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Davvero ogni adattamento è un falso, come dice Cannarsi? Parliamone

Sono trascorsi ormai oltre due anni dalle tragiche vicende relative al “nuovo” doppiaggio di Neon Genesis Evangelion realizzato da Gualtiero Cannarsi e distribuito da Netflix. Il doppiaggio, noto a tutti – persino ai non appassionati di Evangelion – per le bizzarre e antiquate, quasi incomprensibili scelte lessicali e per tutti i meme che queste hanno provocato è stato poi rimosso da Netflix e sostituito con un secondo doppiaggio in seguito alle critiche ricevute. A distanza di così tanto tempo, comunque, Gualtiero Cannarsi continua a far parlare di sé con nuovi lavori: l’ultimo che ha curato è Arte, anime uscito in Giappone nella primavera del 2020 e arrivato recentemente da noi doppiato in italiano.

Di recente Gualtiero Cannarsi ha raccontato di sé e della sua carriera in un’intervista molto interessante per La Stampa. L’intervista ripercorre le varie tappe della carriera dell’adattatore, a cominciare dal primo doppiaggio di Evangelion fino ad oggi. Proprio riguardo Evangelion, Cannarsi ha dichiarato che l’essere chiamato a supervisionare il lavoro era come una passione che diventava qualcosa di più, ma ci ha messo un po’ a realizzare fosse un vero e proprio lavoro.

Continuando, precisa che la sua mentalità oggi è la stessa di allora: è la mentalità di un professionista che si unisce a quella di un appassionato. Parlando dell’adattamento più nello specifico, Cannarsi ha sottolineato un concetto che aveva già espresso due anni fa, durante le numerose live e discussioni in cui era stato coinvolto riguardo il doppiaggio di Evangelion di Netflix: un prodotto doppiato, dal suo punto di vista, non potrà mai essere l’originale e si ridurrà inevitabilmente ad essere un falso, un’opera derivata che non esprime gli stessi concetti.

CannarsiEvaNetflix

Un prodotto doppiato, quindi, non è l’opera originale e non può esprimere gli stessi concetti, tuttavia durante i lavori hanno sempre cercato di essere fedeli all’opera originale. Ed effettivamente è innegabile che col doppiaggio una serie di sottigliezze o accortezze linguistiche possano andare perse, da questo punto di vista l’adattatore non ha certamente torto.

Tuttavia lo stesso discorso è discutibile se si tratta del messaggio che l’opera trasmette, perché davvero è così importante mantenere ogni sottigliezza linguistica per comunicarlo agli spettatori?

Tornando a parlare di Evangelion, la più discussa opera adattata da Cannarsi, per comprendere il messaggio di Hideaki Anno è davvero così importante conoscere il tipo di macchina posseduta da Misato, o che la stessa Misato utilizza talvolta un lessico infantile e per nulla formale? Per comprendere il grido di Asuka e il suo “non voglio morire” è davvero così importante mantenere alla perfezione la forma linguistica utilizzata da Anno in The End of Evangelion (che, ricordiamo, possedeva la negazione al termine della frase e che per questo era stata resa da Cannarsi con “di morire non mi va”)?

gualtiero cannarsi evangelion

Il problema di fondo è proprio questo: se il discorso di Cannarsi è giusto e comprensibile dal punto di vista linguistico – perché effettivamente ogni adattamento è un “tradimento” alla lingua originale e a tutte le sottigliezze lasciate dall’autore nella sua opera -, non si può dire che sia giusto quando parliamo del messaggio che si vuole comunicare attraverso un media. Né tanto meno l’utilizzare una forma linguistica piuttosto che un’altra per esprimere un concetto rende “falsa” un’opera.

Il modo con cui parliamo e ci poniamo ci definisce, le parole che utilizziamo non sono mai solo parole, ma portano sulle loro spalle la storia di come esse sono state utilizzate nel corso del tempo. Tuttavia, ancora una volta, è davvero così importante fare attenzione alle sottigliezze per comprendere i tanti messaggi che Hideaki Anno ci ha dato e continua a darci tramite la sua opera?

Temi come il tentativo di aprirsi agli altri, il superamento dell’incomunicabilità, l’amare se stessi sono tutti comprensibili attraverso l’opera e i dialoghi dei personaggi. Gli arcaismi e i tecnicismi utilizzati da Cannarsi in Evangelion (come nelle altre opere che si è occupato di adattare) saranno sicuramente fedeli alle opere originali, ma di fatto tradiscono uno dei principali messaggi di Evangelion: bisogna fare di tutto per aprirsi e capirsi gli uni con gli altri. E il signor Cannarsi, per quanto sia un enorme conoscitore di Neon Genesis Evangelion e della cultura giapponese in generale, purtroppo ha prodotto esattamente l’effetto contrario, generando una chiusura di Evangelion e rendendo quasi impossibile la sua comprensione attraverso il suo lavoro di adattamento.

Leggi anche: Evangelion su Netflix, il nuovo adattamento italiano è un’occasione sprecata

Che ne pensate voi Commodoriani delle parole di Gualtiero Cannarsi a proposito del doppiaggio? Fatecelo sapere con un commento!

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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