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Past Lives: i retroscena del film raccontati dalla produttrice

Past Lives, opera prima della regista sudcoreana Celine Song, ha conquistato con il suo stile tenue e compassato gli spettatori di tutto il mondo. Il film, ora nelle sale italiane, è stato accolto con scroscianti applausi il 21 gennaio 2023, durante la sua primissima proiezione al Sundance Film Festival, dove lacrime e fazzoletti non sono mancati; le ovazioni si sono ripetute alla 73ª edizione del Festival del cinema di Berlino, tenutasi il 13 febbraio dello scorso anno, consolidando il generale apprezzamento della pellicola.

Il delicato lungometraggio, prodotto dalla A24 e distribuito in Italia da Lucky Red, ha toccato anche i cuori della giuria degli Academy Awards, aggiudicandosi ben due candidature agli Oscar 2024: una come Miglior Film, l’altra come Miglior Sceneggiatura Originale. In attesa di sapere se il film trionferà fra le rose di candidati il prossimo 10 marzo, la produttrice Christine Vachon ha commentato il successo della prima fatica della Song per l’Hollywood Reporter, riportando alcuni interessanti retroscena legati al concepimento dell’opera.

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L’intervista alla produttrice di Past Lives Christine Vachon

La rivista statunitense The Hollywood Reporter ha intervistato una delle produttrici del film, interrogandola su alcuni degli aspetti che risiedono al di là del “sipario” cinematografico. Alla domanda “qual è stata la sfida più inaspettata posta dalla realizzazione della pellicola?”, la Vachon ha risposto:

(…) sono state le scene in cui cercavamo di rappresentare la comunicazione online agli albori di Internet. È stata una sfida far sì che sembrasse tutto realistico e verosimile. È un aspetto che vuoi che le persone ricordino, quando lo vedono: l’interruzione della connessione, il freezarsi improvvisamente, e poi ricominciare e parlarsi l’uno sopra la voce dell’altra; volevamo riprodurre lo spaesamento di quei tempi, in cui non eravamo ancora abituati a tutto questo. È stata una sfida sorprendentemente grande.

Ricordiamo infatti che la pellicola ruota attorno a una storia d’amore malinconica fra una sceneggiatrice che vive a New York (Nora) e un ingegnere di Seul (Hae Sung). I due, nati entrambi in Corea del Sud e separati quando erano solo bambini, cercano di riallacciare i rapporti 12 anni dopo la separazione grazie all’utilizzo di Internet. Nonostante il tempo e la distanza, scopriranno che i loro cuori battono ancora all’unisono, e che le loro vite sono destinate a un legame profondo e segreto.

In un cinema fatto prevalentemente d’azione e di dialoghi complessi ed intricati, la Song punta sull’intimità e sui silenzi intrisi di significato, realizzando un prodotto che va deliberatamente controcorrente rispetto agli standard contemporanei. A tal proposito, l’Hollywood Reporter ha posto alla produttrice un quesito importante su questa tipologia di progetti: “che consigli daresti agli studios e agli altri produttori che si approcciano a un regista al suo primo debutto?”. Christine Vachon ha così risposto:

La cosa più importante è assicurarsi (…) che un regista conosca la storia che sta cercando di raccontare. Spesso, con un regista esordiente, devi seguire il tuo istinto perché non c’è molto altro su cui fare affidamento. Questo è il punto. Ma c’è una passione che nasce dalla realizzazione del tuo primo film, c’è quel desiderio di raccontare una storia che probabilmente stavi aspettando di raccontare da tutta la vita. Questi sono tutti aspetti che rendono il progetto davvero, davvero avvincente per noi.

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Il rischio ha – fortunatamente e abbondantemente – ripagato, visto il grande successo della pellicola e le sue 2 candidature ai premi Oscar. Oscar che, in quest’edizione, sembrano aver particolarmente gradito le produzioni orientali, candidando non solo Past Lives, ma anche Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki come Miglior Film d’Animazione e Perfect Days di Wim Wenders nella categoria Miglior Film Internazionale. In merito a questo indiscusso trionfo, il The Hollywood Reporter ha chiesto alla produttrice qual è stato il momento in cui ha capito che l’opera della Song avrebbe ottenuto il meritato clamore.

Vado sempre al cinema il fine settimana di apertura di ogni film. Compro un biglietto. A volte ne compro due! (…) le persone che si recano al cinema decidono che questo piccolo evento coronerà il loro sabato sera o il loro giovedì sera. Investiranno economicamente in quell’esperienza. Compreranno i biglietti. Mangeranno qualcosa prima di entrare in sala. Forse dovranno pagare una babysitter. È allora che capisci davvero (…) che ne è valsa la pena. Vedendo il pubblico nelle prime due settimane di proiezione e il modo in cui hanno reagito al film, è in quel momento che ho pensato: “OK, questo parlerà davvero alla gente”.

Per leggere l’intervista integrale alla produttrice Christine Vachon, vi rimandiamo qui.


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Matteo Perotti

Matteo Perotti

Figlio dell'autunno, esiliato dalle pagine di un libro, da allora insegue con sguardo malinconico le stelle del cielo, chiedendosi se l'EVA-01 fluttui ancora nel cosmo. Probabilmente è solo sfuggito da una poesia di Tim Burton.

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