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Un’intelligenza artificiale difenderà un imputato in tribunale: anche gli avvocati a rischio?

Le intelligenze artificiali, definite anche semplicemente AI, sembrano avere una carriera non solo nel mondo dell’arte (spesso al centro delle discussioni in questo periodo) ma anche in quello della giustizia. Infatti, per la prima volta un’AI avrà il compito di fare da vero e proprio avvocato a un imputato in un processo che si terrà presto in un tribunale inglese.

Sembra quasi fantascienza, ma tutto ciò è reso possibile da un algoritmo sviluppato da DoNotPay. L’intelligenza artificiale avrà dunque il compito che svolgerebbe un avvocato: dovrà cioè consigliare l’imputato durante un caso giudiziario attraverso un auricolare, che consiglierà al suo “cliente” cosa dire basandosi sui dati audio del procedimento che saranno raccolti attraverso uno smartphone.

Si tratta probabilmente del primo caso in assoluto difeso da un’AI, e DoNotPay si è offerta di coprire eventuali multe che verranno comminate all’imputato nel caso in cui l’intelligenza artificiale non riuscirà a vincere la causa.

Intelligenza artificiale

L’idea di sostituire gli “avvocati inutili”

Il progetto dietro questa AI è piuttosto ambizioso. Si propone come il primo avvocato robot al mondo, con l’obiettivo di aiutare le persone a combattere le grandi aziede, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque si desideri semplicemente premento un pulsante.

Dietro questo peculiare algoritmo c’è uno scienziato informatico della Stanford University, che l’ha lanciato ufficialmente nel 2015 come “semplice” chatbot in grado di fornire consulenza legale ai consumatori. All’epoca, l’AI si occupava di casi penali in merito ai ritardi nei pagamenti o per le multe.

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Adesso, si è sviluppato in qualcosa di molto più complesso e parte di un obiettivo ancora più ambizioso. Infatti, l’idea è quella di arrivare a sostituire del tutto gli avvocati per far risparmiare denaro. In particolare, l’AI non sembra voler minare il lavoro di quegli avvocati che “discutono davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo”, ma più che altro agli “avvocati che stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti”.

Il creatore dell’AI ritiene che questi ultimi meritino di essere sostituiti con una macchina. La sua macchina in particolare è in grado di chiedere al cliente quale sia il problema legale, trovando poi una scappatoia che viene trasformata una lettera da inviare all’istituzione competente.

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Camilla Flocco

Camilla Flocco

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