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fact-checking sui social, tra guerre e crisi

Il fact-checking sui social, tra guerre e crisi

In un’epoca tecnologica come quella che stiamo vivendo, in cui i social media hanno rimpiazzato giornali e televisioni, le notizie del giorno sono costantemente tra le nostre mani. Dal momento in cui gli schermi dei nostri dispositivi si accendono, siamo bombardati di articoli di news, aggiornamenti o frammenti di informazioni in formato digitale.

Con questo illimitato accesso alla conoscenza, il genere umano ha acquisito la possibilità di informarsi da più fonti, ma è anche sottoposto ad una delle sfide più difficili del nostro secolo: discernere tra realtà e finzione. Su internet, dopotutto, chiunque (o quasi) può esporre la propria opinione chiamandola “verità”, che sia nel torto, nella ragione o in una qualsiasi area grigia tra i due estremi.

Tra questi, soprattutto nell’ultimo periodo, si aggirano dei malintenzionati il cui unico scopo è far circolare volutamente della propaganda tendenziosa. Nonostante gli sforzi costanti dei social media e degli algoritmi, molte di queste false informazioni riescono comunque, tramite dei sotterfugi che analizzeremo nel corso di questo articolo, ad arrivare fino a noi. Ecco perché il fact-checking, ovvero lo sforzo di riconoscimento della realtà tramite un approfondimento, è diventato così importante.

fact-checking sui social, tra guerre e crisi

I social abbandonano la ricerca della verità?

Se cercare la verità nelle informazioni online era così cruciale da aver spinto i principali social media ad attuare in passato delle politiche così rigide da intercettare le notizie false sul nascere ed impedirne la diffusione, cos’è cambiato ora?

In un’intervista del 2018, il fondatore di Twitter Jack Dorsey ha affermato che il suo social era stato appositamente programmato per supportare le ultime notizie, poiché è ciò che volevano i suoi utenti. Allo stesso modo, nel 2006 Mark Zuckerberg aveva creato News Feed per gestire ed incanalare in un unico luogo le informazioni dal mondo.

Oggi, invece, le piattaforme Meta e X (precedentemente conosciuto come Twitter), cercano di prendere le distanze dalle ultime notizie, preferendo la diffusione di pettegolezzi sulle celebrità, informazioni dal mondo della moda ed altri argomenti più leggeri e meno rischiosi. Adam Mosseri, il CEO di Instagram, ha di recente ammesso: “Politica e novità sono importanti, certo, ma dalla prospettiva della piattaforma quel poco coinvolgimento in più che portano non vale tutte le indagini, la negatività ed i danni all’integrità che ne derivano“.

Fact-checking sui social

Le difficoltà del fact-checking

Soprattutto nell’ultimo periodo, i social di Zuckerberg e Musk sono spesso additati come portatori di fake news, e questo gli sta causando molti problemi in Europa. Dal mancato stop alla propaganda russa sotto mentite spoglie e dalla troppa disinformazione riguardo agli attacchi di Hamas in Israele, la Commissione Europea sta tenendo d’occhio queste piattaforme che rischiano di infrangere gli accordi contro le informazioni fittizie online (Digital Services Act – DSA).

Va detto, però, che tentare di arginare queste ondate di disinformazione e passare le ultime notizie al fitto pettine del fact-checking sta diventando un’impresa colossale non solo per i social e chi li gestisce, ma anche per le intelligenze artificiali. MedPaLM 2 di Google, uno dei modelli di IA mediche più avanzate dell’ultimo periodo è stato impiegato nell’individuare e combattere le fake news, ma il creatore stesso alla fine ha dovuto arrendersi e definire questo tentativo un “progetto ingenuo“.

Non poteva aspettarsi, dopotutto, una quantità così massiccia di informazioni false ed account creati appositamente per sfruttare le debolezze degli ultimi social. Fingendo di essere testate autorevoli, ad esempio, eserciti di utenti fittizi hanno diffuso propaganda in quello che viene definito “attacco Doppelgänger“.

Eroi e antieroi del fact-checking

In molti, vedendo il fallimento di MedPaLM 2, si sono chiesti: “Se nemmeno una macchina così avanzata è riuscita ad affrontare questo problema, perché stiamo continuando ad assumere umani per provare a gestirlo?“, e questo ha portato a molteplici licenziamenti nei quartieri generali dei social. X, ormai, conta all’incirca 20 persone impegnate giornalmente in questa lotta, mentre prima dell’acquisizione da parte di Musk erano centinaia.

Lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas non ha fatto altro che intensificare il problema delle fake news che circolano online, tanto che Shayan Sardarizadeh, un giornalista della BBC Verify, ha iniziato a raccoglierle e sfatarle. Uno sforzo notevole che denota la gravità della situazione, soprattutto nei periodi di grossi stravolgimenti globali.

fact check

Tuttavia, per il noto esperto di cybersecurity Marcus Hutchins, i tentativi di Sardarizadeh e degli altri giornalisti di sfatare queste falsità non farebbero altro che peggiorare la situazione. L’unica soluzione valida sarebbe stare alla larga dai social media e cercare di non correggere le informazioni che vengono pubblicate lì.

I giornalisti potrebbero pensare di star combattendo la disinformazione, ma spesso non comprendono l’ecosistema in cui lo fanno. Quando interagisci con un post (anche per screditarlo), l’algoritmo lo premia, diffondendolo ulteriormente.

Il fact-checking “fai-da-te”

Una delle soluzioni al problema, in un periodo in cui i social preferiscono allontanarsi da questa controversia semplicemente non parlandone, rimane il fact-checking fai-da-te. Per quanto non sia il più elegante dei modi, cercare su riviste scientifiche/autorevoli le informazioni che ci interessano potrebbe essere la via più sicura da seguire. Certo, ci sono stati casi di testate pagate appositamente per pubblicare notizie false senza una revisione, ma rispetto a ciò che avviene sulle piattaforme di Zuckerberg o Musk si tratta di numeri quasi inesistenti.

Esistono numerosissimi siti che combattono la disinformazione online come possono, offrendo analisi approfondite e debunking dove necessario, ed alla fine di questo articolo ne potrete trovare alcuni, ma ricordate una delle regole più importanti del fact-checking: confrontate le fonti. Alcuni articoli potrebbero non parlare di alcune cose e/o soffermarsi più su altre, quindi è importante consultare più riviste e confrontare le informazioni per avere un’idea del quadro generale tenendo in considerazione quante più variabili possibile.

fact-checking e social

Un’altra regola d’oro da ricordare in questi casi si può riassumere con: “Correlation is not causation“. Ovvero, anche se due variabili confrontate sembrerebbero avere una correlazione, non è detto che esse siano collegate. Ad esempio, mettendo su un grafico il numero di gelati venduti a New York ed il tasso di omicidi della stessa città, potremmo notare che entrambi aumentano di pari passo, con lo scorrere del tempo. Questo però non significa che i gelatai siano dei criminali incalliti, come potrebbe sembrare, ma è semplicemente una casualità che potrebbe trarre in inganno.

Fate quindi sempre attenzione, quando navigate sui social, e non fermatevi al titolo di un articolo. Cercate testate autorevoli, informatevi da più fonti, confrontate le notizie. Come promesso, eccovi alcuni siti per il fact-checking fai-da-te:

Fact-checking sui social

Fonte: Business Insider.

LEGGI ANCHE: Threads, il nuovo social network di Meta, è arrivato anche in Europa

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Matteo Zazza

Matteo Zazza

Scrittore e favolista dal 1997, a quanto pare (chi sono io per contraddire Google?). Autore di: "Manuale di Difesa e Protezione dalle Creature delle Favole" e "La Ballata di Irontray".

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