Dr Commodore
LIVE

AI: donna paralizzata e incapace di parlare per 20 anni torna a farlo con l’intelligenza artificiale

Nel 2005, l’allora trentenne Ann Johnson fu colpita da un inctus al tronco encefalico. Anche se riuscì a sopravvivere, ciò ebbe conseguenze molto gravi: la lasciò gravemente paralizzata e incapace di parlare, in così giovane età. Nel tempo, ha lentamente riacquistato la capacità di respirare in modo indipendente e di ammiccare. Ma riguardo all’impossibilità di parlare?

Su questo, recentemente è stata aiutata dall’AI. Attraverso un nuovissimo impianto basata sull’intelligenza artificiale, Ann Johnson è diventata la prima pazienta ad utilizzare una neurotecnologia innovativa, in grado di sfruttare i segnali cerebrali per riprodurre il linguaggio.

230823 neural implant paralysis 1 1
Ann Johnson e il collegamento con AI

Neurotecnologia e AI: come si può tornare a parlare?

Gli specialisti dell’università di Berkeley che si sono occupati della vicenda hanno pubblicato sulla nota rivista Nature i risultati della loro opera e sono scesi nel dettaglio dell’impianto realizzato su Johnson.
I ricercatori hanno rivelato di aver impiantato un sottile strato di 253 elettrodi sul cervello della paziente e sfruttato l’AI per leggere i segnali cerebrali.

Difatti, la neurotecnologia utilizza l’AI per decodificare i segnali cerebrali della donna mentre cerca di parlare. Anche se i suoi muscoli facciali restano tutt’ora paralizzati, il cervello è comunque in grado di inviare segnali percepibili dagli elettrodi che, a loro volta, li decodificano e li sintetizzano in linguaggio ed espressioni facciali, sfruttando un avatar generato dal computer.

230823 neural implant paralysis speech jm 01 6f1145

LEGGI ANCHE: INTELLIGENZA ARTIFICIALE: GLI EMIRATI ARABI ANNUNCIANO DI AVER CREATO L’AI PIÙ AVANZATA DEL PIANETA

Prima dell’AI, come riusciva a comunicare?

Prima dell’aiuto dell’AI, Ann Johnson riusciva a comunicare attraverso un metodo di digitazione che prevedeva un dispositivo in grado di riconoscere piccoli movimenti della testa e produrre circa 14 parole al minuto. Con l’intelligenza artificiale e con il nuovo impianto, l’avatar può riprodurne circa 80.

Un progresso eccezionale, sia lato umano per la Johnson, sia lato tecnologico. A riguardo, Il dottor Edward Chang, presidente di chirurgia neurologica presso l’Università della California a San Francisco, ha affermato che: “Il nostro obiettivo è ripristinare un modo di comunicare completo e autentico, che è il modo più naturale per noi di parlare con gli altri. Questi progressi ci portano molto più vicini verso una reale soluzione per i pazienti.

Nuove prospettive con l’intelligenza artificiale

I progressi nell’ambito dell’AI danno speranza alle tante persone che si portano dietro le ripercussioni di ictus e malattie degenerative. La stessa Ann Johnson conferma la propria felicità nell’aver fatto parte del progetto, i cui vantaggi non si fermano solo all’opportunità di parlare meglio, ma anche e soprattutto all’avere una speranza di miglioramento futuro.

Nella pubblicazione del progetto, la Johnson ha affermato: “Quando ero all’ospedale di riabilitazione, il logopedista non sapeva cosa fare con me. Partecipare a questo studio mi ha dato uno scopo, mi sento come se stessi contribuendo alla società. Mi sento come se avessi di nuovo un lavoro. È sorprendente aver vissuto così a lungo; questo studio mi ha permesso di vivere davvero mentre sono ancora viva!

Articoli correlati

Davide Romano

Davide Romano

Digital Copywriter per passione e per pagare la connessione WiFi. Cresciuto a cartoni, serie tv e film, mi piace scrivere recensioni, consigliare film/serie tv e anime. In me convivono The Office, Shameless, la saga di Harry Potter e One Piece. Tutte per uno, uno per tutte!

Condividi