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Energia solare senza fili? L’ambizioso progetto del Giappone per il 2025

Sfruttare l’energia solare direttamente dallo spazio per ricavare elettricità oltrepassando il complesso filtro dell’atmosfera terrestre è una sfida che gli scienziati di tutto il mondo cercano di risolvere da decine di anni, siccome la sua riuscita sarebbe di grande aiuto per migliorare l’efficienza del fotovoltaico, anche in ottica della lotta al surriscaldamento globale.

È questo l’obiettivo che l’Agenzia Spaziale Giapponese (meglio conosciuta con l’acronimo JAXA, Japan Aerospace eXploration Agency) si è posta per il 2025. Anche perché, sempre la JAXA, è stata la prima agenzia spaziale a riuscire parzialmente a trasmettere l’energia elettrica “senza fili“, alimentando un piccolo forno elettrico posto a una distanza di 50 metri.

Il progetto del 2025 sarà guidato da un’equipe scientifica di rilievo, e verranno inviati nell’orbita terrestre dei piccoli satelliti con pannelli fotovoltaici: l’energia solare raccolta, trasformata in energia elettrica, verrà inviata poi sulla Terra tramite microonde ad apposite stazioni riceventi.

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I limiti dell’energia solare “wireless”

Da un lato, questa tecnologia (già teorizzata e pensata nel 1968) potrebbe essere la svolta per l’approvvigionamento efficiente di nuova energia pulita e rinnovabile, anche perché nello spazio non ci sarebbero vincoli di orario o condizioni atmosferiche, l’energia solare sarebbe catturata e trasmessa 24 ore su 24.

Ma dall’altro lato, questa tecnologia ha dei limiti importanti, che sono stati evidenziati da numerosi detrattori, tra cui l’eccentrico miliardario e amministratore delegato di SpaceX Elon Musk, asserendo che l’efficienza di conversione possibile sarebbe comunque inferiore a quella ottenibile normalmente sulla Terra.

Anche scienziati e fisici illustri sono estremamente scettici riguardo l’uso di questa tecnologia, tra cui il fisico Casey Handmer: egli afferma che i costi per la logistica, che tengono conto anche delle varie perdite di trasmissione e di accumulo, potrebbero essere addirittura tripli rispetto al fotovoltaico terrestre, con una cifra che si aggirerebbe intorno ai 7 miliardi di dollari, come un reattore nucleare. Ma senza la certezza che funzioni adeguatamente.

Bisogna ricordare però che il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale sono problemi reali e molto gravi, pertanto la necessità di agire nell’immediato, facendo ricerca su qualunque tecnologia atta a ridurre gli effetti dell’industrializzazione umana sul pianeta, è di vitale importanza.

Fonte: EnGadget

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Riccardo Coda

Riccardo Coda

Reincarnazione di Bocchi. Vedo il bello in tutto, a partire dai piccoli dettagli.

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