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Governo USA vieta Zoom, i problemi dell’app sono troppi

Zoom sta trovando sempre più avversari a causa dei suoi problemi con privacy e sicurezza. Dopo aver osservato molti, se non troppi, casi di Zoombombing e delle falle relative alla condivisione dei dati, oltre che della protezione delle videochiamate, molti colossi si stanno allontanando dal suo utilizzo. Zoom ora è stato vietato non solo da Elon Musk, ma anche da Google e dal Senato americano.

Zoom, l’alternativa peggiore tra tutte?

È ormai confermato e convinzione comune in ambienti professionali che Zoom abbia seri problemi di sicurezza. I dati degli utenti infatti risultano passare per due server cinesi senza la protezione della crittografia end-to-end, rendendo chiunque utilizzi Zoom a rischio. A questo va aggiunto il fenomeno del Zoombombing (di cui abbiamo parlato qui) e, secondo il Washington Post, la pubblicazione di migliaia di videoconferenze tenute su Zoom senza il consenso dei diretti interessati.

Nonostante ciò, anche a causa della mancata conoscenza di questi gravi difetti, gli utenti sono saliti a 200 milioni con l’emergenza coronavirus. Politici, manager, docenti e studenti, moltissime persone e aziende si stanno organizzando proprio tramite Zoom. Ma la situazione deve cambiare. L’azienda proprietaria dell’app ha assunto Alex Stamos, ex security chief di Facebook, come consulente. Inoltre, avrebbe assicurato la risoluzione dei problemi legati a privacy e sicurezza. Ciò però non ha convinto molte altre aziende e nemmeno il governo statunitense.

Zoom Zoombombing

Elon Musk è stato uno dei primi a vietare Zoom all’interno di Tesla e SpaceX. Google in questi giorni ha proibito allo stesso modo il suo utilizzo sui laptop dei dipendenti, senza però negarlo su smartphone o browser. Il governo di Taiwan aveva già preso questa decisione ancora prima dei due colossi americani, mentre quello tedesco ha imposto particolari restrizioni.

Ora è il governo USA a porsi contro Zoom con una class action. L’azionista Micheal Drieu infatti ha depositato la causa, in forma di azione collettiva, presso il tribunale federale di San Francisco. L’accusa verterebbe sul fatto che i manager e i dipendenti dell’azienda avrebbero nascosto tutti i problemi dell’app, soprattutto la mancanza della cifratura end-to-end e la cessione dei dati personali di diversi utenti a terze parti, tra cui proprio Facebook.

Cambridge Analytica 2.0?

Zoom dovrà agire in fretta per sistemare quelle pericolose falle, anche se molti pensano sia troppo tardi. Purtroppo, gli utenti che finora hanno sfruttato la piattaforma non potranno fare altro che cercare altre vie, come Skype, Microsoft Teams o Google Hangouts. In Italia l’app è risultata estremamente utile per molte figure professionali e molte scuole. Per la sicurezza dei cittadini, anche e specialmente dei più piccoli, ora però bisogna evitare questa trappola.

FONTE

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Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

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