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Zelda: Link’s Awakening compie 30 anni, il capitolo alternativo che ha cambiato (di nuovo) la serie

“Solo” 30 anni fa esordiva sul mercato il primo capitolo di Zelda in esclusiva su console portatile, all’epoca il Game Boy, ossia Link’s Awakening. Come la serie di Miyamoto aveva già abbondantemente dimostrato (e continua a dimostrare anche oggi) anche questo capitolo di Zelda è riuscito nell’impresa di rivoluzionare il settore videoludico.

Nel 1993 era impensabile anche solo ipotizzare che un’avventura delle dimensioni di Link’s Awakening potesse girare su una piattaforma umile come il Nintendo Game Boy, ma il nostro Zelda in miniatura per eccellenza non solo esiste, ma continua a far parlare molto bene di sé anche a distanza di tre decenni dalla prima uscita.

Zelda: Link's Awakening ci offre alcune scene davvero indimenticabili

Uno Zelda alternativo che si è confermato un classico

Il capitolo ambientato non nella nostra cara vecchia Hyrule ma sull’isola misteriosa di Koholint è uno dei più ambigui dell’intera serie proprio a causa del senso di straniamento che provoca in chi lo gioca, soprattutto se il giocatore tiene conto e ha una certa conoscenza degli altri titoli della saga Nintendo. Link’s Awakening è, a tutti gli effetti, un mondo a parte, un universo a parte nella serie: un’emozione del genere la proveremo solo qualche anno più tardi, con l’uscita del capitolo Majora’s Mask.

Cosa fa sì che scaturisca una sensazione di questo genere? Abbiamo già accennato all’ambientazione, ambigua, sconosciuta e dai tratti onirici: l’isola di Koholint è racchiusa in una bolla animata da un tale numero di eventi e di situazioni inspiegabili che, poste l’una a fianco dell’altra, provocano una sorta di pacifico equilibrio dei sensi.

Hyrule, con le sue regole precise e le sue gerarchie smette di esistere e viene sostituita da un mondo popolato da animali antropomorfi, da strumenti musicali magici e da situazioni al limite dell’assurdo. Non stiamo affermando che la presenza di elementi fantastici sia una novità nella serie, ma stiamo piuttosto sottolineando come la costante presenza di questi ultimi crei una matrice di confusione nella mente del giocatore.

l'isola di Koholint, ambientazione di Link's Awakening

Una grande avventura su un piccolo dispositivo

Passiamo poi all’analisi dei personaggi. Tra i nostri alleati spicca Marin, la giovane cantante che ci salverà a seguito del nostro inspiegabile naufragio: il suo ruolo sembra essere quello di sostituire un’inspiegabilmente assente principessa Zelda (altro punto in comune con Majora’s Mask è proprio l’assenza della principessa di Hyrule). La giovane avrà un ruolo fondamentale nella nostra ricerca degli 8 Strumenti delle Sirene e saprà regalarci alcune scene che sono rimaste impresse nella mente dei giocatori.

Parlando dei nemici, invece, è impossibile non notare la tavolozza di elementi tratti dalla molteplicità degli universi di Nintendo: abbiamo un nemico Kirby, un Catenaccio, i Goomba… una scelta veramente singolare che non fa che aumentare in noi quella consapevolezza di non trovarsi nel tipico gioco di Zelda, ma in qualcosa di volutamente diverso.

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Là dove finisce la realtà…

La presenza di elementi insoliti e inspiegabili con i quali ci ritroveremo faccia a faccia durante la nostra avventura non sarà spiegata in maniera diretta e non troverà una spiegazione, se non nel finale, nella mente dei giocatori meno attenti. Saranno i personaggi con cui parleremo, i nemici che affronteremo a lasciarci degli indizi che devono essere accolti.

La spiegazione, d’altronde, è semplice ma d’effetto: se non è possibile, non è reale. Ebbene, così Link’s Awakening si rivela essere un semplice sogno. Coloro che hanno avuto la pazienza di guardarsi intorno ci saranno arrivati ben prima di scalare la montagna che conduce all’uovo di Pesce Vento, tutti gli altri, invece, riceveranno la rivelazione dal Pesce Vento stesso, la creatura mitologica che, ironia della sorte, ha dormito in attesa del nostro arrivo.

Il sussurro mediante il quale la realtà che abbiamo creduto tale ha perso il suo essere materiale è quanto rende questo capitolo della serie Nintendo uno degli esempi più poetici di narrativa nella storia del videogioco: la nostra consapevolezza di star vivendo una finzione diventa una “fantasia nella fantasia” che, nonostante questo suo essere circoscritta nella bolla della nostra parentesi d’intrattenimento fin dall’inizio, continua a stupirci ogni volta che ci viene rivelata.

P.s. una nota di merito va alla bellissima colonna sonora del titolo: vi riportiamo una versione rimasterizzata del tema del gioco, “La Ballata del Pesce Vento”

link and marin on the beach by g

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Sara Pandolfi

Sara Pandolfi

Classe 2004, ma il mio gioco preferito è più vecchio di me. Mi trovate in giro per le strade con uno scudo Hylia sulle spalle e questo dovrebbe già spiegarvi molte cose

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