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Non solo Netflix: altri sevizi di streaming introdurranno le pubblicità?

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa dei servizi di streaming: Netflix, Amazon Prime Video, Disney Plus hanno iniziato improvvisamente a far parte della nostra vita quotidiana. Chi di noi non è abbonato almeno a uno di questi servizi?

La proliferazione dei servizi di streaming ha determinato una “guerra” commerciale tra i colossi dell’intrattenimento, tutto ciò ha portato alla segmentazione dell’offerta e del pubblico. Non è raro, infatti, che alcune stagioni di una serie TV siano disponibili solo su un servizio streaming a discapito di tutti gli altri.

Sembra che il campo di battaglia su cui si scontrano le compagnie di streaming stia lentamente mutando: dai contenuti offerti al prezzo del servizio. Da ciò consegue che nel prossimo futuro potremmo assistere alla nascita di servizi di streaming che, per mantenere basso il prezzo, trasmettono degli spot pubblicitari.

Netflix streaming

La crisi nel mercato dello streaming

La necessità di una radicale trasformazione nel mondo dell’intrattenimento scaturisce dalla fine di quella che possiamo definire “l’epoca d’oro dello streaming”. Come già accennato nell’introduzione, il crescente numero di servizi di streaming ha determinato un’accesa concorrenza tra i veri agenti di mercato.

Si è passati, infatti, da una situazione di monopolio di fatto di Netflix a una sorta di “sovraffollamento” del mercato. Infatti, al giorno d’oggi l’utente può scegliere di iscriversi a numerose piattaforme di streaming: oltre al già nominato Netflix, Amazon Prime Video, Disney Plus, Apple TV Plus, Sky NOW, solo per dirne alcune.

Se ci spostiamo oltreoceano la situazione si fa ancora più complicata per via dell’esistenza di ulteriori piattaforme, come Hulu o HBO Max, non ancora rese disponibili nella Penisola.

streaming HBO Max

La presenza di così tanti agenti di mercato ha determinato la “guerra” commerciale che tutt’ora è in atto. Ogni piattaforma sta cercando di catturare una fetta di pubblico sempre maggiore e lo fa sostanzialmente in 2 modi: o cerca di accaparrarsi quanti più diritti possibili per offrire un catalogo quanto più ricco possibile o crea delle produzioni originali che fungano da esclusiva.

Ambedue le pratiche comportano l’aumento dei costi sostenuti dalla piattaforma. Queste, però, non si traducono più in risultati. Di conseguenza, le piattaforme di streaming crescono a ritmi sempre più lenti, non avendo più la forza sufficiente per conquistare nuovi clienti, e i margini di ricavo si assottigliano di anno in anno.

Nemmeno le produzioni originali riescono a risollevare le sorti delle società. Un esempio emblematico è Rings of Power, la serie TV prodotta da Amazon ambientata nel mondo del Signore degli Anelli. La prima stagione, disponibile in esclusiva Prime Video, ha avuto un costo di produzione di circa 450 milioni di dollari ma è stata guardata per intero solo dal 37% degli utenti che l’aveva iniziata. Un risultato veramente insoddisfacente.

The Rings of Power

Il continuo ridursi dei ricavi sta spingendo gli investitori a uscire dal business, che oramai sembra ristagnare. Per evitare ciò, gli amministratori delle varie piattaforme stanno cercando nuovi metodi per attrarre clienti e, di conseguenza, aumentare gli introiti.

La pubblicità come mezzo per attrarre nuovi spettatori

Uno dei modi che i colossi dell’intrattenimento hanno per attrarre nuovi spettatori consiste nell’inserimento di intermezzi pubblicitari durante la visione delle opere. Questo metodo, chiamato in gergo AVOD (Advertising-Based Video On Demand), permetterebbe alle società di fornire un servizio gratuito”, remunerato totalmente dalle inserzioni pubblicitarie.

In realtà, i servizi di streaming basati interamente sulla pubblicità non sono nuovi nel settore. Basti solo pensare a VVVVID che, prima di introdurre un piano di abbonamento, offriva solamente un servizio gratuito imperniato sulle inserzioni pubblicitarie.

In alternativa, le società di streaming potrebbero affiancare al piano gratuito con pubblicità un piano a pagamento del tutto privo di inserzioni, esattamente come fa Crunchyroll col suo servizio Premium.

Crunchyroll

Il precedente di Netflix

Netflix è stata il primo colosso dello streaming a inserire la pubblicità tra i suoi piani di abbonamento. La soluzione trovata dalla società americana si pone a metà tra il sistema AVOD e quello SVOD (Subscription Video On Demand), in quanto il servizio resta a pagamento (a un costo minore ovviamente) ma prevede delle inserzioni pubblicitarie durante la visione dei film o delle serie TV.

Il piano con pubblicità introdotto da Netflix, chiamato “Base con pubblicità”, ha un costo inferiore rispetto all’abbonamento standard (5,49€ contro i 7,99€ del piano base) e prevede brevi pause pubblicitarie durante la visione di film o serie TV nella misura di 4/5 minuti ogni ora.

Tra le tre strade percorribili, quest’ultima appare la meno conveniente, per lo meno dal punto di vista del consumatore: non solo questi è costretto a interrompere la visione del prodotto per sorbirsi degli spot pubblicitari, ma paga anche una quota mensile per poterlo fare.

netflix home feed

Conclusioni

A nostro avviso, la trasformazione del mercato dello streaming in un prossimo futuro è un molto probabile, bisogna solo capire di preciso quando le cose inizieranno a cambiare e come lo faranno.

Lato consumatore, la trasformazione più favorevole comporta nella compresenza di un piano di abbonamento gratuito con pubblicità, con uno a pagamento ad-free. Questo perché lo spettatore ha la possibilità di scegliere il piano più adeguato alle proprie esigenze.

Viceversa l’opzione più svantaggiosa consiste, come abbiamo già accennato qualche paragrafo più su, in un piano di abbonamentoalla Netflix”, in quanto questo coniuga entrambi gli aspetti negativi del servizio (pagare l’abbonamento e gli spot pubblicitari).

streaming prime video

Fonti: 1, 2

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