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POVERE CREATURE!, LA NOSTRA RECENSIONE – ALL’INSEGNA DELLA LIBERTÀ

Ha già ricevuto fior fior di apprezzamenti, elogi di critica, numerose nomination e qualche riconoscimento. Finalmente avremo modo anche qui in Italia, a partire dal 25 Gennaio, di ammirare il nuovo film di Yorgos Lanthimos: Povere Creature!.

Con protagonista Emma Stone nei panni di Bella (per la cui interpretazione si è aggiudicata un Golden Globe), affiancata da un cast degno di nota comprendente, tra gli altri, Willem Defoe, Mark Ruffalo e Ramy Youssef, Povere Creature! è senza ombra di dubbio l’opera più magnificente di Lanthimos, un vero e proprio inno alla libertà che nei suoi toni sfarzosi non manca di prendere in esame la nostra società e indagarla negli angoli più remoti e puri dell’animo umano.

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Povere Creature!, cinema post-moderno allo stato puro

Difficile inquadrare Povere Creature! in un genere: la post-modernità del cinema vive di ibridazioni, di un miscuglio di generi e stilemi che punta a creare qualcosa di nuovo attingendo al vecchio. L’opera di Lanthimos è questo: un pastiche di modi e di canoni che passano dalla narrativa comica a quella drammatica, dalle atmosfere fantascientifiche a quelle ottocentesche, dal tripudio di colori al semplice bianco e nero. Una somma di già visto che porta a qualcosa di totalmente nuovo.

Fulcro di questa ibridazione è Bella, la protagonista del film, un personaggio che è figlio di un dramma dalle tinte estremamente macabre, ma che nella sua concezione è un ottimo spunto per suscitare ilarità. Perché Bella, ci limitiamo a dire senza fare troppi spoiler, è una bambina con l’aspetto di una giovane donna. La dissonanza tra il suo aspetto e i suoi comportamenti dà vita a scene bizzarre dall’indiscussa comicità che funzionano proprio nella loro assurdità.

In quanto bambina, Bella è anche ingenua e, soprattutto, manca ancora di istruzione. Ha sempre vissuto nella propria casa con God, sua figura paterna, e non conosce il mondo. Ha quindi inizio un viaggio, il viaggio che Bella compie alla ricerca di sé stessa e durante il quale scoprirà, pezzo dopo pezzo, la realtà che la circonda, estremamente affascinante, ma anche estremamente crudele.

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Libero nel contenuto

L’abbiamo già detto, l’opera di Lanthimos è un inno alla libertà, un racconto che è anche un pretesto per mostrare la contraddittorietà dell’uomo, per ricordarci che la società si è imposta dei limiti e delle regole, talvolta (anzi, il più delle volte) lo fa implicitamente, ma nel farlo ingabbia il suo vero io. Nella sua ingenuità infantile, Bella è il più puro dei personaggi, proprio perché è per sua natura in grado di eludere la prima delle gabbie: l’età. Tentando di saziare il suo desiderio di scoperta, quindi, riesce a vivere una vita con l’entusiasmo e la sincerità di un bambino, ma attraversando momenti ed esperienze che poco si confanno a chi non è ancora diventato adulto.

Bella mette lentamente a nudo l’ipocrisia dei personaggi che la circondano, dal personaggio di Defoe a quello di Ruffalo, personaggi intrappolati in ruoli che spesso si sono auto imposti, ma che non sono in grado di rispettare poiché ostacolati dai sentimenti umani, o che giustificano vanamente. Lei, invece, riesce sempre a mantenersi coerente, compie le proprie scelte senza lasciarsi condizionare da altri, lei è libera, forse lo è anche dal proprio passato. E quale modo migliore per manifestare il senso di libertà di Bella, se non attraverso uno dei più grandi tabù della nostra società: la dimensione sessuale.

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Costretti in una realtà in cui il canone è la monogamia, la fedeltà e l’appartenenza, Lanthimos crea un personaggio che non ignora tali concetti, ma vive semplicemente al di sopra di essi, in quanto capace di riconoscere che il sesso altro non è che la ricerca di piacere, un istinto animale che appartiene a ciascuno di noi, ma che cerchiamo inutilmente di frenare. Non solo questo, è qualcosa di cui è addirittura difficile parlare, perché “non si fa nella buona società”. Ma a Bella non importa, perché la sessualità è parte della vita, forse una delle parti più belle, una fonte di piacere inesauribile.

E nel parlare di amore carnale, Lanthimos non si esime dall’esprimersi anche dall’amore spirituale, costruendo un discorso su un amore libero, ma libero davvero, sincero al punto che va al di là del possesso del corpo, della materia. Un amore che non cerca l’esclusività, ma che cerca l’affetto.

Libero nella forma

E se libera vuole essere la protagonista, libero vuole essere anche Lanthimos nella sua regia, che non rispetta i canoni del cinema popolare, ma fa ampio uso dei giochi linguistici cinematografici, alternando inquadrature fisse a zoom in avanti o all’indietro senza una costante soluzione di continuità, circoscrive l’ambiente attraverso l’uso di quelli che sembrano dei mascherini, o per contro ce lo lascia esplorare abbondantemente grazie alle inquadrature grandangolari.

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Persino il mondo in cui si ambienta la storia sembra non voler seguire alcun tipo di regola: a tratti futuristico, a tratti ottocentesco, prima un’esplosione di colori accesi in set pomposi e aperti, poi la cupezza delle scene girate al chiuso. Il regista ci mostra ciò che vuole e come vuole senza curarsi di ciò a cui il pubblico è abituato, ma sperimentando un modo tutto suo di mostrare, aderendo spesso alle rappresentazioni surrealiste.

Allo stesso modo fa con la sceneggiatura, alternando la commedia al dramma, inserendo momenti di tensione, scene di body horror puro, notevoli coreografie, colpi di scena e gag che funzionano alla perfezione. Non esiste un filo conduttore nell’alternanza dei toni del film, ma questa avviene senza mai turbare la visione e, anzi, valorizzandola parecchio.

Conclusioni

Difficile non definire Povere Creature! già un capolavoro, forse perché questo titolo spesso lo si acquisisce col tempo, ma la sensazione di trovarsi davanti a un’opera eccezionale è evidente. Lanthimos confeziona una pellicola dal linguaggio tutto suo, un film che si ricorda che la bellezza del cinema è l’arte della mostrazione, e pur non dimenticando una sceneggiatura che non si può non descrivere come eccezionale, gioca con il linguaggio cinematografico e lo spinge ai suoi limiti per provocare lo spettatore e stupirlo. Dall’altro lato, il racconto si dimostra eccellente, capace di accompagnare il pubblico attraverso i generi più disparati in una storia apparentemente lontana, ma che altro non è che una grande rappresentazione metaforica e satirica della realtà di oggi.

Per chi fosse interessato, cliccate qui per vedere il trailer.

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