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L’Attacco dei Giganti: perché il finale non ha rovinato Eren [SPOILER]

Sembra ieri, eppure è passato quasi un mese dalla conclusione dell’anine de L’Attacco dei Giganti. L’opera di Hajime Isayama si è conclusa dopo dodici anni di serializzazione col capitolo 139, del quale potete leggere qui il nostro commento, mentre l’anime ha raggiunto il finale dopo dieci anni esatti dal suo debutto.

Il finale, come era prevedibile, ha incontrato pareri discordanti: c’è chi lo ritiene ottimo, chi lo vede come buono ma meno entusiasmante o originale dei picchi a cui ci aveva abituati l’opera e chi, invece, lo critica aspramente arrivando a dire che esso abbia rovinato l’opera o alcuni suoi personaggi. All’interno di quest’ultimo gruppo troviamo le persone che hanno addirittura aperto una petizione sul web per cambiare il finale o quelli che, spingendosi ancora oltre, hanno creato dei finali alternativi. Il progetto più famoso in tal senso è probabilmente AOT Requiem, che conta di una piattaforma in cui i due dei tre capitoli fanmade sono tradotti in tantissime lingue, tra le quali anche l’italiano.

Si sa, la voce di chi critica è sempre più rumorosa rispetto a quella di chi invece apprezza, ma dopo un anno è il caso di dire le cose come stanno: no, il finale de L’Attacco dei Giganti non ha rovinato l’opera e soprattutto non ha rovinato il personaggio di Eren come buona parte dei detrattori del finale sostiene.

Eren

Quelli a sostenere che il capitolo 139 abbia rovinato Eren sono gli stessi che avrebbero voluto un finale negativo spinto ai limiti massimi, nichilistico e completamente privo di speranza: un finale in cui Eren uccide tutti i suoi amici e riesce a portare a termine la Marcia dei Colossali, sterminando così tutto il mondo eccetto l’isola di Paradise, e che hanno visto l’Eren del finale come un Eren sfigurato, trasformato in un ragazzino immaturo che piange e mostra la propria debolezza di fronte ad Armin.

Ma il problema è che… Eren è sempre stato così. Isayama è persino stato felice di disegnare quella scena e ha pensato fra se e se che finalmente “Eren era tornato”, quindi per quale motivo una fetta dei fan ritiene invece che questo capitolo, e in particolare quella scena, abbiano rovinato il personaggio?

Innanzitutto, ritenere che Eren abbia scatenato i Colossali nelle Mura e sterminato l’80% del mondo solo per salvare i suoi amici è un grave errore di lettura e significa proprio non aver colto alcuni passaggi fondamentali del capitolo. Non è vero che Eren ha sterminato il mondo fuori dalle mura solo per i suoi amici, così come non è vero che Eren è solo il genocida freddo e calcolatore che vorrebbero alcuni fan. Sono entrambe interpretazioni parziali di questo straordinario protagonista e solo affiancandole potremo riuscire a leggerlo correttamente, perché del resto nello stesso capitolo finale dell’opera camminano su due binari estremamente vicini, al punto che è molto difficile capire dove si fermi il desiderio di libertà di Eren e dove inizi il suo desiderio di proteggere i suoi amici.

Per il bene degli altri

Ciò che sfugge a diverse persone è il fatto che Eren non è un personaggio completamente nero né completamente bianco: è immerso nel grigio più totale e la stessa cosa possiamo dire sui motivi per cui ha dato inizio alla Marcia e sterminato l’80% del mondo.

Possiamo dire che da una parte lo ha fatto per i suoi amici, è lui stesso a dirlo e del resto anche tralasciando il capitolo 139 questo era intuibile da diversi momenti come il capitolo 130, in cui dice chiaramente a Zeke che desidera che i suoi amici abbiano delle vite lunghe a differenza sua. Stessa cosa possiamo dire del rapporto con Armin e Mikasa: è ovvio che Eren non li odiasse ma stesse solo cercando di allontanarli e piangere dicendo di non voler morire e di volere che Mikasa ami solo lui non lo rende “meno chad (perché, ammettiamolo, per buona parte della serie Eren è stato tutto fuorché il classico personaggio duro e impassibile) ma semplicemente… Un normale ragazzo di 19 anni che guarda in faccia la morte.

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È normale che Eren abbia paura, che pianga di fronte ad Armin e che dica di voler rimanere con lui e Mikasa, perché è lo specchio di ciò che il protagonista de L’Attacco dei Giganti è sempre stato, ossia un ragazzino immaturo, spesso anche infantile, ma capace di provare un grande affetto per i suoi amici nonostante la crudeltà del mondo.

Quello che però alcuni non hanno compreso è che la salvezza dei suoi amici non è l’unico motivo per cui Eren compie questa scelta.

No, Eren non ha fatto tutto solo per i suoi amici

Eren è sempre stato se stesso dal primo al 139esimo capitolo. Non ha mai voltato le spalle ai propri obiettivi né mai vi ha rinunciato. E l’ultimo capitolo dell’opera, con lo sfogo del nostro protagonista, non cancella nulla di quello che è stato detto fino a questo momento.

Eren è un egoista, un ragazzo che sin dalla più tenera età ha sempre avuto ben chiaro che chiunque avesse mai provato a rubargli la sua libertà meritava nient’altro che la morte. A soli otto anni uccide i due uomini che avevano rapito Mikasa e la intima di pugnalare il terzo perché “è la cosa naturale da fare” e perché per vivere bisogna fare una cosa sola: combattere, essere disposto anche ad uccidere. Eren si macchia le mani sin da piccolissimo nonostante fosse cresciuto amato dalla famiglia e senza tutti i traumi che ad esempio possiede il fratello Zeke, quindi cosa possiamo pensare? Semplice, che questa fosse semplicemente la natura di Eren.

L'Attacco dei Giganti Eren

Lui è sempre così, la libertà contava più di qualsiasi altra cosa proprio perché è nato senza di essa sentendosi dire le parole “tu sei libero” dal padre. Ma l’idea di libertà di Eren è un’idea negativa che comporta il rubare agli altri la loro per affermare la propria: una libertà scaturita dalla negazione, dalla violenza, eppure lui ha l’ha sempre vista come il valore più importante di tutti. Non c’è un motivo, tutto ciò che sa è che dal suo punto di vista è perfettamente lecito uccidere, privare, distruggere, pur di ottenerla.  

“Se altre persone tentassero di rubare la mia libertà… Non esiterei a rubare la loro. Io sono sempre stato così.”

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La Marcia non è solo il risultato del suo desiderio di proteggere gli amici, ma anche frutto del suo sconfinato desiderio di possedere la libertà e di distruggere. Viene ammesso in più punti nello stesso capitolo 139, tanto accusato da alcuni fan. In una delle pagine iniziali del capitolo Armin chiede ad Eren se lui abbia usato i Colossali per il loro bene e a questa domanda… Eren non risponde. Si alza, si allontana e decide di cambiare argomento, perché sa bene che la risposta al quesito dell’amico sarebbe che no, lui non lo ha fatto solo per proteggerli.

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Diverse pagine dopo il protagonista per sua stessa ammissione dice che probabilmente avrebbe fatto ciò che ha fatto anche se non avesse saputo che i suoi compagni lo avrebbero fermato, e quando Armin gli domanda perché lui risponde che non lo sa, ma che questo è ciò che desidera da quando è nato:

“Anche se non avessi saputo che alla fine sareste riusciti a fermarmi… Penso che avrei comunque raso al suolo il mondo. Avrei distrutto ogni foresta… E lasciato pochi giorni dopo la terra ricoperta di insetti che avrebbero proliferato sulla carne. Io… Volevo appiattire tutte le terre emerse. Non so [perché]. Volevo farlo ad ogni costo.”

Anche riguardo questo dialogo ci sono state delle critiche e molti ritengono stupido spiegare con un semplice “non lo so” le motivazioni di Eren, ma io ritengo sia perfetto. Per Eren combattere ed uccidere per ottenere la propria libertà è sempre stato naturale e lo ha dimostrato quell’omicidio compiuto ad otto anni, perciò non possiamo ridurre a spiegazioni razionali quello che per lui è più un istinto primordiale.

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Perciò no, il capitolo 139 de L’Attacco dei Giganti non ha assolutamente rovinato quel fantastico protagonista che è stato e rimane Eren Yeager, anzi ha posto ulteriormente l’accento sugli aspetti fondamentali del personaggio che ancora oggi lo rendono così bello e così interessante per tutti i lettori.

L’Attacco dei Giganti è disponibile legalmente sulla piattaforma streaming di Crunchyroll.

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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