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Anime, trapelati i dati economici del 2022 di diversi studi d’animazione: i risultati sono altalenanti

Da anni e anni è oramai cosa nota che gli anime sono uno dei settori dell’intrattenimento nipponico più “ballerini”, dove diverse criticità legate alle tempistiche concesse agli studi e i fondi stanziati dai comitati di produzione raramente riescono a consentire un ritorno economico sostanzioso per coloro che lavorano con mano nelle trasposizioni che noi tutti amiamo.
Anche franchise dalla nomea iconica e popolare non è detto che, alla fin della fiera, si rivelino redditizi per gli studi che li partoriscono, i quali spesso si ritrovano (nelle migliori delle ipotesi) a chiudere in pari.

L’industria degli anime, tuttavia, è una macchina dalla quale trapela relativamente poco e fare collegamenti tra cause ed effetti quando mancano così tanti pezzi d’informazione importanti e dove ogni variabile risulta alquanto fumosa nel suo impatto, rimane un terno al lotto come si suol dire.
Di recente memoria, per esempio, è il caso dell’anime di Chainsaw Man: un progetto autofinanziato da Studio MAPPA senza alcun comitato di produzione a sostenerlo economicamente che, a livello di Blu-Ray, è stato un flop senza quasi precedenti nonostante i più che buoni risultati ottenuti nel lato dello streaming digitale.

Cercare di carpire quanto siano impattanti e influenti queste variabili può fare la differenza nel tentativo di abbozzare un quadro generale sulla situazione dell’industria dell’animazione giapponese.
Per questa specifica motivazione, ci vengono incontro dei leak provenienti da Baidu (uno dei più importanti motori di ricerca e forum di discussione cinesi) all’interno dei quali possiamo osservare più da vicino i risultati economici di diversi studi d’animazione.

industria anime 1 min

Gli anime negli ultimi 4 anni: trend positivo o negativo?

Come detto poc’anzi, tramite dei dati usciti da Baidu e opportunamente diportati dall’utente @Arkasama_ su Twitter, possiamo tirare le somme degli ultimi 4 anni di produzioni animate nipponiche; l’industria nella sua interezza sarà cresciuta o avrà subito una bella botta in questo lasso di tempo?
In tutto ciò, naturalmente, c’è da tener conto che il settore degli anime è stato colpito dalla pandemia in maniera più impattante di quanto non possa apparire di primo acchito.

Come possiamo vedere nei diversi spezzoni di questo “thread” vi sono alcuni risultati incoraggianti, mentre altri invece hanno quasi del tragicomico.
Di estremo interesse è appunto il caso di MAPPA, il quale è ormai diventato il protagonista assoluto da 4-5 anni a questa parte per quanto concerne la produzione di anime mainstream che coinvolgono il pubblico nella sua interezza. Lo studio, infatti, ha generato (stimati) 2.8 miliardi di Yen (circa €18.000.000) ma, come specifica il tweet, il profitto è pari a 0 se non addirittura in negativo.

Altri studi, con meno mole di lavoro e di progetti di spessore, sono comunque riusciti a ottenere un profitto, seppur risicato in alcuni casi; il management dei piani alti in questi casi può essere il più importante fattore a fare da ago della bilancia tra un’annata, o un lasso di tempo, fruttuosa rispetto che ad una fallimentare.
Sono questi i casi di Bones (3.2 miliardi con un positivo di 400 milioni; circa €20.500.000 per €2.570.000), Doga Kobo (1.2 miliardi con un profitto di 28 milioni, circa €7.700.000 per €180.000) e altri ancora.

Risultati economici anime

Poi ci sono le situazioni come quella di Toei Animation la quale, grazie all’uscita sul grande schermo di pellicole di spessore di anime del calibro One Piece Red e The First Slam Dunk è riuscita a generare 28.7 miliardi (circa €1.840.000.000) con un profitto che nel post non viene specificato, ma che senza ombra di dubbio sarà nell’ordine delle delle centinaia di milioni di Yen, se non addirittura oltre il miliardo.

Poi vi è la trafila riguardanti i principali anime producers (Aniplex, Kadokawa, TOHO e via discorrendo) i quali hanno principalmente tutti visto una decrescita tra il 10% ed il 38% rispetto al precedente anno fiscale per quanto concerne il profitto finale, mentre per quanto riguarda gli introiti “lordi” pare che solo Kadokawa abbia avuto un incremento rispetto ad altri parziali.

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Un riassunto per gli altri studi

Dato che nel post, per forza di cose, sono stati elencati tanti studi che si occupano di anime (e altrettanti mancano all’appello), un riassunto è doveroso, ricordando che le cifre riportate sono in Yen:

  • Project n°9 750 milioni di introiti, 65 milioni di profitto
  • White Fox 400 milioni di introiti, 15 milioni di profitto
  • SHAFT 1.3 miliardi di introiti, 20 milioni di profitto
  • I.G Port (I.G Production, Wit Studio, Signal M.D) 760 milioni di profitto
  • A-1 Pictures 15 milioni di profitto (contro i 42 dell’anno precedente)
  • SILVER LINK 1.6 miliardi di introiti, perdita di 237 milioni
  • Tatsunoko Production 2.5 miliardi di introiti, 36 milioni di profitto
  • TMS Entertainment 14.8 miliardi di introiti, 2.6 miliardi di profitto
  • CloverWorks perdita di 29 milioni

All’appello mancano pezzi da novanta del mondo degli anime come Pierrot, Kyoto Animation, Madhouse, Ufotable, Trigger ecc. ecc.
Trattandosi di leak, non è da escludere una seconda tranche con ulteriori informazioni possa essere in arrivo nelle prossime ore.

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Matteo Comin

Matteo Comin

Sono Matteo, scrivo da Desenzano (BS), Studio Scienze della comunicazione e lavoro in un cinema multisala. Sono appassionato, come tutti voi, di tutto ciò che riguarda la cultura nerd, in particolar modo di anime e manga.

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