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Berlinale, i premi “gender neutral” sono cosa buona e giusta. Vediamo il perché

Dalla prossima edizione della Berlinale, i premi per i migliori attori non saranno più divisi in base al sesso

La notizia è giunta a ciel sereno pochi giorni fa: d’ora in poi, alla Berlinale, attori e attrici si contenderanno le iconiche statuette dell’Orso d’Oro e dell’Orso d’Argento. La prima andrà al miglior attore o alla migliore attrice protagonista, mentre la seconda al miglior attore o alla miglior attrice non protagonista.

E questa notizia è una delle più belle degli ultimi tempi. Non tutto il pubblico ha però apprezzato tale decisione.

Migliori Attori agli Oscar

E se alla Berlinale premiano cinque volte di fila un uomo?

Il primo problema individuato dalle persone a questa decisione è il mare di polemiche che potrebbero scaturire dall’ennesima vittoria di uno dei due sessi. L’esempio che viene riportato più spesso è “ma se vincono cinque anni di fila gli uomini poi tutti si lamenteranno che non vincono mai le donne e accuseranno la Berlinale di sessismo”.

Il valore di una decisione non si stabilisce in base alla reazione delle persone. Ovvero, il fatto che mille polemiche potrebbero scaturire dalla quarantesima premiazione di fila ad un uomo, non va a rendere meno giusta una decisione. Sarebbe come dire che un film è bello perché ha incassato tanto e un film è brutto perché ha incassato poco. Non avrebbe alcun senso.

Le polemiche saranno inevitabili nel caso in cui verrà premiato per tre anni di fila un uomo, e immaginiamo pure uno scenario in cui una donna vincerà il premio dopo tre anni di vittorie di un uomo e subito si penserà che sarà stato di sicuro per dare il contentino al pubblico e non perché probabilmente la vincitrice potrebbe essere davvero meritevole.

Con queste polemiche non dovremo far altro che conviverci.

De Niro, DiCaprio, Driver, Phoenix, Banderas

Uomini e donne recitano in modo diverso?

Un’altra critica che si è letta a proposito è: “Ma uomini e donne recitano in modo diverso!”. E potrebbe anche essere vero (verità solo parziale, più avanti vi spieghiamo il perché) ma esistono altre mille suddivisioni possibili per cui le persone recitano in modo diverso.

Un uomo europeo recita in modo diverso rispetto ad un uomo americano e pure una donna sudamericana recita in modo diverso rispetto ad una donna asiatica. In questi casi qual è la discriminante che incide sul modo di recitare? Il sesso oppure la cultura di appartenenza?

Se manteniamo un premio al miglior attore e alla migliore attrice perché “recitano in modo diverso” allora dobbiamo istituire un premio per ogni differenza che troviamo: miglior attore Europeo, Americano, Asiatico e a seguire.

Questa differenza che percepiamo ha davvero delle basi dipendenti dal sesso delle persone? Come vi anticipavo prima, uomini e donne recitano in modo diverso ma il motivo di questa differenza non sta nell’essere uomo o nell’essere donna. Percepiamo questa differenza perché prima di essere uomini o donne, questi attori sono delle persone. Persone con culture ed esperienze diverse.

La vera ed unica differenza che esiste è quella in base al tipo di persona che un attore è. Il tipo di persona che un attore è può variare in mille modi diversi. Varia in base al sesso poiché in base al sesso la società ci dice di agire in un certo modo rispetto ad un altro ma varia anche in base all’origine, alla classe sociale, all’istruzione, alle stesse persone che questo attore ha conosciuto nella sua vita.

Ci sono innumerevoli fattori che variano le modalità di recitazione di una persona. Ma le giurie non sono istituite per giudicare le modalità di recitazione di un attore ma la prestazione attoriale in sé. Il sesso di una persona favorisce una prestazione attoriale rispetto ad un’altra, come per esempio avviene negli sport?

No, il sesso non favorisce nessuno in quanto ad abilità recitative. Ad esempio, potrebbe incidere molto di più in una prestazione attoriale l’età e l’esperienza lavorativa di un attore.  Ma non ci risulta che esistano premi diversi in base all’età degli attori.

Ovviamente, non siamo qui a sostenere che dovrebbero istituire dei premi per gli over 40 e dei premi per gli under 40 ma un premio per miglior attore emergente e non emergente avrebbe decisamente più senso che un premio per miglior attore e uno per migliore attrice.

Berlinale, Gustave Kervern con Benoît Delépine

I registi e gli sceneggiatori non hanno sesso?

Un argomento ancora più convincente che possiamo presentare a difesa del premio “gender neutral” è il fatto che alla Berlinale è sempre esistito.

Da sempre si è premiata la miglior regia, non abbiamo mai distinto il miglior regista e la migliore regista. Come da sempre si è premiata la miglior sceneggiatura, non il miglior sceneggiatore e la miglior sceneggiatrice.

Tutte le altre nomination, sia per quanto riguarda la Berlinale sia per quanto riguarda le altre cerimonie come gli Oscar e i Golden Globe, non hanno mai avuto una suddivisione per sesso. E qui sorge una domanda. Una prestazione attoriale cambia in base al sesso invece una prestazione registica no?

E’ assurdo pensarlo. Come gli attori, anche i registi hanno vissuto esperienze diverse e, quindi, sono diversi tra di loro. Potreste anche dire che la sensibilità registica di un uomo potrebbe essere diversa rispetto a quella di una donna ma da sempre le abbiamo messe a confronto senza pensarci troppo.

Due regie con due sensibilità artistiche diverse possono essere messe confronto tra di loro, mentre due prestazioni attoriali con due sensibilità artistiche diverse non possono essere comparate? E’ un controsenso.

Kathryn Bigelow miglior regista

Ma perché il premio “gender neutral” alla Berlinale è una buona notizia?

“Crediamo che non separare i premi nel campo attoriale sulla base del genere costituisca un segnale per una maggior consapevolezza sulla sensibilità di genere nel cinema.”

E’ un passo. Un primo piccolo passo che però potrebbe avere un peso enorme nella battaglia contro il sessismo. Ci rendiamo conto che agli occhi di molti di voi questa “conquista” potrebbe sembrare una cosa superficiale: “Ma che vuoi che sia un premietto per dei film, le vere battaglie sociali sono altre”.

E se può effettivamente sembrare così, c’è molto di più dietro a questo cambiamento. Le conquiste sociali più importanti che possiamo ottenere, ovviamente dopo quelle legislative, sono proprio quelle che coinvolgono i media.

Se riflettiamo un attimo, cos’è che attualmente influenza di più la nostra percezione della realtà? In una società in cui l’immagine ha un’importanza fondamentale, sono proprio i media che influenzano di più la nostra percezione, in particolare proprio i mezzi di comunicazione di massa.

Tutto ciò che abbiamo appreso durante le nostre vite è stato influenzato, chi più, chi meno, dalla televisione, dai film, dalle serie televisive, dai videogiochi, oltre che dalle nostre relazioni interpersonali. Per cambiare una società è necessario quindi partire dalle immagini di questa società.

E’ proprio per questo motivo che il “politically correct” tanto criticato, in realtà, è fondamentale. Inserire, anche forzatamente, elementi di inclusività nei media può sembrare il classico “razzismo/sessismo al contrario”. Lo comprendiamo: inserire una donna solo perché donna o un afroamericano solo perché afroamericano è sbagliato ma necessario per un obiettivo più grande: quello di modificare la percezione che le persone hanno della realtà attraverso le immagini.

Hong Sangsoo, Paula Beer ed Elio Germano alla Berlinale

Così che, un domani lontano, se un autore vorrà fare un film con soli uomini, potrà farlo senza essere accusato di sessismo perché dall’altra parte esisteranno altri milioni di film con un cast tutto femminile o un cast in cui nemmeno più si seguirà la suddivisione binaria del genere. Le differenze per etnia o sesso non avranno più alcuna importanza. In questo modo, qualsiasi autore sarà davvero libero di fare quello che vuole.

La Berlinale potrebbe essere solo un apripista. Dopo la polemica degli #OscarSoWhite, pure la cerimonia più famosa dell’industria cinematografica potrebbe seguirla per evitare altre polemiche. E tanti altri festival seguirebbero a ruota, come quello di Venezia o di Cannes.

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Matteo Gatta

Matteo Gatta

Appassionato di storie. Che siano scritte, illustrate o filmate non importa.

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