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Wonka, la nostra recensione – Un dolce film per le famiglie

Roald Dahl è indubbiamente uno dei più conosciuti e amati autori nel mondo della letteratura per ragazzi. Tra le sue opere più apprezzate ricordiamo Le streghe, Il GGG, Gli sporcelli e, su tutti, La fabbrica di cioccolato. Impensabile, data la fama dello scrittore e il successo dei libri, non tentare di riportare alcune di queste storie anche sul grande schermo. In molti si sono cimentati nell’impresa, tra i quali registi del calibro di Wes Anderson con Fantastic Mr. Fox (2009), La meravigliosa storia di Henry Sugar e altri corti girati per Netflix (2023), o di Steven Spielberg, che porta in sala Il GGG – Il grande gigante gentile (2016), e molti altri.

Il suo capolavoro ha ricevuto ben due trasposizioni cinematografiche: la prima nel 1971, per la regia di Mel Stuart, dal titolo Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, la seconda nel 2005, diretta nientemeno che da Tim Burton, La fabbrica di cioccolato. Ora, nel 2023, Willy Wonka sta per tornare al cinema, in una pellicola tutta sua diretta da Paul King, in cui abbandoneremo Charlie, il biglietto d’oro e la fabbrica per scoprire il passato di Willy prima della sua ascesa nell’industria di dolciumi, da qui il titolo del film: Wonka.

Timotheè Chalamet in Wonka

Willy Wonka prima della fabbrica

Questo ci racconta il film: un giovane Willy Wonka, qui ben interpretato da Timothée Chalamet, un ragazzo che vive di sogni e aspirazioni, che ha un solo desiderio, ovvero quello di diventare il re del cioccolato che noi tutti conosciamo. Armato di speranza e ottimismo, Willy approda in una città non meglio definita dalle tinte europee, dove dovrà fare i conti la perfida proprietaria di una pensione e con tre imprenditori ben lanciati nell’industria dei dolciumi, i quali costituiscono un vero e proprio “cartello del cioccolato”.

Qui non mancherà di farsi degli amici, tra tutti la piccola Noodle, il cui legame con Willy è uno dei motivi centrali della trama, e un bizzarro ometto arancione dai capelli verdi. Sì, perché lo scopo del film è anche quello di rispondere a numerose domande: come nasce l’amicizia tra Willy e gli Umpa Lumpa? Da dove deriva la sua ossessione per i dolci? Perché proprio il cioccolato? Insomma, come ha fatto Willy a diventare Wonka?

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Il personaggio che conosciamo qui è in effetti ben diverso dalle versioni di Gene Wilder e Johnny Depp. Il Willy Wonka di Chalamet è sì giocoso, sopra le righe, bizzarro e un po’ matto, ma in parte ancora con i piedi per terra e privo di quell’accento drammatico più evidente nella versione di Burton. È un personaggio all’inizio della sua avventura, ancora in grado di sognare, lontano dall’età adulta e dalla rovinosa disfatta della sua fabbrica. Non manca però delle sue qualità di teatrante spettacolare e geniale inventore. Ciò è dovuto non solo al fatto che la pellicola non ha alcun collegamento con le precedenti, se non per qualche citazione, ma anche alla sapiente sceneggiatura conscia di star descrivendo il protagonista di un prequel, che non va né snaturato, né ricopiato.

Un cartone animato senza disegni

A rendere Wonka un perfetto film per le famiglie non è solo il racconto leggero e ricco di battute, così come non sono solo i bizzarri protagonisti e le canzoni vivaci, ma anche la regia di Paul King, capace di regalare un film dal vivo con un estetica molto simile a quella di un cartoon, tanto che quasi si rimpiange il mancato utilizzo della tecnica dell’animazione per una pellicola di questo tipo.

Sin dalla sequenza di apertura e dalle prime scene veniamo catapultati in un mondo che capiamo non seguire tutte le nostre regole. Conosciamo Wonka tra inquadrature sbilenche, un ritmo frenetico e una canzone a tratti gioiosa, a tratti malinconica, mentre si susseguono gag sullo sfondo e Willy saltella qua e là. I toni del film sono chiari: l’atmosfera è fiabesca, quasi surreale, così come i personaggi e le vicende. I costumi e le scenografie sono coloratissimi, e se avessimo avuto un bel film animato, molto probabilmente quei colori sarebbero stati ancora più spettacolari. Tra una lampadina che si accende sopra la testa e un volo in cielo con i palloncini, il film è più cartoonesco di quanto ci si possa aspettare, il che dona ancor più credibilità a una storia che di credibile ha poco e niente.

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Così surreale eppure così realista

In una pellicola apparentemente disimpegnata e ricca di fantasticherie, si nasconde anche una certa adesione alla realtà, per cui tutto ciò che sembra puramente fiabesco diventa spesso rappresentazione metaforica di alcuni elementi del nostro mondo. Così il cartello del cioccolato è l’alleanza dalle tinte mafiose tra tre grandi aziende, che eliminano qualsiasi forma di concorrenza per “dividersi il monopolio”, la pensione dove Willy e Noodle stringono amicizia, è una denuncia allo sfruttamento, in particolare quello minorile. Il cioccolato stesso diventa simbolo della tentazione, e dunque valuta di scambio dietro alla corruzione della polizia o delle autorità religiose.

Ancora, i protagonisti di Wonka sono tutti vittime di una svista, di un momento di debolezza o di distrazione, a conferma del fatto che pure in una realtà dalle tinte magiche basta un attimo per vedersi cambiare la vita. Proprio queste dinamiche realiste in un mondo fantastico rendono la pellicola apprezzabile tanto dai più grandi, quanto dai più piccoli.

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Conclusioni

Wonka è un ottimo film per famiglie. Un racconto classico dalle tinte giocose e sopra le righe, che non esclude momenti più toccanti o drammatici. La regia è accattivante e capace di rendere ancora più divertenti le scene comiche. Chalamet si conferma un bravo attore anche in una visione disimpegnata come questa, portando sullo schermo un Willy Wonka tutto suo e dall’indubbio fascino. A coronare il tutto le canzoni, dolci e d’impatto, che rendono ancora più memorabile una già di per sé piacevolissima visione.

Se siete incuriositi, cliccate qui per vedere il trailer del film.

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