Numerose terminologie originariamente diffuse soprattutto nelle cerchie di fan di anime, manga, di media in generale proveniente dal Giappone, in questi anni hanno avuto modo di propagarsi anche in Occidente: pensiamo a termini come l0li (volutamente censurato) hentai, waifu, kawaii e così via. Questi sono termini che vengono abitualmente usati su internet anche da coloro che non hanno un grande attaccamento a questo mondo, essendo diventati ormai un aspetto comune del “gergo del web”.
Tuttavia, tra queste parole quella che definisce le “l0li” (e le implicazioni che la riguardano) rimane tutt’oggi considerata una sorta di tabù all’interno del proprio vocabolario, poiché viene spesso utilizzato per indicare prettamente dei soggetti minorenni dalle fattezze estremamente bambinesche, rappresentati nella maggior parte delle volte in un modo ritenuto molto spesso eccessivamente “sessualizzante” o volto esclusivamente a soddisfare particolari e inquietanti feticismi.
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Come se le opinioni estremamente contrarie nei confronti dell’utilizzo del termine “l0li” in Occidente non fossero già sufficienti, adesso anche i social network hanno deciso di catalogarlo come qualcosa di decisamente negativo, e che addirittura potrebbe portare a delle serie ripercussioni nel caso la si vada a ricercare sulle piattaforme online. Una prova di ciò è emersa di recente su Facebook, dopo che un utente è andato a digitare e cercare “l0li” nella barra di ricerca.
I social network contro le giovani ragazze anime (L0li)
Un utente ha di recente scoperto un avviso che appare su Facebook nel caso si vada a cercare la parola “l0li” tra le ricerche del popolare social network. Nel caso ve lo domandiate, una volta iniziata la ricerca il sito manderà prontamente un’avvertenza sullo schermo, che chiede:
“Sei sicuro di voler continuare? Il termine che ha ricercato è a volte associato all’abuso sessuale di minori, il quale causa un estremo danno ai bambini. Se hai pensieri sessuali nei confronti dei bambini, ci sono organizzazioni capaci di aiutarti.”
Se si vuole tentare di testare ulteriormente questa radicale presa di posizione del social, è possibile selezionare il riquadro “Assistenza” quando viene chiesto se si è sicuri di voler proseguire nella ricerca. Se si sceglie di fare ciò, la piattaforma condurrà in una sezione esterna dove vengono effettuate diverse raccomandazioni:
“Se sei preoccupato riguardo i tuoi pensieri sessuali sui bambini e i giovani, o per il comportamento di un’altra persona (come amici o famigliari), ci sono organizzazioni che possono offrire supporto alle persone che necessitano aiuto nell’affrontare questi sentimenti e bisogni.
Ricorda che può essere un crimine produrre, possedere o condividere foto e video di bambini soggetti ad abuso sessuale o sfruttamento. Ed è anche contro i Termini di Servizio e Community Standards di Facebook. Puoi imparare come segnalare le immagini che riportano sfruttamento di minori su Facebook. Se ti trovi in un momento difficile, contatta la helpline per avere un supporto per voi o un vostro amico.”
Oltre al chiedere assistenza, però, c’è anche un bottone che dovrebbe permettere di continuare con la ricerca delle “l0li”: Facebook in questo caso non si ferma nel dire come esso sia un termine problematico, avvertendo così:
“Vedere immagini o video sessuali con dei bambini può portare alla prigione o altre gravi conseguenze personali. Coloro che partecipano in questo tipo di contenuto possono essere rimossi da Facebook e segnalati alle autorità”.
Eppure, si potrà comunque cliccare nuovamente “continua”, andando finalmente a vedere i risultati (anche se probabilmente limitati). Facebook non è il solo social che va ad impedire la ricerca: anche Pinterest, popolare sito di contenuti fotografici e illustrazioni, fa spuntare questo messaggio di avvertimento nel caso si cerchi quella parola, spiegando come violi le sue linee guida della community, e chiedendo (come fa anche Facebook) di segnalare questo tipo di contenuti sulla piattaforma.
Inoltre, alcuni utenti riportano anche come il tag “l0li” da tempo non sia più utilizzabile sui siti con contenuti espliciti come e-hentai, poiché effettuando una ricerca con questa parola non uscirebbero dei risultati. In realtà, il tag esiste ancora, ma bisogna usare diverse combinazioni come nomi di autori o Tag che spesso vertono intorno ad esso.