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ChatGPT ruba già il lavoro, eppure per la scienza è ancora meno intelligente di un cane

ChatGPT si fa sempre più intelligente… o per lo meno così sembra. Il chatbot di OpenAI stupisce sempre di più malgrado le sue limitazioni, e lo fa specialmente per la capacità di svolgere un lavoro intellettuale in solamente pochi secondi.

Questa abilità lo sta portando man mano a essere visto come una grossa minaccia per alcuni dei mestieri che, a causa sua, sembrano essere diventati realmente sostituibili dall’intelligenza artificiale. Dal copywriting alla scrittura in generale, per arrivare anche al coding e ad altri lavori “d’ufficio” comunemente considerati semplici da svolgere.

In passato abbiamo raccontato di persone che seriamente hanno perso il loro lavoro a causa sua, e tutt’ora non è raro vedere siti web d’informazione sospendere le assunzioni e decidere di affidarsi a esso. È l’esempio di CNET, Insider Gaming e altre testate ancora. Eppure, sembra che il chatbot non sia nemmeno al suo massimo potenziale. Uno studio condotto di recente, infatti, ha osservato che ChatGPT al momento non arriva nemmeno all’intelligenza di un cane.

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Una scoperta preoccupante o rassicurante?

Alla VivaTech Conference di mercoledì, lo scienziato capo di Meta Yann LeCun ha dichiarato che al momento l’intelligenza delle AI generative è piuttosto limitata. In particolare, non riescono ancora a capire le realtà che esistono tra le righe del mondo reale, basandosi solamente sul testo.

Secondo LeCun, al momento la loro intelligenza non è pari nemmeno a quella di un cane, figurarsi quanto manchi ancora per raggiungerne una di livello umano. L’affermazione di LeCun ha fatto scalpore, perché è una metafora perfetta della situazione attuale. LeCun dice questo perché questa tipologia d’intelligenza artificiale, al momento, manca della capacità di apprendimento necessaria a svolgere compiti base, come ad esempio prendere oggetti e metterli al loro posto.

C’è da considerare che, secondo gli studi più recenti, l’intelligenza di un cane con grandi predisposizioni all’apprendimento e addestrabilità può arrivare a essere pari a quella di un bambino di 2/3 anni. Questo significa che il chatbot di OpenAI al momento ha capacità ancora minori di queste.

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Ne risulta dunque che le abilità cognitive di cui sono dotati gli esseri umani siano ancora lontane dall’essere implementate nelle AI. Questa notizia rassicurerà alcuni da una parte, ma dall’altra potrebbe anche essere piuttosto preoccupante: realizziamo infatti che siamo di fronte solo alla punta dell’iceberg dell’intelligenza artificiale di tipo generativo, eppure già crea grosse paure in molti posti di lavoro.

Secondo il CEO di Google DeepMind Demis Hassabis, questo tipo di abilità cognitive potrebbero essere raggiunte entro la prossima decade.

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Camilla Flocco

Camilla Flocco

Dragon Ball, One Piece e tutto ciò che ama il web.

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