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Buy & Share addio: l’AGCM chiude quattro siti

Continua il lavoro dell’AGCM per tutelare i clienti italiani contro pratiche commerciali scorrette. Questa volta sotto il mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sono finiti i cosiddetti sitiBuy & Share, e in particolare 4 società operanti nel territorio italiano.

Cos’è il Buy & Share

La pratica del Buy & Share non è altro che uno schema Ponzi, o schema piramidale, sotto mentite spoglie, vera e propria piaga degli acquisti online (e non). Diffuso soprattutto nella vendita di prodotti tech è diventato molto popolare perché, come tipico di questo tipo di truffa, una delle operazioni era proprio invitare altre persone ad acquistare dal sito.
Gli store, infatti, consentivano di acquistare prodotti e dispositivi a prezzi scontatissimi, ma a una condizione. Per ricevere il prodotto era necessario, oltre che prenotarlo pagandolo subito, invitare altre persone a compiere acquisti sul sito.

Nient’altro che un modo per scaricare il peso della transizione su altri: i clienti invitati servono infatti a raggiungere il prezzo completo del dispositivo comprato in origine, grazie al contributo delle persone invitate che prenotano nuovi prodotti. Ciò genera però un loop senza fine. I nuovi dispositivi prenotati dai nuovi clienti, prima di essere spediti, devono infatti essere pagati per intero tramite altre transazioni.

Solitamente la pratica si concludeva dopo poco tempo. Di solito, quando i responsabili chiudevano l’attività dopo aver accumulato una certa quantità di soldi, o perché fermati dalle autorità.
Erano quindi in pochissimi alla fine a ricevere davvero il prodotto, solamente i primi a dare inizio alla pratica. La maggior parte delle persone invece, oltre a non ricevere nessun prodotto, si ritrovava addirittura impossibilitate a riavere indietro i soldi della prenotazione. Spesso infatti l’affluenza dei nuovi iscritti si arresta, lasciando scoperto il prezzo dei prodotti prenotati dai nuovi clienti.

Alcuni siti tuttavia, pur utilizzando questo tipo di vendita, consentono di “uscire dal giro” pagando a prezzo pieno l’articolo prenotato. Inoltre, nel caso non si riuscisse a raggiungere, tramite inviti, il prezzo pieno del prodotto, è possibile essere rimborsati anche dei soldi della prenotazione; l’importante è che venga richiesto entro 14 giorni dalla prenotazione. Pratica invece non consentita dalle società colpite dal provvedimento dell’AGCM, e che permetterebbe ad altri siti basati su strutture piramidali, come Girada, di rimanere aperti.

vendita piramidale

Le società colpite

Le società colpevoli di aver truffato tramite la pratica del Buy & Share sono quattro: Zuami S.r.l.s. (zuami.it), Gladiatori Roma s.r.l.s. (listapro.it), SHOP BUY S.r.l.s. (shopbuy.it) e IBALO S.r.l.s (ibalo.it).
Tutte dovranno cessare le proprie attività di vendita entro 3 giorni, conteggiati a partire dal 13 dicembre. Pena il pagamento di una sanzione, compresa tra i 10.000 e 5.000.000 di euro.

Di seguito è possibile trovare la dichiarazione rilasciata dall’AGCM, che ha agito in collaborazione con la Guardia di Finanza.

Le indagini effettuate, con la collaborazione del Nucleo Antitrust della Guardia di Finanza, hanno evidenziato che gli operatori in questione utilizzano la prima fase di promozione per acquisire credito attraverso un rapido scorrimento delle liste e la conseguente consegna dei beni prenotati. Solo dopo che un numero rilevante di soggetti aderisce versando l’importo iniziale, lo scorrimento della lista rallenta progressivamente fino ad arrestarsi e, a questo punto, viene impedito ai consumatori di uscire dal sistema e di essere rimborsati di quanto originariamente versato.

L’Autorità ha ritenuto che tali sistemi di vendita siano in grado di attrarre un numero sempre crescente di acquisti – in realtà mere prenotazioni – e possano funzionare solo in caso di una loro continua e rapida espansione, condizioni del tutto particolari e aleatorie che ne evidenziano la natura gravemente scorretta, in grado di ingannare un numero crescente di consumatori e condizionare indebitamente coloro che vi hanno aderito.

Tali evidenze hanno giustificato l’intervento cautelare con il quale è stato ordinato agli operatori di sospendere ogni attività diretta all’utilizzo della modalità di vendita subordinata alla successiva adesione di altri consumatori, nonché alla vendita di prodotti presentati come disponibili ma che in realtà non risultano pronti per la consegna.

 

FONTE

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