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Men In Black: International – La nostra doppia recensione

I nostri agenti Samuele e Nicolò hanno avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con Men In Black: International. Il film verrà giudicato idoneo di rimanere sulla Terra o dovrà essere rispedito a calci fuori dal nostro sistema solare?

Recensione di Samuele

Parlare di Men in Black: International non è cosa semplice, non tanto per il film (spoiler: è bello) quanto per tutto ciò che gli ruota attorno. Sin dal primo trailer, infatti, un’aura di scetticismo e paura ha popolato l’internet, un po’ perché questo film fa parte del filone revival degli anni ’80/’90 che tanto va di moda ultimamente, un po’ perché in molti – reduci da alcune operazioni simili attuate negli ultimi anni – avevano paura che fosse l’ennesimo film che strizzasse l’occhio al pubblico femminile in modo esagerato.

Le cose, per fortuna, non stanno così.

Men in Black: International è infatti un degno spin off della serie madre, dalla quale prende le dovute distanze ma a cui rende rispettosamente omaggio.

Per tre film abbiamo seguito le avventure della sezione americana dell’organizzazione, pur sapendo che essa fosse presente in tutto il globo, ed è questo lo spunto da cui questo film parte: che accade oltreoceano? Quanto è realmente vasta l’organizzazione?

Premettiamo una cosa, in quanto spin off non ci si deve aspettare assolutamente un film simile ai precedenti. Come detto vi sono molti omaggi, qualche cameo di personaggi minori, il mondo in cui si svolgono le vicende è ovviamente lo stesso, ma nulla di più. Pur essendo un Buddy Movie fantascientifico come i precedenti, infatti, Men in Black: International  abbandona le atmosfere buie che permeavano la saga per una visione più solare, scanzonata e frenetica.

Questo è un bene? Un male? Nessuna delle due cose, è semplicemente diverso, sta al gusto dello spettatore apprezzare la cosa o meno.

mib international hemsworth thompson guns

Il giro del mondo in 80 alieni

Ritornando sulla struttura del film questo, come detto, è un classico Buddy Movie, che abbandona però la dicotomia agente serioso, anziano e saggio/novellino strafottente per una coppia (Hemswort/Thompson, che riconfermano un’alchimia attoriale invidiabile) meno stereotipata, a tratti dove i ruoli sono invertiti e la voce della ragione la fa la nuova arrivata, a tratti simili nel comportamento ed entrambi tendenti all’esuberanza ed alla strafottenza nei confronti dei superiori.

Passando tra Londra, Parigi, Napoli e Marrakesh l’azione è frenetica e raramente rallenta, portando avanti una trama essenziale ma al contempo non priva di plot twist, un omaggio in parte al primo film della saga ma da cui prende le distanze. La CGI eccezionale ed i prostetici usati in modo sopraffino, uniti ad una fotografia accesa e colorata coadiuvata da una regia non innovativa ma pulita ed efficace, rendono la pellicola di piacevole visione per la sua intera durata.

Concludendo

Se ve lo steste chiedendo sì, nel film vi sono battute sulla gender equality, ma sono poche (tre per la precisione), ben contestualizzate e molto autoironiche, quindi su questo fronte potete stare tranquilli. Per il resto se volete passare una serata in allegria godendovi un bel Buddy Movie con tanti alieni e azione al cardiopalma questo è il film che fa per voi.

Voto: 8-

Recensione di Nicolò

Non appena ho visto il trailer di Men in Black: international, ho subito pensato:” ecco un altro spin-off fuori tempo massimo di cui nessuno sentiva il bisogno”.

Se Hollywood ci ha tuttavia insegnato qualcosa, è che nulla paga di più della nostalgia. E in questo caso, personalmente, la nostalgia è tanta.

Orde di fan, nel corso degli anni, si sono fiondati nei cinema per vedere un sequel o uno spin-off della loro saga preferita, sperando di poter rivivere le stesse emozioni che provarono guardandola da ragazzini. In molti casi però, essi si sono visti rifilare prodotti estremamente mediocri, lontani dall’anima dell’opera originale.

Proprio per questa ragione, la mia più grande paura era che potessero rovinare una delle saghe cinematografiche a cui tengo maggiormente.

Sono tuttavia felice di comunicarvi che Men In Black: International risulta essere non solo un buon prodotto che rende giustizia ai prime tre film della saga, ma anche un ottimo punto di partenza per futuri sequel/spin-off. Ma andiamo con ordine.

La regia di F. Gary Gray, nonostante sia semplice e, a tratti anche scolastica, riesce donare alla pellicola uno stile decisamente più action rispetto ai precedenti capitoli, complici anche l’ottima CGI e il sapiente utilizzo di una fotografia molto accesa, che bene si accompagna allo stile del film.

Parlando invece della trama, anch’essa risulta essere abbastanza semplice e lineare (come d’altronde lo erano quelle dei film precedenti), il che permette allo spettatore focalizzare l’attenzione sul punto cardine di questa pellicola: il culo di Chris Hemsworth… Ehm, volevo dire… la comicità.

Il fulcro di tutti i MIB è basato infatti sul dualismo comico della coppia di protagonisti, unito alla surrealità fantascientifica dei combattimenti con gli alieni; mentre nei prime tre capitoli tale dualismo nasce dalla comicità “cazzona” di Will Smith che si amalgama alla perfezione con quella più fredda di Tommy Lee Jones, in quest’ultimo film è dato dalla comicità pungente di Tessa Thomson che si fronteggia con quella strafottente di Chris Hemsworth.

Nonostante quindi, il tipo di comicità sia diverso dai film precedenti, il dualismo comico tra i due protagonisti riesce ad intrattenere in maniera efficace e divertente, scongiurando quindi la possibilità di assistere un Thor:Ragnarok in giacca e cravatta.

In conclusione, Men In Black: International è uno spin-off estremamente godibile, che ben omaggia, anche con parecchi riferimenti e “cameo”, i film precedenti. Se volete passare una bella serata in compagnia di uomini (e donne) in nero che sparano ai cattivoni arrivati dall’oltre luna, questo film fa decisamente al caso vostro.

Voto: 7.5

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