Dr Commodore
LIVE

Ecco gli xenobots, i primi robot viventi al mondo

Non pensate subito a Io, Robot con il classico allarmismo dei complottisti. Questi primi robot viventi sono organismi che non possono essere considerati né come i robot “tradizionali”, né come specie animale nuova. Si chiamano xenobot e provengono dalla rana africana Xenopus laevis, o meglio dalle sue cellule embrionali.

Xenobot Cell

Xenobots, roll out!

I robot sono il frutto della collaborazione tra gli studenti di informatica dell’Università di Vermont e gli studenti di biologia dell’Università Tufts, oltre che dell’Istituto Wyss dell’Università di Harvard. Tale cooperazione ha portato alla nascita degli xenobot, basati sulle cellule di rana e riassemblati grazie a un supercomputer.

Nel particolare, il primo step necessario ha richiesto l’aiuto di un algoritmo per studiare quale struttura e tipo di organismo fosse il migliore per queste macchine completamente biologiche. Una volta scelta la Xenopus laevis gli scienziati hanno prelevato le cellule staminali dagli embrioni di tale rana, facendole poi moltiplicare per ottenere anche tessuti più complessi e diversi. Modificandoli, infine, si sono raggiunti risultati completamente diversi a quelli della natura, ma comunque funzionanti ed estremamente elaborati.

Il robot ottenuto ha lo stesso DNA della rana, ma è a tutti gli effetti un organismo nuovo e unico nel suo genere.

Ma cosa fanno questi robot?

Beh, non sono in grado di sollevare pesi incredibili o di compiere calcoli difficili, ma date le loro dimensioni ridotte potrebbero aiutare l’essere umano in luoghi irraggiungibili. Qualche esempio? Raccogliere le microplastiche negli oceani, o viaggiare nelle arterie, nel corpo umano, trasportando medicine.

Per ora i test hanno mostrato che gruppi di xenobots possono muoversi in cerchio, coordinati, portando risorse da un punto all’altro in modo spontaneo e collettivo. Insomma, organismi molto intelligenti e capaci di svolgere compiti dall’alta utilità per l’uomo. L’unico problema è che il tessuto è debole e tende a rovinarsi, lasciando dunque solo sette giorni di vita ai robot che, comunque, sono completamente biodegradabili. Con altri esperimenti, però, è stato dimostrato come uno xenobot tagliato a metà possa ricostruirsi autonomamente per tornare ad essere operativo al 100%. Non male, no?

Dove li vedremo e cosa faranno, sarà il futuro a mostrarlo. Sta ovviamente ai più esperti decidere come programmarli e impiegarli. L’ottimismo non manca, come mostrano Michael Levin e Josh Bongard, leader del progetto:

“Questi robot non tradizionali non sono come le tipiche macchine che conosciamo. […] Se l’umanità vuole sopravvivere nel futuro dovrà comprendere come funziona il complesso e uscire dalle regole base del gioco. Questa è la creatività innata della vita, e vogliamo capirla nel profondo per spingere verso sue nuove forme.”

FONTE

Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su FacebookInstagramTelegramYouTubeDiscordSteam e Twitch.

Articoli correlati

Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

Condividi