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Trials of Mana: la difficoltà è un problema?

Il livello d sfida in un titolo è importante? Trials of Mana riesce a raggiungere un buon livello? Scopriamolo

C’era un tempo in cui la difficoltà nei videogiochi non era nemmeno selezionabile. I videogiochi sono però cresciuti e con il tempo hanno iniziato ad offrire questa possibilità. Eppure per quanto utile, questa opzione non rappresentava una discriminante sull’acquisto di un titolo.

Fino almeno al 2011. Sul mercato arrivò con prepotenza Dark Souls, definendo un nuovo genere e un livello di sfida a cui i giocatori moderni non erano preparati. Da quel momento in poi il mondo videoludico è entrato in un’era dove per molti la difficoltà non è più una mera opzione, ma una discriminante della qualità del gioco. Oggi, quando un utente si appresta ad acquistare un titolo, tra le informazioni che ricerca, vi è spesso il livello di sfida offerto dal titolo.

Ecco perché durante la nostra recensione di Trials of Mana, JRPG di casa Square Enix, ci siamo concentrati particolarmente su questo aspetto e, viste le perplessità, abbiamo deciso di portarvi questo approfondimento. Scopriamo dunque quanto questo titolo sia capace di mettere alla prova il giocatore.

L’avventura “Normal”

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Della difficoltà “Normal” di Trials of Mana ne avevamo già parlato in fase di recensione. In questo articolo andremo quindi solo a riprendere alcuni punti utili al parallelismo con la difficoltà Hard. Non affronteremo invece le due difficoltà più basse, “Beginner” “Easy”. Se infatti la difficoltà intermedia già non riesce a fornire una buona sfida, riteniamo inutile soffermarsi su quelle più basse.

Parlando dei problemi principali della difficolta Normal, dobbiamo prendere in considerazione principalmente l’utilizzo degli oggetti. Nel gioco sono presenti una grande quantità di oggetti utili durante gli scontri. Ciò aggiunge in teoria una grande profondità al lato strategico delle battaglie, permettendo diversi approcci.

Peccato, che a questa difficoltà la cosa risulti inutile. Per vincere gli scontri sarà più che sufficiente usare i due tasti di attacco e le mosse speciali quando disponibili. Gli unici oggetti che ci ritroveremo ad usare sono quelli per ricaricare i punti magia. Molto raramente dovremo usare uno strumento per i punti vita e, ancora più di rado, revitalizzare un compagno. Senza contare che disponendo di un healer in squadra, anche questi pochi oggetti risulteranno totalmente inutili.

Il tutto si traduce in scontri che per quanto ispirati sul lato dell’idea e della realizzazione, non rappresentano mai una vera minaccia. Ciò porta il giocatore a non sperimentare e a limitarsi a seguire la storia e a divertirsi con il comunque ottimo gameplay.

La difficoltà Hard?

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Ecco la protagonista. Questa difficoltà costituisce quindi un livello di sfida soddisfacente? Purtroppo solo in parte. Appena abbiamo iniziato la nostra avventura a questa difficoltà abbiamo veramente sperato. Nelle prime fasi di gioco il rischio di andare KO era concreto, i nemici facevano dei danni giusti e coerenti con la difficoltà. Insomma, la sfida era quella che ci si può aspettare dalla difficoltà più alta.

Peccato che l’incantesimo sia andato a spegnersi progressivamente. Più il nostro party diventava potente, più ci rendevamo conto che il gioco non cresceva con noi. Siamo arrivati dunque alla fine della run con quella che sarebbe dovuta essere la difficoltà “Normal”. Mentre affrontavamo uno dei boss finali, ci siamo ritrovati veramente a pensare che se quella sfida fosse stata alla difficoltà intermedia, sarebbe stato perfetto.

Con la difficoltà Hard il giocatore si ritrova a dover prestare maggiore attenzione ai boss e anche ad usare maggiormente gli oggetti, cosa ottima. Inoltre la sconfitta totale del party potrebbe non essere più una cosa quasi impossibile, ma un qualcosa di effettivamente da tenere in considerazione se si è poco attenti.

Si potrebbe poi discutere sul come il gioco possa risultare più ostico senza avere un healer nel party. Ma l’ottimizzazione del gruppo e la difficoltà devono essere due cose semi-indipendenti. Se si costruisce un buon party è giusto che il compito possa essere facilitato. Questo è lo spirito dei GDR, d’altronde. Ma non è possibile che la difficoltà possa essere totalmente annullata tramite la creazione di una build che ci permette di finire il gioco “ad occhi chiusi“.

Vi consigliamo dunque (se non siete totalmente novizi del genere) di giocare Trials of Mana a difficoltà Hard, in modo da poter sperimentare un grado di sfida soddisfacente durante l’avventura.

Ma attenzione…

Non vi stiamo assolutamente dicendo che il titolo sia valido solo a quest’ultima difficoltà. Trials of Mana rimane un grandissimo JRPG anche giocato alla difficoltà più bassa. Il nostro è solo un consiglio per vivere l’avventura con un po’ più di brivido. Ma state pur certi che il divertimento sarà assicurato in ogni caso. Riteniamo infatti che una difficoltà non sufficientemente elevata, non possa in alcun modo pregiudicare la qualità di un titolo. Per portare un’esempio dello stesso genere, Ni no Kuni: Wrath of the White Whitch non presenta una difficoltà particolarmente elevata. Eppure rimane un titolo eccellente. Vi invitiamo quindi caldamente a non ignorare questo titolo per questa motivazione.

Vi ricordiamo che Trials of Mana è disponibile su Playstation 4Nintendo Switch PC tramite Steam. Se vi abbiamo incuriosito con questo articolo vi invitiamo a leggere questo altro approfondimento sulla rigiocabilità del titolo e la nostra recensione. Qui sotto trovate invece tutti i nostri contatti per continuare a seguirci e discutere con noi.

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Samuel Bianchi

Samuel Bianchi

Videogiocatore svezzato dalle sapienti mani della prima Playstation e dal Sega Mega Drive, nel tempo ha sviluppato un interesse particolare per i giochi di ruolo. Cresciuto vivendo il videogioco in solitaria, ora ha un forte desiderio di analizzare il mondo videoludico con gli altri appassionati, approfondendone le capacità aggregative e comunicative, tipiche della grande arte.

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