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Cina, da oggi per comprare un telefono bisogna metterci la faccia

In Cina, d’ora in poi sarà necessaria la scansione al volto per registrare contratti telefonici. Ordini del Governo cinese, che tramite il Ministro dell’Industria fa sapere che “tale manovra porterà più sicurezza ai diritti degli utenti internet, […] e dovrebbe anche limitare il traffico di SIM utilizzate per scopi criminali, riducendo i Cyber-rischi” .

Annunciato a settembre, entrerà in vigore nei prossimi giorni introducendo come nuovo requisito per l’acquisto di una scheda SIM anche la scansione del volto: così tutti i negozi di telefonia hanno avuto tempo fino al 1 dicembre per mettersi in regola con la normativa.

Scansione dopo scansione, la Cina aumenta i controlli

Questo è l’ennesimo passo che la Cina sta facendo verso quello che possiamo definire un censimento distopico: a novembre un professore universitario ha fatto causa allo Stato per la raccolta dei suoi dati, compresa la scansione del suo viso, senza il suo consenso, all’ingresso di un safari park a Hangzhou, Cina. A settembre c’era stata la protesta di alcuni genitori che avevano scoperto la presenza di un sistema di monitoraggio dei loro figli, al fine di valutare l’attenzione e la presenza in aula.

facial recognition min

Le opinioni sono molto diverse

C’è chi trova l’idea un ottimo sistema per combattere la criminalità. Attraverso il microblog Weibo, in molti si sono mostrati favorevoli. Un utente scrive: “Essendo uno a cui in passato hanno rubato l’identità, mi sento sollevato“; un altro aggiunge:  “Nonostante arrivi tardi, sono d’accordo“.

Ma altri sono di tutt’altro avviso: le nuove regole aumentano la sicurezza informativa, ma anche il potere esercitato dal Governo. “Non c’è più nemmeno un piccolo spazio per la libertà. Tutto è controllato. Tu non puoi dire o scegliere ciò che vuoi” questo il commento di un utente. Altri sembrano quasi supplicare: “Per favore, lasciateci un po’ di privacy.”

Gli esperti dicono che senza leggi chiare circa la tutela dell’immagine, il rischio che alcune industrie possano impossessarsi di questi dati sensibili è dietro l’angolo. Con l’obiettivo di creare nel 2020 un enorme database con tutti i volti dei propri cittadini, la Cina non può che evocare, 36 anni dopo, fantasmi orwelliani.

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