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#Commodoween – Top 5 Commedie Horror

Stavolta la risata vi seppellirà veramente.

Bentrovati su #Commodoween, la rubrica dell’orrore di ottobre!

Due settimane fa si era parlato di commedie horror talmente brutte e poco divertenti che potevano ricordare i film recenti di Adam Sandler o del suo compare Rob Schneider.

Questa volta però vogliamo mostrarvi il lato leggero dell’horror e lo spirito di Halloween (il gioco di parole non è voluto): Spaventarsi e divertirsi.

Come per la flop 5 delle commedie horror, nessun direct-to-video o horror di case di produzione come Troma/The Asylum verrà inserito in questa lista. Solo film che hanno ricevuto una distribuzione al cinema.

Senza ulteriore indugio, dunque, ecco una top 5 delle migliori commedie horror.

Beetlejuice

#Commodoween

Tim Burton. Questo nome è simbolo di lavori di qualità come i primi due Batman ed Edward Mani di Forbice (“E Nightmare Be-” NO, TIM BURTON NON HA FATTO NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS. QUELLO È HENRY SELICK. HA FATTO ANCHE CORALINE. TIM BURTON HA SOLO FATTO IL POEMA E DA PRODUTTORE.) e questo film non fa eccezione.

Barbara e Adam Maitland sono due pacifici coniugi che amano vivere in un piccolo paesino del Connecticut e ristrutturare la loro casa. Dopo un incidente, scoprono di essere divenuti spiriti. Non potendo lasciare la loro abitazione, si limitano a viverci come prima. Quando però arriva la famiglia Deetz, composta da Delia, una dispotica scultrice, suo marito Charles, uno yuppie che cerca la vita calma, e la figlia Lydia, una goth che sembra l’unica in grado di vederli, la loro vita da spettri cambierà radicalmente come la loro casa. Seguiranno disavventure sempre più divertenti ed assurde.

Credete che la musica dei fantasmi sia solamente quella vecchia che esce da grammofoni o da carillon antichi? Con questo film pure voi crederete che i fantasmi ballano la Calypso (il che fa pensare: i fantasmi di gente morta negli anni ‘90 balleranno sulle note di “Heaven Is A Place on Earth”? O “Time of my Life”? Sarebbe esilarante). Il cast è di prim’ordine: Alec Baldwin, Geena Davis, Winona Ryder (in uno dei suoi primi ruoli al cinema) e Micheal Keaton, così come la musica (composta da Danny Elfman, alla seconda, ma di certo non ultima, collaborazione col regista).

Le parti divertenti sono moltissime (in particolare la scena della cena dove ballano Day-O di Harry Belafonte) e sono mescolate in modo eccellente con lo stile gotico/horror tipico di Tim Burton. Dite il suo nome, ditelo due volte e alla terza lui arriverà!

Sospesi nel Tempo

#Commodoween

Peter Jackson prima di cimentarsi nella realizzazione de Il Signore degli Anelli che gli valse 17 Oscar in totale (di cui 11 solamente da “Il Ritorno del Re” che li vinse su 11 nomination compreso Miglior Film) ha fatto commedie horror come Fuori di Testa, Splatters – Gli Schizzacervelli (che ha influenzato L’Alba dei Morti Dementi di Simon Pegg, a detta di Simon stesso) e questo film.

La trama parla di Frank Bannister, interpretato da Micheal J. Fox, un uomo che si fa pubblicità ai funerali come acchiappafantasmi (se c’è qualcosa di strano nel vicinato, chi chiameranno? Marty McFly). La verità è che Frank è un ex-architetto vedovo che truffa la gente utilizzando dei fantasmi amici. Quando però gli abitanti della città cominciano a morire di morti misteriose, si troverà coinvolto in qualcosa di più macabro.

Un esempio grandioso di commedia nera unita all’horror. Micheal J. Fox è straordinario in questo film, nel quale si può trovare pure una piccola parte di Robert Lee Ermey nel suo più iconico ruolo. Troviamo anche Jake Busey, figlio di Gary Busey, nel ruolo del cattivo. Peter Jackson, come solito fare nei suoi film, compare in un cameo tagliato però nella distribuzione italiana.

Ma quello che rimarrà impresso della canzone per molti è la canzone dei titoli di coda: Don’t Fear the Reaper dei Blue Oyster Cult.: Talmente iconica e memorabile che il Saturday Night Live ci ha fatto una parodia con nientemeno che Christopher Walken. Consigliamo decisamente questo film.

Frankenstein Junior

#Commodoween

Potevamo fare una lista del genere ed escludere uno dei capolavori di Mel Brooks? Assolutamente no. Talmente memorabile che le citazioni sono già apparse nella vostra mente da quando avete visto il titolo di questa posizione.

Frederick Frankenstein è il nipote del famoso scienziato pazzo Victor von Frankenstein ma il primo rifiuta veemente le teorie mediche del nonno e addirittura cambiando la pronuncia del suo cognome per distinguersi da esso. Un’eredità del barone Frankenstein (Padre di Victor) gli fa guadagnare un castello in Transilvania dove incontra il nipote del vecchio assistente del nonno: Igor (Che si fa chiamare Aigor per prendere in giro Frederick), la sua nuova assistente Inga e l’inquietante e misteriosa Frau Blücher (il quale nome fa nitrire di terrore i cavalli).

Dopo aver trovato gli appunti del nonno si convince a ripetere l’esperimento: profana varie tombe per rimediare le parti della sua creatura (proporzionata in ogni aspetto) e incarica Igor di recuperare il cervello di Hans Delbruck, scienziato e santo, ma questo sbaglia e porta a Frederick un cervello abnorme (da Igor chiamato “Abby Norme”). Seguiranno peripezie esilaranti.

Che dire?

Questo film potrebbe essere considerato il punto di riferimento principale su come fare una parodia dei film horror. Le atmosfere sono identiche all’originale e questo contribuisce a renderlo più esilarante: Il fatto che sembri tutto così identico al Frankenstein di James Whale con Boris Karloff nel ruolo del mostro (non chiamatelo Frankenstein, è il nome del creatore. È come chiamare Link “Zelda”. Chiamatelo Adam, se preferite) e che invece troviamo delle situazioni che definire comiche è dir poco: il cieco che brucia il dito del mostro per errore (con l’attore che improvvisa: “Volevo offrirti una sambuca” e con tutta la troupe che scoppia a ridere, chiudendo in fretta la scena), il dialogo “Lupo Ululà e Castello Ululì” (adattamento sublime di un gioco di parole altrimenti intraducibile) e la gag in lingua originale di “Walk This Way” (perduta in italiano poiché inadattabile ed intraducibile, ma che ha ispirato l’omonima canzone degli Aerosmith).

Ce ne sarebbe parecchie da raccontare su questo film visto che è foriero di moltissimi fatti curiosi (come Mel Brooks che aggiungeva scene per non far finire le riprese perché si stavano divertendo tutti), ma vogliamo chiudere qui con un consiglio: se non l’avete visto, guardatelo in questo istante. Una parodia horror fatta bene? SI. PUÒ. FARE!

Vita Da Vampiro – What We Do In The Shadows

#Commodoween

Delle persone che vanno a fare un documentario sul paranormale è una premessa gettonatissima nei film dell’orrore, a partire dal celeberrimo “The Blair Witch Project – Il Mistero della Strega di Blair“. Ma se i protagonisti non fossero chi riprende, ma le creature? Questo si sono chiesti Taika Waititi (noto ai più per Thor: Ragnarok) e Jemaine Clement (attore in film come “Men In Black 3” dove interpreta il boglodita criminale “Boris l’animale” e doppiatore originale in “Oceania” dove interpreta il gigantesco granchio gretto Tamatoa) e a domanda risposero con questo film.

La trama?

Quattro vampiri vivono in una casa e fanno la vita degna  di un amante delle discoteche: dormono di giorno e vivono di notte (per evitare la portinaia, magari). Viago è un dandy dal sorriso fisso e beota che si occupa della casa, Vladislav era un ex-tiranno a cui è stato tolto il potere (salvo quelli magici dove lui eccelle) per via di una creatura nota come “La Bestia”, Deacon è un giovane scavezzacollo sempre pronto a fare follie e Petyr è il vampiro più anziano di tutti (ed è l’unico che ha un aspetto totalmente differente dagli altri, somigliando molto di più al Nosferatu di Murnau che ad un umano). Traversie sempre più divertenti saranno all’ordine del giorno… o della notte.

Un film che mette la parola “Mock” in “Mockumentary“: divertente fin dai primi minuti di pellicola e decisamente unico nel suo genere. Metà dei protagonisti sono i registi del film: Waititi e Clement recitano nei ruoli di Viago e Vladislav, rispettivamente. Nato come corto di Waititi e come terzo lungometraggio dello stesso, questo film ha avuto un successo strabiliante al Sundance Film Festival che l’ha portato alla distribuzione mondiale.

C’è altro?

Piccola curiosità: l’attore che interpreta Stu, un tecnico informatico amico dei vampiri, è veramente un tecnico informatico. Non è un attore e l’hanno convinto a partecipare al film. E vi diremo di più: Quest’uomo, Stu Rutherford, ha creato assieme al suo amico un sistema di strobo che si vede in Thor: Ragnarok (nella scena del flashback di Valkyria).

Una comicità folle e sopra le righe (Di cui vi abbiamo accennato qui) che rende la visione un piacere dall’inizio alla fine. Dopo la visione la canzone “You’re Dead” di Norma Tanega vi rimarrà in testa per parecchio, garantito. Un documentario con lupi mannari, vampiri e lo 0% di Twilight (nemmeno un singolo riferimento).

L’alba dei morti dementi – Shaun of the Dead

#Commodoween

Era il 2004 quando Edgar Wright confezionò una delle migliori parodie horror della storia del cinema: Shaun of the Dead. Da noi arrivato come L’alba dei morti dementi, la pellicola di Wright conquistò tutti; persino il tanto blasonato Tarantino arrivò a dichiarare: “non è solo il miglior film di quest’anno, ma di ogni anno da ora in poi”. 

Primo capitolo della leggendaria Trilogia del Cornetto (una serie di film collegati da una serie di elementi ricorrenti, come appunto la presenza del cornetto, storico gelato italiano prodotto dalla Algida), sono innumerevoli i motivi che fanno di Shaun of the Dead un capolavoro di film.

Shaun vive una vita totalmente apatica e monotona, condividendo i suoi pochi interessi col suo migliore amico, Ed. Incapace di dare una svolta alla propria esistenza, non c’è dubbio che il passatempo preferito del protagonista sia il pub (altro elemento ricorrente della trilogia). Sarà proprio la passione per le pinte di birra che sanciranno l’inizio della sua crisi amorosa con Liz.
In questa difficile situazione, il protagonista dovrà fronteggiare un’apocalisse zombie, ritrovandosi ad escogitare un grottesco piano nel tentativo di salvare le persone a lui più care.

Dunque?

E sarà in questo contesto che Wright racconterà una storia a dir poco esilarante, piena di gag irresistibili e scene indimenticabili. Un film mai banale, che sarà in grado di stupire lo spettatore esasperando tutti i vari cliché che caratterizzano i film di questo genere. Dall’incredibile regia fino al frenetico montaggio adottato nelle situazioni più ordinarie, come quella di lavarsi i denti, il gioiello di Wright non si limita a parodiare solo l’aspetto narrativo degli zombie movie, bensì anche il lato tecnico. 

Un film sicuramente iconico, che merita di esser visto anche per la sola scena del jukebox all’interno del pub.

Continuate a seguire l’hashtag #Commodoween e non prendete programmi per il 31, avremo una sorpresa in serbo (ma anche in Italiano) per voi!

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Mario Sacchi

Mario Sacchi

Nato nel '96, questo baldo giovane passa il giorno e la notte alla ricerca di notizie su film, serie tv e anime. Nel tempo libero posta amenità sui suoi social.

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