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The Boys 3, la nostra recensione dei primi sei episodi [SENZA SPOILER]

Abbiamo visto i primi sei episodi della terza stagione di The Boys e questa è la nostra recensione.

Ormai ci siamo. Amazon Prime Video rilascerà domani i primi tre episodi della terza stagione di The Boys! Un’attesa durata quasi due anni, dal momento che la seconda stagione della serie creata da Eric Kripke e basata sul fumetto di Garth Ennis è uscita a settembre 2020. Niente Boys per il 2021, quindi, per più di un anno e mezzo. Sempre se non contiamo la serie antologica animata uscita, sempre su Amazon Prime Video, il 4 marzo e intitolata Diabolical.

The Boys

Ma questa attesa è stata ricompensata da una nuova stagione ricca di splatter, intrighi, teste sfracassate, supereroi e ancora splatter? Scopriamolo!

The Boys 3: una stagione sottotono?

Prima di partire con la recensione vera e propria, ci tengo a precisarvi che Prime Video ha mandato alla redazione i primi sei episodi in lingua originale, e che quindi l’esito finale potrebbe cambiare in vista degli ultimi due episodi. Ma non temete, perché avremo modo di riparlare della terza stagione di The Boys quando sarà completa. Detto ciò, la seconda stagione aveva chiuso molte delle sottotrame della serie e occorreva qualcosa di nuovo per rilanciare la trama con delle vicende altrettanto interessanti.

E questa terza stagione si può descrivere proprio così: una stagione di transizione che è servita agli autori per aprire un nuovo ciclo di storyline e presentarci alcuni personaggi (che i fan del fumetto saranno felici di vedere trasposti in live action) in vista delle prossime stagioni. Non fatevi impaurire da questa affermazione, però. Il materiale a cui Kripke e soci hanno lavorato è ugualmente esplosivo a quello delle scorse stagioni.

the boys

Non mancano infatti gli elementi che hanno reso la serie un successo mondiale. C’è lo splatter, questa volta dosato (a mio modesto parere) più intelligentemente rispetto alle scorse stagioni. C’è la critica sociale verso alcuni aspetti della cultura americana. E ci sono ovviamente loro, Butcher e Patriota (o Homelander, fate voi), che si confermano i due pilastri portanti della serie.

The Boys Disassembled

Ma parliamo un po’ della trama, senza però scendere nel dettaglio per evitare di fare spoiler. Gli eventi di questa stagione iniziano circa un anno dopo la fine della seconda con Hughie che continua a lavorare per Victoria Neuman con la speranza di riuscire a contrastare la Vaught alla luce del sole, senza dover per forza usare i metodi violenti di Butcher che, nel frattempo, continua a monitorare i Super collaborando nell’ombra con Frenchie e Kimiko. MM, invece, si è apparentemente tirato fuori dai Boys e cerca di convincere l’ex moglie, che ora convive con un altro uomo, di essersi lasciato alle spalle la sua vecchia vita. Nel corso degli episodi assisteremo a molteplici “cambiamenti di formazione” dettati anche dalle scelte etiche che gli stessi membri del gruppo saranno costretti a prendere. La più importante ai fini della trama è ovviamente quella che riguarda la nuova variante del Composto V. Caratteristica di questa variante, chiamata Temp V, è che se iniettata tramite somministrazione endovenosa dona al soggetto i superpoteri per 24 ore.

The Boys

Dal lato supereroi, invece, Patriota è sempre più fuori controllo e continua ad abusare della sua forza per umiliare e sottomettere praticamente chiunque. Annie/Starlight prosegue la sua relazione con Hughie, A-Train è in fase di re-branding (storyline che ha molto a che fare con il movimento Black Lives Matter) e Abisso cerca disperatamente di tornare nei Sette. E mi fermo qui perché il resto potrebbe essere spoiler.

Un nuovo punto di partenza

Come detto, la stagione 3 rappresenta un nuovo inizio per The Boys, che paradossalmente rende la serie più simile al fumetto. Nel corso dei sei episodi, chi ha già avuto di leggere l’opera originale sarà continuamente travolto da citazioni e riferimenti provenienti da essa. Tra situazioni che la ricordano vagamente e personaggi che finalmente possiamo vedere in azione in carne e ossa.

Ovviamente non posso parlarvi di tutti loro… ma posso parlarvi di Soldatino (o Soldier Boy), interpretato da Jensen Ackles. Annunciato praticamente subito dopo la messa in onda della seconda stagione dallo stesso Ackles, Soldatino è l’equivalente di Captain America. E la somiglianza non si ferma semplicemente al background del personaggio: nelle vesti di questo personaggio, infatti, Ackles ricorda moltissimo Chris Evans con il look di Cap visto in Avengers: Endgame.

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E anche sotto il punto di vista recitativo, il buon Jensen, se l’è cavata davvero egregiamente. Il suo Soldatino è davvero convincente e lui, così come i suoi compagni di cast, sono completamente calati nella parte. Dopo tre stagioni il reparto casting continua a non sbagliare un colpo nonostante gli attori non sempre somigliano alle loro controparti cartacee. Questo è senza dubbio un grande merito se pensiamo al pubblico e a quanto possa essere esigente sotto questo aspetto.

In conclusione

In conclusione? Stagione apparentemente di transizione. Qualcuno potrebbe rimanere deluso ma probabilmente era necessario. Il cast sempre brillante (comprese le new entry) e trama abbastanza coinvolgente. Regia e fotografia in linea con quanto già visto e fattore splatter che ritorna ma in maniera intelligente e non completamente gratuita come visto in qualche episodio della seconda stagione. Se questo è un pregio o un difetto lo lascerò decidere a voi. Dipende dai gusti.

Per il resto è The Boys. Quindi non fate i co****ni e buona terza stagione!

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Mario Conversano

Mario Conversano

Appassionato di cultura pop occidentale e videogames.

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