Dr Commodore
LIVE
Liz And the Blue Bird Naoko Yamada Kyoto Animation

Una Kyoto Animation senza Naoko Yamada

Come un fulmine a ciel sereno è giunta notizia di un adattamento animato prodotto da Science Saru con la celeberrima Naoko Yamada alla regia, The Heike Story. Se da un lato c’è da gioire nel sapere che una delle menti creative più brillanti del panorama anime tornerà sul piccolo schermo con un nuovo progetto — tra l’altro a breve –, dall’altro i fatti suggeriscono che, dopo tanti anni, Naoko Yamada abbia deciso di lasciare il suo ruolo fisso all’interno di Kyoto Animation per diventare una freelancer.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che agli occhi del grande pubblico la fama di Kyoto Animation oscuri facilmente quella delle personalità che lo compongono. Eppure sono proprio queste ultime a dare allo studio una vera e propria identità visiva, in un settore in cui quest’ultima è quasi sempre un miraggio. D’altronde Kyoto Animation è l’eccezione che conferma la regola — un baluardo che coltiva con amore i suoi dipendenti in un settore che non ne vuole sapere di trattare con riguardo chi lo sostiene con la sua arte.

È tutto l’ecosistema KyoAni — tra sistemi per incentivare il talento e la creatività, ottime condizioni di lavoro e di retribuzione e tanto altro — a donare allo studio quell’estetica riconoscibile anche ad occhi chiusi che tanto lo caratterizza, ma anche e soprattutto il genio innato di alcuni individui che hanno saputo rinnovarlo alzando sempre di più l’asticella. Da Yoshiji Kigami a Tatsuya Ishihara, passando anche per il defunto Yasuhiro Takemoto. Però il nome più rappresentativo della storia recente dello studio è soltanto uno, e l’avrete già intuito: Naoko Yamada. È il suo lo stile KyoAni per come lo conosciamo oggi.

Naoko Yamada Kyoto Animation

Naoko Yamada: Da animatrice a leader

Sin da prima di concludere i suoi studi presso la Kyoto University of Arts and Design, Yamada ha sempre avuto un forte interesse nei confronti della cinematografia, anche se l’amore specifico nei confronti dell’animazione è nato in seguito. Ad affascinarla era innanzitutto il cinema live-action, e nel suo percorso universitario si era specializzata nella pittura ad olio. Non che non conoscesse il mondo Anime&Manga, comunque, dato che alcune delle sue serie preferite sono Doraemon e Shin-Chan.

È così Naoko Yamada entra a far parte di Kyoto Animation nel 2004, due anni prima che il suo mentore Ishihara ponesse ufficialmente la firma sul leggendario anime La Malinconia di Haruhi Suzumiya. La Kyoto Animation era già più che un eccellente studio di outsorcing, e al suo interno Yamada riuscì velocemente a diventare una animatrice vera e propria, poi una regista di singoli episodi (Clannad) e poi una regista vera e propria.

È bastato poco affinché chi la circondava si rendesse conto del suo talento e cercasse di affidarle posizioni di maggiore responsabilità, e questa è arrivata indubbiamente con K-On!, un titolo ad oggi spaventosamente noto che per Yamada rappresenta un vero e proprio punto di svolta. La sua importanza non risiede tanto nel fatto che con esso si sono affermati nello studio altri due nomi fondamentali come la sceneggiatrice Reiko Yoshida e la character designer Yukiko Horiguchi, o nel fatto che è proprio con quel progetto che la regista ha iniziato a sviluppare una forte identità visiva. 

Piuttosto è stata l’incredibile quantità di successo ottenuta dall’opera, anche e soprattutto al di fuori del target sperato, tra l’altro, che ha rappresentato un passo avanti importante: quel momento in cui quella delicatezza nella costruzione visiva e quell’attenzione nei confronti delle minuzie del movimento umano hanno trasformato una storia molto semplice in un qualcosa di innegabilmente affascinante, persino per lo standard a cui lo studio aveva abituato il suo pubblico.

K-On naoko yamada kyoto animation

Alle varie riproposizioni di K-On! si sono poi susseguiti i sequel “spirituali” Tamako Market e il franchise di Hibike Euphonium, i quali hanno ancor di più consolidato la sua immagine e il ruolo fondamentale da lei ricoperto all’interno dello studio. Quello stile che «vorresti copiare ma semplicemente non ci riesci», come definito dal celebre regista Makoto Shinkai (Your Name) l’ha resa una delle personalità più iconiche e rispettate del settore: una reputazione ulteriormente innalzata dai suoi successivi lungometraggi La Forma della Voce e Liz and the Blue Bird.

L’influenza da lei esercitata, di fatto, non si limita soltanto alle mura di Kyoto Animation, ma anzi si estende anche al di fuori. Pensiamo a registi come Shin Wakabayashi e il suo recente Wonder Egg Priority, che, seppur a suo modo e nella sua imperfezione, riesce quasi a riproporre quell’irreplicabile delicatezza e minuziosità che distingue la regista. Anche giovani talenti come china hanno più volte dichiarato di ispirarsi a lei.

Il percorso di Naoko Yamada e di Kyoto Animation è banalmente inscindibile, tant’è che non sarebbe stata una sorpresa vederla proseguire per tutta la sua carriera al suo interno; in quello studio che ha fatto crescere titolo dopo titolo, raccogliendo l’eredità dei suoi mentori. E di fatto non può che essere così, per Naoko Yamada Kyoto Animation è senza alcun dubbio un luogo speciale. Soltanto un evento catastrofico avrebbe potuto separarli.

L’incendio e il domani

Una delle più grandi caratteristiche che hanno permesso alla Kyoto Animation di emergere in un’industria disegnata appositamente per impedirlo è stata quella di considerarsi come una grande famiglia, una filosofia di fondo che ha rappresentato la base sulla quale Yoko e Hideaki Hatta, i due fondatori, hanno portato a compimento tutte le loro scelte.

Il rapporto squisitamente umano e la passione comune hanno inspessito il nesso tra i membri dello studio dando vita a dei progetti che traboccano d’amore, ma allo stesso tempo devono aver reso lo staff incredibilmente vulnerabile ad eventuali perdite. L’incendio avvenuto nell’estate del 2019 ha mietuto tante, troppe vite, e nonostante lo studio sia riuscito comunque ad andare avanti per molti è diventato inevitabilmente la sede di dolorosi ricordi.

naoko yamada kyoto animation tamako

Non sorprende quindi che Yamada abbia deciso di abbandonare quel luogo a cui deve così tanto per imbarcarsi in una nuova avventura da freelancer. Questo non vuol dire che la possibilità di vederla nuovamente al timone di un progetto del suo adorato studio sia da escludere, quanto piuttosto significa che la regista avrà l’occasione di entrare in contatto con nuovi ambienti e continuare a sperimentare.

Quanto a Kyoto Animation, è difficile pensare che uno studio specializzato sul coltivare il talento e le persone sia incapace di trovare una nuova figura pronta a raccogliere l’eredità di Yamada. I suoi colleghi e sottoposti che hanno avuto modo di imparare da lei per tanti anni sono sicuramente pronti a mettersi in gioco, e tra questi spicca sicuramente il nome di Haruka Fujita, che proprio di recente ha diretto il lungometraggio di Violet Evergarden. La strada verso la ripresa e la felicità è ancora lunga per la famiglia di Kyoto Animation, e gli addii (momentanei, forse) come questo l’avranno resa sicuramente più ardua da percorre. Però ci sono pochi dubbi sul fatto che lo studio continuerà a fare quello che ha sempre saputo fare meglio: guardare avanti.

Articoli correlati

Matteo Mellino

Matteo Mellino

Matteo Mellino, sul web Mr. Gozaemon. Tormenta continuamente amici e familiari parlando dell'argomento che più lo affascina e al quale dedica tutto il suo tempo libero: l'animazione giapponese. Più pigro di Spike, testardo quanto Naruto ma sempre positivo come Goku.

Condividi