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Come la net neutrality ha perso a causa delle lavatrici smart

Questa settimana la net neutrality, tanto promossa durante la presidenza Obama, ha subito l’ennesima batosta. E per i motivi più insensati. Nonostante 4 americani su 5 siano favorevoli alla net neutrality, specialmente i Democratici, Ajit Pai e la FCC stanno continuando la loro campagna per eliminare le protezioni della rete e dare così possibilità agli ISP di gestire completamente le reti. E la Corte gli ha dato (parzialmente) ragione, con l’ultima sentenza. A causa delle lavatrici smart.

Decisione lunga, vittoria parziale: il futuro della net neutrality

Nella giornata di martedì la Corte d’Appello Federale ha preso posizione con una decisione chiave, ma d’appoggio soltanto parziale nei confronti della Federal Communication Commission. Una decisione lunga 186 pagine, completamente consultabile qui, che ha dato ragione ad Ajit Pai ma ha anche stabilito che ogni stato federale potrà introdurre le proprie regole.

Una battaglia vinta solo momentaneamente dal Chairman repubblicano, ancora aperta per l’opposizione e per ogni cittadino. Ma come è giunta esattamente questa decisione? Leggendo il documento depositato ufficialmente quattro giorni fa, si possono notare tutti i vari dibattiti sulla net neutrality. Questi vanno dalla definizione di Internet, come “servizio d’informazione” o come “servizio di telecomunicazioni”, alla competizione tra providers che potrebbe esserci in futuro.

Ma passano anche per l’Internet of Things, settore sempre più in crescita e ancora oggetto di confusione. Attraversando questa “palude digitale”, però, la Corte è stata deviata rispetto alla domanda principale, ovvero “Possono i providers di reti mobili gestire completamente, a loro piacimento, il traffico internet?”, finendo per rispondere a domande come “Possono le lavatrici fare chiamate telefoniche?

Come le lavatrici smart hanno condizionato la decisione della Corte

Pagina 53-54 del caso N° 18-1051 depositato alla Corte d’Appello statunitense:

La proliferazione di dispositivi smart con indirizzi IP come termostati, servers, lavatrici e altri dispositivi IoT minaccia la risposta alla domanda con delle nuove complicazioni. Se questi dispositivi fossero parte della rete pubblica, allora gli utenti non potrebbero connettersi a tutti i terminali nella rete per delle chiamate in quanto termostati e lavatrici non possono parlare.”

A questa affermazione segue un dibattito linguistico sulle definizioni di “applicazioni” e “servizi”:

Nessuna delle parti è riuscita ad identificare delle definizioni chiare per dividere le “applicazioni” dai “servizi”, o comunque una serie di pratiche linguistiche accettate generalmente tali da permetterci di comprendere se le app usabili tramite un servizio sono parte del servizio stesso o sono indipendenti da esso.”

Tutto questo ci permette di comprendere come la Corte abbia perso di vista il problema chiave e la ragione per cui la net neutrality esiste. Il documento poi continua, affermando che il mercato delle reti mobili statunitense soffre di una “mancanza di competizione” e che anche gli individui con una scelta unica di provider godono della competizione nazionale.

La decisione finale

Il giudice Stephen Williams, infine, citando Macbeth ha stabilito che ognuno dei 50 Stati federati è libero di imporre il regolamento statunitense o di creare delle regole proprie in materia di net neutrality. Insomma, ci sono ancora dei margini di successo per coloro che ci tengono all’Internet nella sua natura attuale. Una piccola possibilità per sfuggire dalle mani di ISP interessati solo al profitto, seguendo l’esempio della California.

Un piccolo bagliore per salvaguardare ogni utente. Anche quelli con le lavatrici smart.

FONTE

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Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

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