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It Takes Two, la recensione: viaggio tra le emozioni

It Takes Two, l’avventura co-op straordinaria di casa Hazelight

Capita spesso negli ultimi anni che alcune produzioni videoludiche, anche di un certo rilievo, vengano accusate di non avere identità. Questo a causa della volontà degli sviluppatori di inserire in un solo titolo troppi elementi diversi tra loro, provenienti da diversi generi. Una minestra di ottimi elementi incapaci però, di legare tra loro.
Un rischio, aggirato alla perfezione da It Takes Two.

Il nuovo titolo di casa Hazelight Studios, con a capo l’eccentrico quanto amato Josef Fares, è un calderone immenso di idee e sorprese che si sposano alla perfezione. Un viaggio da vivere rigorosamente in compagnia di un amico, che si candida come uno dei migliori titoli dell’anno. Ecco a voi la nostra recensione di It Takes Two.

Cooperare per ritrovarsi

Cody May sono una coppia che ormai da tempo ha perso la propria sintonia. Lei donna in carriera sempre troppo lontana da casa, lui casalingo con la testa tra le nuvole che si prende cura della figlia Rose.
Arrivati a un punto di apparente non ritorno comunicano alla piccola Rose la decisione di divorziare.
La bambina, incapace di accettare tale situazione, esprime un desiderio al libro dell’amore di un certo Dr Hakim. E qui, la magia avviene.

Cody e May si risvegliano sotto forma delle due bambole costruite dalla figlia e, superato il panico iniziale, incontrano proprio il libro dell’amore Dr. Hakim, il deus ex machina nonché dominatore incontrastato di alcune scene di questa brillantissima storia, che tra rime strampalate e una verve spagnoleggiante accompagnerà i due protagonisti nel loro viaggio per tornare sé stessi e, magari, appianare le differenze che li dividono. 

Perché, alla fin fine, It Takes Two è proprio questo: un viaggio tra i sentimenti più intimi dell’animo umano, che troppo spesso dimentica quali siano i veri valori da portare avanti e quali siano le cose per cui vale davvero la pena vivere. Sarà impossibile non immedesimarsi in uno dei due protagonisti, che riescono in maniera assolutamente incredibile a rappresentare ognuno di noi e che, col progredire della storia, saranno capaci di insegnarci delle importantissime lezioni. 

it takes two cody may

Come avrete capito dunque, la sceneggiatura del titolo è eccellente e mostra ampiamente l’esperienza e le potenzialità di Josef Fares, con scene degne di un’opera cinematografica per scrittura e messa in scena. La narrazione è unita in un tutt’uno con il gameplay, non stanca mai, offrendo dialoghi capaci di completare l’opera con una scrittura veramente di qualità, nonostante tengano un tenore sempre molto scanzonato e divertente ma senza scadere mai in battute di dubbio gusto.

Ma attenti, non mettete via i fazzoletti. Perché in questa atmosfera così leggera, come vi anticipavamo, i momenti capaci di farvi riflettere e commuovere potrebbero arrivare quando meno ve lo aspettate, completando la giostra delle emozioni in modo perfetto. 

La durata totale del gioco si assesta sulle 12-14 ore, a seconda di quanto vi dedicherete all’esplorazione e agli extra presenti lungo l’avventura.

Videogioco!

it takes two gameplay

Come abbiamo detto in apertura, It Takes Two riesce nell’impresa di unire tanti elementi diversi e di avere allo stesso tempo un’identità ben definita, arrivando addirittura a definire un nuovo standard per produzioni di questo tipo. Il team di Hazelight Studios ha fatto un lavoro che non ci pentiamo di definire perfetto, offrendo un’esperienza ludica che potrebbe racchiude senza mezzi termini tutta l’essenza del videogioco. Ci preme infatti affermare che It Takes Two incarna letteralmente il significato della parola videogioco.

Tutte le sezioni del prodotto regalano un gameplay diverso, spaziando persino tra generi videoludici completamente in antitesi tra loro; It Takes Two infatti non si limita ad un genere ma offre sezioni che vanno dal platform all’action, passando per rythm game, racing game, TPS e così via.
Ogni capitolo infatti offre una meccanica principale legata all’equipaggiamento dei nostri protagonisti; quella stessa meccanica tuttavia non risulterà mai uguale a sé stessa, né ripetuta, né soprattutto malriuscita. Una volta ci ritroveremo ad utilizzare la nostra abilità in un modo, subito dopo invece in modo totalmente diverso. Ovviamente, sempre in una costante e magnifica collaborazione con l’altro giocatore che ci porterà a superare ostacoli, puzzle e persino boss fight che, va detto, sono forse una delle cose meglio riuscite nell’intero titolo, riuscendo addirittura a superare in qualità titoli estremamente più blasonati.

Sia ben chiaro, Cody e May non si ritroveranno mai a compiere le stesse azioni; ognuno, infatti, grazie alle abilità acquisite grazie al Dr. Hakim, diverse per i due personaggi, non potrà proseguire senza l’altro; i due personaggi offrono un gameplay totalmente diverso in gran parte dell’avventura, garantendo anche un’altissima dose di rigiocabilità. Questa idea non fa altro che rafforzare il concept che Fares ha ideato: il viaggio della quasi ex-coppia serve ad unire, a collaborare, a far capire che senza l’altro la vita potrebbe risultare più dura del previsto. Il comparto ludico del titolo quindi, oltre ad essere letteralmente incredibile, ci è risultato essere anche parte integrante della narrativa.

it takes two giardino

A completare il pacchetto ci pensano i minigiochi realizzati dal team per arricchire ulteriormente l’esperienza. Durante il nostro viaggio potremo infatti imbatterci, esplorando un po’ i vari scenari presenti, in questi minigiochi che, a differenza del resto del titolo, ci porranno contro l’altro giocatore. 
Anche in questo caso la varietà è incredibile, e alcuni di essi risultano veramente molto ispirati.
Inoltre, una volta trovati nell’avventura principale, sarà possibile giocarli quando si vuole dando vita a una vera e propria modalità da party game.

Sappiamo di non essere scesi molto nel dettaglio nel descrivervi le effettive azioni di gameplay, ma è stata una scelta voluta. Riteniamo che parlare troppo approfonditamente di questo titolo sia una violenza verso voi lettori. It Takes Two va scoperto e vissuto, tanto nel gameplay quanto nella sua estetica, e spoilerare anche solo una delle incredibili sezioni di gioco che vi ritroverete ad affrontare sarebbe davvero un delitto. Vi assicuriamo però che il viaggio in cui vi imbarcherete non vi annoierà neanche per un minuto; siamo sicuri che dopo ogni sessione di gioco sarete lì pronti a dire “ne voglio ancora”, curiosi di scoprire cosa nasconderà la sezione successiva.

La forma delle emozioni

Lo diciamo senza troppi giri di parole. La direzione artistica di It Takes Two è una delle più belle degli ultimi anni. Gli scenari sono belli, il mondo creato dagli sviluppatori è immaginifico e sognante, ma allo stesso tempo incredibilmente reale, e saprà come trasportarvi all’interno di esso.  Una cura dei dettagli quasi maniacale che ha permesso al team di regalare scorci da togliere il fiato. Superato ogni angolo, dietro ogni porta potreste ritrovarvi davanti a una visione capace di incantare. 

E a questo si deve aggiungere un’incredibile cura anche per tutto quello che riguarda il comparto audio. La colonna sonora riesce a intrecciarsi perfettamente a gameplay e scenario: dolce e delicata nei momenti di transizione, forte e incalzante durante gli scontri con i boss. Un accompagnamento dosato, emozionante, mai invadente o assente. 

it takes two pesce

Infine, il team di Hazelight sa bene che un’opera che un’opera così incredibile non può e non deve essere rovinata da noie tecniche. E infatti anche in questo campo è stato fatto un lavoro eccellente. Nella versione PS5 da noi provata, il titolo gira fisso a 60 FPS anche nelle scene più concitate, soffrendo di qualche piccolo calo solo in alcune cutscene, i cui rallentamenti potrebbero anche esser derivati da qualche noia provocata dalla nostra connessione.

Anche sul piano delle textures il lavoro è stato eccellente, con un dettaglio davvero di alta qualità, salvo per i modelli degli unici tre personaggi “reali” presenti. Ma dato il tempo in scena molto ridotto, la cosa disturba decisamente poco.

Conclusioni

Arrivati a questo punto lo avrete capito. It Takes Two è un titolo eccezionale, esente da qualsivoglia tipo di difettoHazelight Studios si è consacrata, portando sul mercato un titolo che secondo noi, può essere inserito nella cerchia dei giochi considerati capolavori, senza timore di fare un uso improprio del termine.

Un gioco che ricorda a noi ed all’industria intera quanto sia importante avere uno scopo preciso nello sviluppo di un’opera e quanto poche, ma ottime, idee possano riuscire nell’impresa di creare un videogioco incredibile sotto tutti i punti di vista. Ogni secondo dell’esperienza cerca di sorprendere e prendere per mano il giocatore, accompagnandolo in un viaggio incredibile, che riesce a descrivere le dinamiche di coppia ed i sentimenti umani in maniera semplicemente perfetta. Giocate ad It Takes Two, supportate questo incredibile progetto, e lasciatevi trasportare dalle emozioni insieme ad un amico o alla vostra dolce metà. Riderete, piangerete, rifletterete, ma soprattutto vi divertirete, e parecchio. Il voto che leggerete di qui a poco ad alcuni potrà sembrare esagerato, ma secondo noi così non è. Raramente abbiamo visto un videogioco capace di incarnare tutti i canoni del medium, e farlo in maniera semplicemente perfetta. Potete anche prenderlo come una provocazione verso chi imbottisce i suoi titoli di aggiunte inutili e raffazzonate, magari siete nel giusto, chissà. Sta di fatto che Hazelight Studio ha sfornato un vero e proprio capolavoro, e noi non possiamo fare altro che premiarlo, sperando che questo sia, per molti membri dell’industria videoludica, un nuovo, magnifico punto di partenza.

VOTO: 10

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Samuel Bianchi

Samuel Bianchi

Videogiocatore svezzato dalle sapienti mani della prima Playstation e dal Sega Mega Drive, nel tempo ha sviluppato un interesse particolare per i giochi di ruolo. Cresciuto vivendo il videogioco in solitaria, ora ha un forte desiderio di analizzare il mondo videoludico con gli altri appassionati, approfondendone le capacità aggregative e comunicative, tipiche della grande arte.

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