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I bot su PlayStation e il sensazionalismo de Le Iene

L’ennesimo esempio di disinformazione videoludica

Di recente, vi abbiamo parlato di come il giornale La Stampa abbia individuato il movente di una vicenda tragica nei videogiochi; un episodio giornalistico decisamente da condannare, vista la disinformazione che può portare un approccio di questo genere. L’evidente sete di click che ha portato La Stampa a pubblicare un simile contenuto, non sembra tuttavia arrestarsi qui. Infatti, questa volta è toccato a Le Iene farsi avanti, a inoculare una buona dose di fuorviante narrazione sul web.

Le Iene

In data 23 Ottobre 2018, sul sito de Le Iene è infatti apparso un articolo intitolato “Messaggi porno sulla playstation, attenti ai vostri bambini, che trovate qui. Il titolo appare sin da subito provocatore, ed è evidente come voglia attirare l’attenzione di genitori giustamente preoccupati per i contatti dei propri figli con il mondo di Internet. Fin qui, non ci sarebbe nemmeno alcunché di male: il problema risiede nella volontà di accrescere la paura dei genitori, e strumentalizzarla per ottenere visibilità e interazione con il sito. L’articolo, infatti, ha solo apparentemente lo scopo di avvertire i genitori dei rischi che i loro figli potrebbero correre sul web; in realtà, tutta la vicenda narrata al suo interno si appoggia sul nulla, e dunque l’allarme non ha senso di esistere. Vediamo insieme i dettagli di questo articolo, per cercare di capire dove esattamente si nascondano la sua malizia e il suo sensazionalismo.

Normalizzare situazioni anormali

L’articolo si apre con un sottotitolo eloquente:

“Una giovane madre assiste in diretta al tentativo di adescamento di sua figlia di 9 anni, sulla chat della consolle di videogiochi”

Subito il lettore si rende conto che si tratterà di una cosa seria: un adescamento di una bambina tanto piccola, non è assolutamente cosa da prendere alla leggera. Prima di passare al merito della vicenda, la quale, vi anticipiamo, non ha nulla a che fare con un adescamento di bambini, vorremmo soffermarci su questa frase:

“I genitori in sala a guardare la tv, i figli piccoli in cameretta davanti ai videogiochi. Una situazione del tutto normale, comune a milioni di case italiane.”

Già qui, troviamo qualcosa che non va: dipingere come normale l’immagine dei genitori in una stanza, che si disinteressano di quello che fanno i figli piccoli (davvero piccoli, se stiamo parlando di 9 anni), è semplicemente sbagliato. Una simile autonomia dovrebbe essere lasciata a ragazzi di alcuni anni più grandi, mentre il genitore dovrebbe essere partecipe del momento ludico del proprio figlio. Condividere il divertimento e l’istruzione con i propri bambini fa parte dell’esperienza educativa, la quale non deve essere unilaterale, ma congiunta tra mamma, papà e figlio. Inoltre, è necessario sapere con chi gioca il proprio bambino, fintanto che la sua capacità di giudizio non avrà raggiunto sensibile maturità. Tuttavia, questa volta concediamo a Le Iene il beneficio del dubbio, sperando che l’autore abbia solamente dosato male le parole.

Vedere mostri dove non ci sono

Tornando ai fatti, l’autore racconta come la bambina di 9 anni abbia ricevuto una serie di messaggi attraverso la chat di PlayStation. Essi hanno un contenuto volutamente ambiguo e un po’ spinto, ma certamente non pornografico. Emblema di questo è il fatto che al posto del termine “booty“, venga utilizzato “whooty“. Questo proprio perché l’account verrebbe immediatamente indagato e cancellato da PlayStation Network, qualora il contenuto fosse veramente di natura pornografica. Allo stesso modo, l’immagine inviata nella chat mostra una ragazza procace in atteggiamenti ammiccanti, ma niente che possa essere catalogato come propria pornografia.

Le Iene

La madre si è accorta di questo grazie all’applicazione ufficiale, la quale permette di visualizzare i messaggi ricevuti sull’account PSN. Invece di bloccare immediatamente la chat, la donna ha tentato di stabilire un contatto, per “scoprire informazioni”:

“Dopo essersi ripresa dallo shock, inizia a parlare con lo sconosciuto. Sì perché la madre intuisce subito che dietro quel nickname femminile, “adorablekinsey4” probabilmente, si nasconde un uomo.”

Questa affermazione rivela presunzione e ignoranza, ma non solo: racchiude tutto l’intento di alimentare la disinformazione, funzionale all’attività stessa. Dietro ad adorablekinsey4 non si nasconde certo un uomo, tantomeno un pedofilo: si tratta evidentemente di un bot. I messaggi di risposta che invia alle provocazioni della madre sono infatti del tutto incoerenti con le domande poste. Le Iene, e a quanto pare anche la madre stessa, hanno deciso di interpretare questo come un modo per “invogliare ad accendere la webcam” e farle visitare un determinato sito. In realtà, si tratta semplicemente di un account automatizzato, che sì, cerca di invitare a cliccare sul link (che porta peraltro ad un sito non pornografico, ma di chat, probabilmente truffaldino), ma non conosce l’utente con cui si sta interfacciando. D’altronde, l’uso dell’Inglese avrebbe dovuto destare qualche sospetto, ma così non è stato. Meglio credere che si tratti di un malvagio, pedofilo, “orco” adescatore.

Disinformazione e non-informazione

La cosa più grave di tutto ciò non è tanto il falso allarme lanciato con la portata del servizio, atto solo ad aumentare la paura e le insicurezze, quanto piuttosto il fatto che rappresentare fatti come questi in modo sensazionalistico e fuorviante, distoglie l’attenzione dai luoghi dove davvero si possono annidare i malintenzionati. L’idea che i videogiochi, in un modo o nell’altro, portino pericoli e violenza fa sempre scena. Tuttavia, come sappiamo, questo è ben lontano dalla realtà.

Le Iene

Inoltre, sdoganare l’idea che Internet sia un posto estremamente pericoloso, popolato da pedofili e malintenzionati, costituisce un’ulteriore fallacia. Certo, il web presenta indubbiamente alcuni pericoli; tuttavia, l’adescamento è un fenomeno raro, e di certo non avviene in modalità così palesi. I controlli sono molti, anche da parte di PlayStation stessa. Dunque se ad essi venisse aggiunta la diligenza genitoriale, distribuita in modo corretto, i rischi si ridurrebbero praticamente a zero.

Proprio a quest’ultimo proposito, l’articolo de Le Iene ha mancato di menzionare l’unica cosa che avrebbe meritato di essere richiamata: attraverso le impostazioni sulla privacy dell’account PSN, regolabili anche dall’app di messaggistica, è possibile impedire che la console riceva messaggi da sconosciuti, non presenti nella lista amici dell’utente. Una mossa semplice ma determinante, che impedisce il verificarsi di episodi come quello descritto.

Le Iene

Un augurio per il futuro

Si scrive così, tristemente, un’altra pagina di giornalismo italiano, nonostante così non possa essere definito. L’approssimazione e il pressappochismo, la mancanza di conoscenze e la malizia manifestati dall’autore, nonché da tutti i giornali che hanno divulgato il suo messaggio, lasciano una certa amarezza. L’articolo si può definire senza paura di sbagliare clickbait“, in quanto il contenuto è volutamente esagerato e non corrisponde alla realtà. L’unica peculiarità è quella di attirare visite di soggetti incuriositi da un presunto evento tanto scandaloso. Il fatto diventa ancor più evidente se si nota che anche qui, come nell’articolo de La Stampa, il termine “playstation” viene usato nel titolo, per attrarre attenzione, e poi se ne perde ogni traccia.

Ci auguriamo sinceramente che queste modalità di informazione scompaiano dal nostro ambiente, prima o poi, per lasciare spazio a un medium informativo aperto e saggio, che sappia trattare in modo attento anche il tema l’ambiente videoludico.

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