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Pay tv, chiusi oltre 5 mila siti e canali “pirata”. 5 milioni di clienti in Italia, rischiano fino a 25.800 euro di multa

Un’operazione della GdF ha portato al sequestro e all’oscuramento di oltre 5.500 risorse informatiche.

Cinquanta milioni di utenti nel mondo di cui 5 milioni soltanto in Italia. Solo uno dei numeri dell’operazione denominata “The Perfect Storm” della Guardia di Finanza. Tra le risorse oscurate figurano server, piattaforme, siti vetrina e siti di live streaming che trasmettevano illegalmente i programmi delle più disparate pay tv italiane ed estere. Coinvolti anche oltre a 350 canali Telegram.

Di seguito le dichiarazioni di Valeria Dico, il sostituto procuratore di Napoli.

“Gli utilizzatori rischiano sanzioni caratteristiche di un delitto, che resta anche nel casellario giudiziale. Questi soggetti sono stati individuati e abbiamo traccia di tutti gli indirizzi IP e abbiamo cristallizzato i dati di chi riceveva il segnale. Sono al vaglio della Guardia di Finanza. Sappiamo chi sono gli utilizzatori delle linee fisse e degli smartphone e nei mesi successivi si procederà. Per ora abbiamo proceduto con le prime perquisizione di chi aveva una recidiva o uno spessore criminale più elevato”

Ha commentato la vicenda  anche il tenente colonnello della Guardia di Finanza, Gian Luca Berruti.

“Per ora abbiamo colpito la ‘cupola’ dell’organizzazione che vendeva contenuti Iptv illegali e la rete dei re-sellers ma anche i clienti rischiano dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione e una multa da 2.500 a 25.800 euro.

Molte persone pensano solo alla convenienza economica e non credono di commettere alcunché di male: in realtà il semplice possesso del device usato per ricevere il segnale, quello che in gergo viene definito ‘pezzotto’, costituisce un reato penale. E’ uno dei motivi per cui, quando abbiamo oscurato i siti, abbiamo reindirizzato gli utenti ad una pagina che li avvertiva di che cosa vanno incontro”

Da quanto si apprende, gli inquirenti hanno acquisito traccia di tutti gli indirizzi IP di chi ha utilizzato il servizio utilizzando una linea fissa o una linea mobile. Nei prossimi mesi si valuterà come procedere nei confronti di queste persone. Si stimano 5 milioni di utenti.

Ovviamente se guardate le partite in streaming in 360p con telecronaca in armeno potete tirare un respiro di sollievo. Per quanto sia comunque immorale e sconsigliato l’ordinamento italiano non punisce chi usufruisce di tali servizi, ma solo chi li diffonde. Il discorso cambia per chi paga un abbonamento illegale per avere tutto il bouquet di servizi a pagamento a un prezzo più basso, il cosiddetto pezzotto, di cui avevamo già parlato. In questo caso, come detto poc’anzi, si rischia una pena che va da sei mesi a tre anni e la multa da euro 2.582 a euro 25.822. 

Ci viene difficile pensare che ci siano ben 5 milioni di italiani che fanno uso abituale, pagando la quota mensile, di IPTV illegali. Si tratta però dei dati che sono stati diffusi dalla stessa GdF quindi li diamo per buoni, nonostante tutte le riserve del caso.

Rintracciare e indagare 5 milioni di persone, qualora i numeri fossero effettivamente questi, è un’impresa titanica che molto probabilmente non porterà a nulla di concreto. Lo stesso però non si può dire di “Eros Mistero della luce” il 42enne di Isernia al vertice del Team Dvs sgominato dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della GdF insieme a personale del Servizio di Polizia Postale e delle Telecomunicazioni della Polizia di Stato.

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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