e per tutto uno di quei parallelismi fra passato e presente di cui parlavamo prima, o un’immagine simile a quella costruita fra Porco ed Ymir. Il motivo per cui invece l’ho inserita nella sezione spoiler è… be’, che effettivamente è uno spoiler abbastanza esplicito.

Quella che all’apparenza sembra una scena innocua inserita nell’opening ricalca, in realtà, una scena presente nel manga, precisamente nel capitolo 135, “Battaglia tra cielo e terra”.

In quel capitolo Armin, inghiottito da un gigante, è sul punto di perdere conoscenza e l’ultima cosa che vede è proprio il volto di Berthold rigato da una singola lacrima, esattamente come nel video di The Rumbling.

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Annie

Altra anticipazione che questa sigla fornisce è il ritorno di Annie. Al minuto 0:47 possiamo infatti vedere Annie all’interno di quelle che sembrano le segrete in cui era stata rinchiusa una volta cristallizzata.

Il cristallo però si è sciolto, come testimoniano è resti accanto ad Annie e l’atmosfera fredda della stanza che possiamo desumere dalla condensa formata dal fiato della ragazza è un’ennesima conferma: in questa scena l’ex Guerriera è appena uscita dal cristallo dopo quattro anni.

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Lo spoiler in questo caso è sicuramente meno grave rispetto a quello del Boato: tutti si aspettavano che Annie sarebbe tornata in scena prima o poi, e la sua presenza nella copertina del volume 32 era già una conferma molto difficile da non vedere, anche per i non lettori del manga.

Eren e il capitolo 131

Il frame che trovate qui sotto è uno dei più belli e significativi di tutta l’opening: vediamo prima un Eren adulto che guarda di fronte a sé, poi l’immagine cambia e vediamo il volto sorridente di un Eren bambino e riflesso sulla sua sagoma un coltello scagliato contro qualcuno.

Si tratta chiaramente di un duplice riferimento piuttosto evidente. Da un lato il frame di Eren bambino è tratto dal capitolo 131 del manga, dall’altro invece è un riferimento all’omicidio dei due rapitori compiuto dal protagonista per salvare Mikasa quando i due avevano solo otto anni. A sua volta questa immagine si ricollega a una parte del testo della canzone che recita così:

“All I ever wanted to do was save your life,

I never wanted to grab a knife.”

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“Verso l’albero su quella collina” e la nuova forma del gigante di Eren

Gli ultimi secondi del trailer mostrano da una parte Eren, Mikasa ed Armin da bambini che corrono verso “l’albero su quella collina”, riferimento all’albero sotto il quale troviamo Eren dormire nel primo capitolo e su cui il ragazzo viene seppellito alla fine del manga.

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La felice immagine della loro infanzia però scompare, vediamo susseguirsi i vari momenti della crescita del ragazzo e infine l’inevitabile: Eren ha oltrepassato il limite e ha dato inizio al Boato col fine di schiacciare sotto i piedi di migliaia di Colossali tutto il mondo.

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Ad ergersi sopra i Colossali, poi, vediamo la forma del Progenitore di Eren: un essere scheletrico che difficilmente potremo definire un gigante, estremamente inquietante e del quale vediamo solamente il volto e i capelli. È un’immagine, questa, che più di tutto rappresenta la disperazione e la distruzione che ci attende.

Un unico filo conduttore: Takashi Kojima

Per quanto in molti possano (giustamente) faticare a crederci, la componente visiva di The Rumbling è stata realizzata essenzialmente da una sola persona. Certamente il suo autore Takashi Kojima deve ad altri dipartimenti un contributo non trascurabile, ma questo non può che passare in secondo piano rispetto a quello di chi ne è regista, storyboarder, supervisore delle animazioni ed unico animatore chiave.

Eppure, ancor più di questo dato, a dimostrare come questo lavoro provenga praticamente dalle mani e dalla mente di una sola persona è piuttosto la coerenza visiva di fondo intrinseca nell’opera, frutto sia della bravura, del talento e della creatività di questo magnifico artista che della sua capacità di accollarsi una mole di lavoro enorme, persino per gli ostici standard dell’industria degli anime.

La parola chiave attorno a cui Kojima lavora è quella del titolo della canzone della sigla, ovvero il boato della terra. Kojima interpreta brillantemente la marcia dei Colossali come un percorso, e costruisce attorno a quest’ultima parola l’intero fulcro visivo della sua breve ma intensa narrazione. Il concetto di “percorso” riassume simbolicamente e concretamente il cammino di Eren verso il genocidio; concetto che Kojima affronterà, nell’arco di poco più di un minuto, in tutte le sue diramazioni principali, e che trova poi estensione in tanti altri piccoli dettagli già citati anteriormente, come il continuo dispiegarsi tra il presente ed il passato.

Spostando velocemente l’attenzione da un ricordo passato all’altro, Kojima riesce nell’arduo compito di farci percepire gli infernali avvenimenti passati come nostalgici, quasi a volerci dire che ciò che ci attende è ben peggiore dell’asfissiante e (già ampiamente) insopportabile spettacolo a cui abbiamo assistito finora.

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La natura decisamente controversa di Eren è rappresentata nella primissima scena della sigla, in cui vediamo un’introduzione al personaggio che in altre storie sarebbe stata associata al villain di turno. L’oscurità iniziale viene tranciata di netto dallo sguardo del protagonista, tanto minaccioso quanto determinato a compiere il gesto.

Eren non sarà pur l’artefice materiale della spaventosa quantità di morti che il boato della terra sta per produrre, eppure in realtà è come se lo fosse. Il percorso di quei giganti è il percorso di Eren; quel piede che usa per avanzare è lo stesso che userà per schiacciare chi ha come unica colpa quella di esistere.

eren boato

Tuttavia, raggiungere la meta prefissata non significa causare soltanto morte, ma anche sofferenza a chi rimane in vita, e a se stessi. Decidendo di percorrere la strada verso il sacrificio, Eren è paradossalmente costretto a recidere i legami con coloro a cui ha intenzione di donare il futuro — lo stesso che lui invece non vedrà mai. Non sono solo i cadaveri a segnare il suo percorso, ma anche la solitudine: la sua e quella di chi gli sta attorno, vuoi per sostenerlo o per fermarlo.

Gli stessi Guerrieri Marleyani, proprio come Eren, appaiono soli e sconfortati: amareggiati dall’atrocità di un conflitto in cui sono stati coinvolti e che diventa, morte dopo morte, sempre meno giustificabile, persino ai loro occhi. A rafforzare questa sensazione è anche il basso livello di saturazione adottato in fase di fotografia, che strappa via a suddette scene il colore, simbolo di vitalità.

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Di vitalità, gioia e felicità non c’è alcuna traccia in questa sigla, e, se c’è, essa è prontamente destinata a svanire con il crescere della consapevolezza.

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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