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“Non c’è bisogno di presentazioni”- Dopo il sipario.

Quando calano i sipari, che fine fanno gli attori? Restano lì, immobili, in attesa del loro prossimo spettacolo? Sono morti, o sono vivi?

In “Non c’è bisogno di presentazioni”, l’ultimo prodotto in casa Netflix, tornano in piedi due macigni del passato: Barack Obama, ex presidente degli USA, e David Letterman, ex detentore del titolo del miglior conduttore di talk-show d’America.

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Il volto di un’America che pensavamo scomparsa

Liberandosi di tutta l’ampollosità dei talk-show, questo opta per la direzione più ostica e coraggiosa. Vuole mostrare il dialogo nudo e puro dei due protagonisti, abbattendo il muro dei ruoli, l’ostacolo delle pubblicità, ed il limite del network.

Non c’è scrivania o scenografia. Niente band o giochetti di interludio.
I nostri conversano sui loro status, sulla loro umanità, sui loro compiti e sul loro senso d’esistere.

Sono lì, sconfitti da loro stessi, per certi versi, che si incoraggiano l’un l’altro. Sono il volto di un’America che pensavamo scomparsa, che invece scopriamo essere semplicemente indebolita.

 Cosa significa ora il nome “Barack Obama”? E “David Letterman”?

Su queste domande, i due si sbucciano: il primo si mostra a 360 gradi, nel suo essere padre affettuoso, marito amorevole e cittadino attivo. Ritroviamo i motivi per cui l’America ha accolto Obama come presidente, ed al contempo capiamo il perché del successivo rifiuto.

In una chiara dissertazione sui moderni strumenti di comunicazione, il 44esimo presidente degli USA ci redarguisce sul potere dei social network, su quanto abbiano influito sulla sua carriera politica (Obama fu il primo a fare campagna elettorale tramite Facebook), e su quanto adesso sia totalmente fuori controllo. O meglio, su quanto non istruiti nella materia siano gli elettori.

Lo spopolare delle fake news, dell’hate speech, di rabbie e paure fino a prima sopite nelle persone, è tutto da indirizzare ai moderni mezzi di informazione. E paradossalmente, Trump riesce a screditare ogni detrattore sulla base di questo dato. Il servirsi di fake news per mantenere saldo il consenso popolare, ed al contempo usarle per screditare i media “di regime”, è diventata la maniera più efficace per avvelenare la democrazia.

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“Historia magistra vitae”

Lo show evita di cadere nell’autoreferenziale e nel borioso (il nome di Trump viene pronunciato a malapena 2 volte, da Letterman), bensì si assume l’oneroso compito di scandagliare ed analizzare le varie tematiche, fino ad arrivare alla radice dei problemi.

Si giunge quindi, come diretta conseguenza, al problema del razzismo, e di quanto velocemente si sia dimenticato del passato. Una totale mancanza di memoria storica che sembra coinvolgere anche il nostro, di paese.
Ci saranno vari momenti in cui si mostreranno stralci d’intervista con John Lewis, senatore americano, noto per le varie battaglie di giustizia sociale per i cittadini neri americani, al fianco di nomi come Martin Luther King e James Leonard Farmer Junior.

Ci si commuoverà dinanzi le immagini e le parole di quest’uomo che ha sofferto ed ha perso molto, per un ideale che oggi sembra stia morendo.

Ovviamente è qui che Obama riesce a rispondere alla domanda posta all’inizio.
“Il presidente” -così gli si rivolge ancora Letterman- oggi ha una fondazione, che cerca di operare culturalmente, prendendo di petto il retaggio di Lewis, cercando quindi di formare le nuove generazioni di politici ed attivisti, secondo quei valori con cui lo stesso Obama è stato cresciuto.

Questo è ciò che significa il suo nome ora.

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Ma che cosa è “Non c’è bisogno di presentazioni”?

E’ un prodotto diretto, crudo nella sua formalità, che ridefinisce il termine “talk-show”, andando ad assottigliare il concetto di “intrattenimento”, regalandoci un qualcosa di più intimo e sentito. Un gioiello che brilla di luce propria, che è imperdibile per la sua unicità, ed amorevole fattura.
Ci sono anche un paio di virtuosismi tecnici degni di nota, come ad esempio la carrellata totalmente inaspettata a metà show.

Ma cosa significa “David Letterman”?
Beh, per lui, anche ora, come sempre, non c’è bisogno di presentazioni.

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“Non c’è bisogno di presentazioni”, disponibile su Netflix.

 

 

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