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Lo streamer, un lavoro che dà tanto “potere” ed altrettante responsabilità


Pochi giorni fa Edoardo Magro, noto ai più come il Masseo, ha pubblicato un video piuttosto singolare sul suo canale Youtube. Un video estremamente intimistico, mediante il quale il giovane ha voluto confessare al suo pubblico uno dei suoi più grandi segreti, mediante uno stream of consciousness di Joyceiana memoria. Un video che ad alcuni è addirittura sembrato inusuale, dato il carattere piuttosto fumantino che il Masseo mostra continuamente nelle sue stream e nei suoi video. Un video che ci ha fatto riflettere, e non poco, sulla figura dello streamer.

In questa breve riflessione non ci soffermeremo su quanto affermato da Edoardo, poiché ci sembra giusto rispettare la sua coraggiosissima decisione; anzi, cogliamo l’occasione per complimentarci con lui, dato che non è facile esporsi così tanto ad un pubblico, come quello del web, capace di sputare cattiverie di ogni sorta alla prima occasione utile. E meno che mai risulta semplice fare ciò che ha fatto Edoardo davanti ad un pubblico come il suo, abituato a ben altri tipi di contenuti.

Il video del Masseo, o meglio, di Edoardo, come già abbiamo anticipato rappresenta, magari solo per chi vi scrive, un importante punto di partenza utile a sviluppare questo pensiero, in quanto lo stesso ha forse sdoganato un concetto fondamentale: gli streamer sono delle persone, persone con un seguito; persone che, loro malgrado, hanno la possibilità di veicolare dei messaggi estremamente importanti ad un pubblico estremamente numeroso. Un pubblico estremamente giovane che, nell’ultimo anno e mezzo, complice il lockdown causato dalla pandemia di Covid-19, è aumentato a dismisura, e si è inevitabilmente affezionato a quei creator che in un modo o nell’altro gli hanno tenuto compagnia in un momento in cui ognuno di noi era rimasto solo.

Masseo Streamer

 

Nonostante molti streamer rifuggano, anche giustamente, dal fatto di essere considerati educatori e di avere delle responsabilità nei confronti del loro seguito, è inutile negare l’estrema importanza che gli stessi ricoprono nelle vite del loro pubblico, con particolare riguardo a quello più giovane. Il potere di indirizzare e plasmare, seppur parzialmente, le menti di ragazzi che pendono dalle labbra dei loro idoli, o forse, di persone che considerano “amici” seppur non li abbiano mai incontrati, è un qualcosa che non va assolutamente sottovalutato ed anzi, va utilizzato nella miglior maniera possibile.

La possibilità di far comprendere dei concetti estremamente importanti, relativi a tematiche che difficilmente vengono affrontate con i propri genitori o comunque con i propri familiari, vuoi per “vergogna” vuoi per altri motivi, rappresenta la sostanziale differenza tra il mondo dello streaming e quello della TV e, di conseguenza, la superiorità del primo rispetto al secondo. Avere la sensazione di parlare con un amico, seppur sconosciuto, e di sentirsi vicino alle esperienze dello stesso, può essere un qualcosa di fondamentale; tale possibilità può rappresentare la chiave di volta per aiutare, seppur minimamente, una generazione estremamente insicura, attanagliata dalla necessità di essere conforme a dei modelli di vita imposti dalla società che non rappresentano in alcun modo la realtà. Modelli di vita che, se non eguagliati, portano ad una serie di “discriminazioni” capaci di segnare profondamente la vita di una qualunque donna o di un qualunque uomo.

Twitch

Con ciò non vogliamo dire che lo streamer, in ragione del suo status, debba rappresentare un modello di vita perfetto e “umano”, poichè in questo modo verrebbe meno la genuinità dello stesso; in tal modo, egli risulterebbe null’altro che una costruzione artificiosa e, di conseguenza, un ennesimo modello costruito, figlio di un imposizione data dalla società. Un’imposizione diversa, si, ma pur sempre un’imposizione.
Ciò che intendiamo dire è che, se effettivamente uno streamer o un influencer vive determinate situazioni che risultano socialmente non accettate o non accettabili, in base a dettami antiquati che dovrebbero essere ampiamente superati, lo stesso ha la possibilità, o forse il dovere, di demolire quei “preconcetti” a modo suo, normalizzando un qualcosa che già di per sé dovrebbe essere normale.

In tal modo, la community potrebbe non solo trovare conforto nel vedere una persona di successo vivere, serenamente o meno, ciò che per lei risulta essere un “problema”, ma anche essere “educata” a superare i suddetti preconcetti. E ciò non deve essere fatto con sermoni filosofico-teoretici, ma con la leggerezza che contraddistingue molti dei migliori content creator italiani o, comunque, con un racconto estremamente personale che non si perda in discorsi che difficilmente vengono recepiti dall’utenza.

Pensiamo ad esempio a Dario Moccia, che con la sua tenerissima “love story” con Panetty e con numerosi suoi racconti ha saputo sdoganare un concetto di sessualità che potrebbe confondere molti e risultare inaccettabile per altri, ma che invece rappresenta un qualcosa di perfettamente normale. Pensiamo allo stesso Masseo, che con il suo video, magari senza volerlo, ha normalizzato una situazione che, sicuramente, molti ragazzi e ragazze vivono male. Pensiamo, andando più indietro nel tempo, a Willwoosh, che magari avrà fatto coming out per “porre fine ai pettegolezzi”, ma che allo stesso tempo ha dato coraggio a tantissimi suoi follower.

Dario Moccia Panetty Streamer

Sia ben chiaro, con ciò non vogliamo dire che gli streamer debbano sostituirsi a familiari o psicologi, in quanto gli stessi non sono né professionisti, né persone che vi conoscono e che possono consigliarvi ed aiutarvi più e meglio di chiunque altro; né vogliamo affermare che gli streamer debbano limitare la loro libertà d’espressione perché gravati di una tale responsabilità.

Ciò che vogliamo affermare è che i content creator, in ragione del loro status, hanno la possibilità di normalizzare una parte del pubblico che si sente ingiustamente “fuori posto” con gesti che a molti sembreranno niente più di una gag, ma che in realtà possono effettivamente aiutare molti. Tale possibilità, o meglio, tale “potere” non va assolutamente sottovalutato, ma anzi, va sfruttato nel migliore dei modi. Certo, si tratta un’arma potenzialmente a doppio taglio, come già accennato poc’anzi: uno strumento addirittura dannoso se il messaggio, anche quello positivo nelle intenzioni, viene veicolato da persone alle quali mancano le necessarie competenze e qualifiche per trattare tematiche sensibili, specialmente con i più giovani. È piuttosto chiaro, però, che continuando a svincolare e a fare spallucce sull’effettiva utilità civica e sociale di questa figura professionale, si rischia di perdere una grande occasione. Quella di dimostrare, non solo nei fumetti ma anche nella vita reale, che “da grandi poteri” derivino “grandi responsabilità”.

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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