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La storia dei Golden Records, il nostro messaggio a ogni forma di vita

Quando si parla di spazio, universo e storia della specie umana, spesso si finisce per definire tutto questo come “qualcosa di sconosciuto”. C’è chi lo risolve in un “prodotto divino”, c’è chi parla di “fantascienza” ricordandosi diverse scene di Star Wars. Ma quasi tutti, con occhi scientifici o meno, finiscono per innamorarsi di questo ignoto e della sua bellezza, spingendosi oltre per conoscere qualcosa in più. O per far conoscere a quell’”ignoto” qualcosa in più su di noi.

La storia dei Golden Records

Con quest’ultima frase intendo ricordare una delle opere più curiose create dall’uomo, forse anche una delle più importanti, concepita per qualunque forma di vita extraterrestre: il Golden Record, un disco per grammofono inviato nello spazio assieme alle sonde Voyager 1 e Voyager 2, nel 1977.

La bellezza di questo pezzo unico non sta soltanto nel suo contenuto ma anche nel modo in cui è stato creato e confezionato. Infatti il disco di rame è nato in Francia e poi placcato d’oro negli USA, ha un diametro di 30 cm, una cover in alluminio ed infine elettro-placcato con uno strato purissimo di uranio-238, l’isotopo d’uranio più comune e abbondante in natura con un’emivita di 4468 miliardi di anni. Con esso, qualsiasi civiltà – se dispone delle tecnologie necessarie – potrà determinare l’età del disco.

Golden Records

Entrambi i Golden Records sono concepiti come delle capsule del tempo in grado di presentare la specie umana ad ogni forma di vita extraterrestre. Come li ha definiti (direi anche in modo romantico, ndr) l’ex-Presidente degli Stati Uniti d’America, Jimmy Carter:

“Questo è un piccolo regalo da un piccolo e distante mondo. Un pezzo della nostra vita, dei nostri suoni, della nostra scienza, della nostra musica, dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Per sopravvivere al nostro tempo e vivere nel vostro.

L’idea e il contenuto

A creare questo disco e a selezionarne i contenuti è stata una commissione per la NASA presieduta da Carl Sagan (uno dei più grandi astronomi del novecento, famoso per Pale Blue Dot, ndr). C’è voluto quasi un anno per capire cosa caricare dentro il vinile d’oro, ma alla fine si sono decisi.

All’interno dei Golden Records è possibile trovare 115 immagini di diversa natura, da foto di persone al supermercato a foto di alcuni dei libri più importanti nella storia dell’essere umano, come il “Principia” di Isaac Newton. Oltre ad esse, al suo interno vi sono 30 tracce audio frutto di una selezione musicale che spazia per diverse culture e diverse epoche, da Mozart, Bach e Beethoven a Louis Armstrong, Chuck Berry e il Quartetto Italiano.

Per presentare propriamente la specie umana e la Terra, infine, sono presenti anche i saluti in 55 lingue diverse, una traccia di 12 minuti circa contenente gran parte dei suoni naturali, come quelli delle onde, dei tuoni, il pianto di un bambino e i versi degli animali; e la registrazione delle onde cerebrali di Ann Druyan (moglie di Carl Sagan) lunga un’ora. Un vero e proprio biglietto da visita al nostro amato pianeta e a ciò che lo popola, completamente ascoltabile su SoundCloud grazie all’account della NASA.

La copertina del disco è altrettanto importante, poiché su di essa è presente una guida alla lettura dei contenuti. Le immagini sono infatti registrate tramite codice binario, dunque vanno decodificate per essere viste. Assieme ai Golden Records, poi, nelle sonde Voyager sono presenti delle puntine per far girare il disco in un grammofono.

The Sounds of Earth Record Cover GPN 2000 001978 min

Il messaggio che ci lasciano i Golden Records

Per quanto ora i Golden Records siano gli oggetti creati dall’uomo più distanti dalla Terra, il loro significato rimane vicino a noi: accogliere, imparare ed ammirare. Ovvero accogliere l’ignoto, impararne le caratteristiche ed ammirarle nel loro insieme, guidati dal puro amore per la conoscenza. Del resto, come ha detto Carl Sagan stesso:

Il lancio di questa bottiglia nell’oceano cosmico è un messaggio di grande speranza circa la vita su questo pianeta.

Forse questa è una morale ormai d’altri tempi, ma è anche vero che le ultime imprese frutto della collaborazione tra NASA e SpaceX stanno riaccendendo la passione per lo spazio in ogni essere umano. Magari, guidati da questa passione e dal desiderio che l’accompagna, riusciremo ad andare oltre la Terra verso uno spazio ormai “soltanto” quasi ignoto. Forse raggiungeremo persino le frontiere raggiunte dalle sonde Voyager, chissà. Ma questa, per ora, è davvero solo fantascienza.

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Francesco Santin

Francesco Santin

Studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche, ex telecronista di Esports, giocatore semi-professionista e amministratore di diversi siti e community per i quali ho svolto anche l'attività di editor e redattore.

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