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Vampyr, la sanguinosa consacrazione di DontNod

Vampyr si distingue nella nostra recensione

La storia di DontNod è particolarmente travagliata. La piccola software software house francese infatti, nel lontano 2013 dovette fare i conti con il parziale fallimento di Remember Me. Il gioco, interessante ma eccessivamente bistrattato, faticò addirittura a trovare un publisher, probabilmente a causa della protagonista. Le difficoltà conseguenti al fallimento dell’opera prima furono particolarmente importanti per i ragazzi francesi, che dovettero chiedere aiuto al crowd funding per finanziare il loro successivo progetto. Quel what if che sarebbe poi divenuto il famosissimo Life is Strange.

Quest’ultimo ha riscosso un grande e meritato successo, grazie soprattutto ad una storyline articolata tra scelte multiple, facendo tornare la tranquillità in quel di Parigi. Forte del successo ottenuto con Life is Strange, DontNod ha deciso di provare a passare allo step successivo sviluppando, in collaborazione con Focus Home Interactive, Vampyr. Il gioco in questione è un action RPGstory driven, in cui le scelte del giocatore hanno un gran peso nell’economia dell’esperienza. Sarà riuscita la software house francese a consacrarsi definitivamente al grande pubblico? Scopritelo nella nostra recensione!

Un setting intrigante fa da tela all’esperienza

Londra, 1918. L’influenza spagnola imperversa tra le strade della capitale britannica, mietendo un copioso numero di vittime. Il Dr. Jonathan Reid, medico e reduce della Grande Guerra, è finalmente tornato a casa. Appena sbarcato a Londra tuttavia, il dottor Reid viene assalito da una figura misteriosa, che si rivelerà una minaccia ben più grande dell’influenza spagnola: un vampiro. Dopo aver ripreso conoscenza, Jonathan ha bisogno di nutrirsi di sangue per soddisfare i suoi nuovi istinti, decidendo dunque di mordere una donna nelle sue vicinanze. Purtroppo, la donna morsa da Jonathan non è altri che Mary Reid, malcapitata sorella del nostro protagonista.

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Sconvolto dall’accaduto, Reid decide di investigare sui motivi che lo hanno portato a questa nuova condizione, al fine di vendicarsi contro il suo misterioso assalitore. Le tracce portano il dr. Reid al porto di Londra, dove combatterà con uno Skal, una mostruosità appartenente alla progenie dei vampiri intenta a togliere la vita ad un indifeso prete, e dove successivamente farà la conoscenza del dottor Edgar Swansea e della bellissima Elizabeth Ashbury, anch’essa appartenente alla razza dei vampiri. Il dottor Swansea, preso atto della condizione di Reid, proporrà al protagonista un bizzarro accordo: lavorare al Pembroke Hospital al fine di scoprire l’origine del morbo che imperversa a Londra, che sembra apparentemente connesso al proliferare delle creature della notte.

L’impianto di gioco è legato a doppio filo alle scelte

Queste sono solo le premesse dell’articolata e molto ben narrata trama di Vampyr, che come prevedibile fa della narrativa il suo punto di forza. La trama del titolo dunque non è un mero pretesto per menare Skal, Vampiri e altre mostruosità, quanto piuttosto una vera e propria meccanica di gioco. Le scelte operate dal giocatore infatti avranno un peso specifico, che andrà a modificare sia il finale, sia l’ambientazione che circonda il nostro protagonista. Ma andiamo con ordine. La Londra in cui il titolo è ambientato è divisa in 4 macro aree, o quartieri, che sono il Porto, il Pembroke Hospital, la celeberrima Whitechapel e West End. Ogni quartiere vanta un particolare “stato di salute” che simboleggia la situazione generale vissuta dagli abitanti dei suddetti. Tale stato di salute può essere alterato dal dottor Reid, mediante il compimento di determinate azioni.

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Se infatti decideremo di tener fede al Giuramento di Ippocrate, distribuendo medicine e curando gli ammalati, lo stato di salute del quartiere aumenterà, ed insieme ad esso, anche la difficoltà del titolo. Al contrario, se dovessimo decidere di dare sfogo ai nostri istinti vampireschi, uccidendo gli NPC per soddisfare la nostra sete di sangue, lo stato di salute della zona calerà vertiginosamente, e renderà le strade brulicanti di Skal, Vampiri e così via. Ovviamente, la grande libertà di scelta accordataci ci permetterà di decidere chi dei tanti abitanti con cui avremo a che fare uccidere. Ognuno di questi è dotato infatti di un sostanzioso background, che è possibile conoscere attraverso dei ben congegnati dialoghi a scelta multipla, nonché grazie al ritrovamento di indizi sparsi per il mondo di gioco, utili a delineare i lati oscuri del carattere di ognuno di essi, facendo dell’omicidio una sorta di questione etica.

Il livello di fascinazione

Tuttavia non sarà possibile mordere ed uccidere indiscriminatamente qualunque abitante si pari noi davanti; tale meccanica è subordinata al cosiddetto livello di fascinazione di Jonathan, che, se superiore a quello della vittima, permetterà al nostro protagonista di entrare nella mente di quest’ultima al fine di portarla lontano da occhi indiscreti per poi cibarsi del suo sangue. Il livello di fascinazione è legato al rapporto di Reid con le vittime; rapporto che può ovviamente essere sviluppato grazie ai suddetti dialoghi, in maniera abbastanza coerente e mai esagerata.

Ogni uccisione porterà in dote al dottor Reid un gran numero di punti esperienza, aumentando di conseguenza la voglia del giocatore di mordere quanti più NPC possibili al fine di avere vita facile contro i sempre più ostici nemici. Ed è proprio qui che sta la libertà di scelta di cui parlavamo poc’anzi. Sceglierete di salvare tutti per avere il cosiddetto “perfect ending“, o di avere vita facile contro i nemici per arrivare poi al “bad ending“?

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Tale meccanica è sicuramente uno degli elementi più riusciti dell’intero titolo in quanto coinvolge il giocatore, rendendolo non più spettatore passivo quanto piuttosto parte attiva del mondo di gioco, facendo di Jonathan Reid la perfetta incarnazione di ciò che definiamo avatar. DontNod ha inoltre prestato grande attenzione anche alla lore del mondo di gioco, parecchio densa e stratificata e racchiusa nella miriade di diari, lettere e documenti di ogni genere sparsi nella buia Londra. Insomma, dal punto di vista narrativo, nonostante qualche piccola incertezza, Vampyr è un prodotto nettamente sopra la media.

Il combat system attinge a diverse opere

Il combat system di Vampyr merita sicuramente un paragrafo apposito. DontNod, per svilupparlo, ha attinto a varie fonti di ispirazione senza tuttavia mai cadere nel banale. Il dottor Reid avrà a disposizione due tipi di armi, una utile a danneggiare i nemici e l’altra utile a stordirli al fine di recuperare un po’ di sangue, il quale serve ad attivare le abilità speciali del protagonista. Ogni attacco farà inesorabilmente calare la classica barra della stamina, fondamentale per schivare i feroci assalti dei nemici.

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Ogni arma avrà ovviamente i suoi caratteri peculiari. Le asce, ad esempio, consumeranno parecchia stamina, ma permetteranno di parare gli attacchi avversari e di infliggere a questi ingenti danni. I pugnali invece saranno meno letali, ma permetteranno di schivare più agevolmente gli assalti dei nemici. DontNod ha inoltre dato la possibilità di memorizzare due diversi setup da combattimento, che potranno essere richiamati instantaneamente grazie alla pressione del d-pad. Starà dunque al giocatore valutare la situazione e scegliere quale dei tanti stili di gioco disponibili sia più adatto al momento. Da non dimenticare ovviamente le tante mosse speciali del dr. Reid, una variante importantissima all’interno dei combattimenti che potrà più volte fare la differenza tra una rapida dipartita o una bruciante vittoria.

Mosse speciali che aumentano la profondità

Tali mosse speciali, ampiamente potenziabili all’interno degli appositi rifugi, permetteranno al giocatore di ricaricare la propria energia, di erigere barriere contro gli attacchi avversari, di evocare lame d’ombra, proiettili di sangue e così via. Ognuna di queste abilità speciali tuttavia necessiterà di un periodo di cool down più o meno lungo, a seconda della potenza sprigionata dalla stessa. L’uso attento di queste mosse sarà dunque di grande aiuto al giocatore, soprattutto negli impegnativi scontri con i boss e nelle parti più avanzate dell’avventura, dove il livello di difficoltà si innalzerà vertiginosamente, soprattutto se non avrete svolto correttamente il vostro ruolo di Vampiro. L’attenzione posta nei combattimenti di Vampyr da parte di DontNod è sicuramente parecchio elevata, e nonostante questo comparto non brilli per originalità, saprà come divertire e tenere impegnato il giocatore.

Il lato tecnico non convince

Il lato tecnico invece è ciò che meno ci ha convinto di Vampyr. Sia chiaro, il colpo d’occhio offerto dal titolo è tutt’altro che terribile, ma forse il limitato budget di DontNod ha influito parecchio sulla qualità dell’immagine e soprattutto delle animazioni. Nonostante abbiamo provato il titolo su una PlayStation 4 Pro, la definizione di molte texture ci è sembrata tutt’altro che convincente, andando quasi a stonare con la bellezza della Londra ricreata magistralmente dalla software house francese. Anche il frame rate soffre della natura low budget della produzione, a causa di un cap di 30 FPS che difficilmente risulta stabile, soprattutto nelle situazioni più concitate.

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Nota dolente inoltre sono le animazioni del dottor Reid, davvero troppo legnose e poco curate, quasi come se il titolo fosse previsto per la scorsa generazione di console. Degne di nota invece, come già anticipato, le ambientazioni e l’atmosfera che permea l’intera opera, che ci è sembrata particolarmente adatta al tipo di storia che DontNod ha voluto raccontare. Di ottima fattura anche il doppiaggio, completamente in inglese, che riesce a donare una forte identità ad ognuno dei 64 NPC che incontreremo durante la nostra avventura, che abbiamo portato a termine in circa 25 ore di gioco.

In conclusione, il bilancio è positivo

Insomma, al netto di qualche problema sul lato tecnico e della poca originalità delle meccaniche di combattimento, Vampyr è sicuramente un prodotto ben riuscito, divertente, longevo e particolarmente rigiocabile. DontNod ha svolto un lavoro egregio, soprattutto se rapportato al non elevatissimo budget che aveva a disposizione. Se avete voglia di immergervi in una Londra oscura, cupa ed infestata da creature demoniache, vi consigliamo sicuramente l’acquisto di questo titolo. Le porte del Pembroke Hospital sono aperte, il dottor Reid vi sta aspettando.

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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