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Good Smile, il colosso giapponese denunciato: vende figure “troppo sessualizzate”

Siamo ormai abituati a sentire storie stravaganti provenienti dal Giappone legate, per un motivo o per un altro, ad argomenti non sempre family-friendly. Poco tempo fa vi avevamo raccontato ad esempio la storia di quella famiglia andata in causa per la vendita di una collezione di hentai appartenenti ad un parente defunto che, apparentemente, valevano una fortuna, o di quella volta in cui una ragazza scoprì che suo padre era l’autore del suo manga erotico preferito, più o meno come accade in Kakushigoto. I giapponesi sembrano essere delle calamite per storie di questo tipo.

La vicenda che vi raccontiamo è qualcosa di ben più serio. Good Smile Company, la nota casa produttrice giapponese di figure e nendoroid a tema anime e videogiochi e che opera anche negli Stati Uniti, è stata infatti denunciata per la produzione di “figure eccessivamente sessualizzate” raffiguranti personaggi minorenni.

La denuncia arriva da due ex dipendenti della compagnia, Guy Brand e James Young-sik Kim, dipendenti a loro volta denunciati dalla stessa compagnia nel 2020 per degli episodi di “cattiva condotta aziendale” che comprendevano la violazione del contratto e la concorrenza sleale e per la quale Good Smile avrebbe chiesto 2 milioni di dollari di danni. Secondo le accuse della compagnia i due avrebbero rubato delle informazioni per trarre profitto per una loro personale compagnia ancora nascente, Imaginary People.

Giappone

Il primo settembre di quest’anno i due hanno risposto alla denuncia da parte dell’azienda giapponese accusandoli di “vendere figure iper-sessualizzate di minorenni” e figure raffiguranti “minori e adolescenti in posizioni sessualmente esplicite” senza peraltro imporre alcun limite d’età per gli acquirenti.

Good Smile Company si è naturalmente già difesa dalle accuse che definisce “false e diffamatorie”, sostenendo che la compagnia non ha commesso nulla di sbagliato e che tutto il caso gira attorno allo scontento di due dipendenti licenziati perché stavano commettendo delle azioni illecite.

Al di là di questo è innegabile che diverse figure prodotte in Giappone siano volutamente sessualmente esplicite, ma al tempo stesso la produzione di esse non dovrebbe rappresentare di per sé reato. Esprimere un giudizio in merito è piuttosto difficile dal momento che si tratta di prodotti legati all’intrattenimento, d’altra parte, e anche quando si tratta di figure e merchandise rappresentanti minori è davvero difficile pensare che vengano realizzate dalle aziende con malizia.

Che ne pensate voi Commodoriani di quanto accaduto? Ritenete giusta la denuncia oppure esagerata, dal momento che si tratta solo di oggetti da collezione? Fatecelo sapere con un commento!

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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