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Il T1 Phone di Trump perde il “Made in the USA”: ora mostra “progettato sui valori americani”

Era stato annunciato come un dispositivo “progettato e costruito con orgoglio negli Stati Uniti”, il simbolo hardware di una nuova stagione imprenditoriale firmata Trump. Ma a pochi giorni dalla sua presentazione ufficiale, il T1 Phone 8002 perde uno dei suoi vessilli principali, ovvero la dicitura “Made in the USA”, la quale è stata rimossa in silenzio dal sito ufficiale di Trump Mobile, lasciando spazio a slogan più sfumati e suggestioni identitarie.

Proudly American” è la formula scelta per sostituire ciò che prima veniva sbandierato con fierezza, mentre il design viene descritto come “progettato con in mente i valori americani” e frutto del lavoro di “mani americane”. Frasi che suonano bene, ma che non chiariscono dove e come il dispositivo venga effettivamente prodotto.

Il colpo d’occhio sul sito racconta un cambiamento di rotta che non può passare inosservato, soprattutto per un marchio che ha fatto dell’identità nazionale il cuore della propria narrazione. L’assenza di riferimenti concreti alla fabbricazione sul suolo statunitense, un tempo esaltata anche da banner in homepage, apre interrogativi su cambiamenti nella catena produttiva o su dichiarazioni iniziali poco aderenti alla realtà. Il marketing patriottico sembra oggi più una patina comunicativa che una dichiarazione fattuale.

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Il T1 Phone è ancora in cerca di forma (e sostanza)

Oltre all’ambiguità produttiva, anche la scheda tecnica del T1 Phone ha subito variazioni silenziose che alimentano i dubbi. Il display, inizialmente dichiarato da 6,78 pollici OLED, è stato ridimensionato a 6,25 pollici. La RAM da 12 GB non è più menzionata. Il processore resta un’incognita, mentre permangono solo alcune specifiche: Android 15, batteria da 5.000 mAh, memoria da 256 GB espandibile e un nostalgico jack audio da 3,5 mm. Il comparto fotografico si compone di una fotocamera principale da 50 MP affiancata da due sensori da 2 MP per macro e profondità. Nessuna lente grandangolare, nessun flash chiaramente visibile nel rendering, che appare ancora digitalmente ritoccato.

Anche la data di lancio è diventata vaga. Se prima era prevista tra agosto e settembre, ora è genericamente indicata come “entro la fine dell’anno”. Il silenzio di Trump Mobile su questi cambiamenti contribuisce a un clima di incertezza, e suggerisce una revisione del progetto in corsa o problemi con i fornitori hardware. Oppure, l’ipotesi più concreta è il cercare di dare una risposta silenziosa alle analisi emerse in questi giorni, che vedono nel T1 Phone un prodotto, in realtà, Made in China.

Innanzitutto, le specifiche tecniche mostrate inizialmente lo portavano a un paragone pressoché identico, salvo qualche cambio nella scocca e in altre parti, con il Wingtech REVVL 7 Pro 5G, un modello cinese del catalogo di T-Mobile stessa. In secondo luogo, secondo le analisi di AndroidAuthority, vendere a meno di 400 dollari uno smartphone prodotto negli USA con quelle specifiche, risulta altamente impossibile, in quanto non esistono stabilimenti in America che producono determinati componenti. La dichiarazione riguardo il suo essere assemblato in Alabama, California e Florida, insieme alla vendita, è probabilmente l’unica componente americana di questo smartphone, per cui l’ipotesi di un marketing e una comunicazione diversi per “salvare il salvabile”, diventa la più plausibile.

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Il T1 Phone è il primo prodotto hardware dell’ecosistema Trump Mobile, nuovo operatore virtuale (MVNO) della Trump Organization, che opera in partnership con Liberty Mobile sfruttando la rete T-Mobile. Il piano tariffario “47 Plan”, al costo di 47,45 dollari mensili, promette dati, chiamate e SMS illimitati insieme a servizi extra come assistenza stradale e supporto medico 24/7. Un’offerta che si posiziona più in alto rispetto alla media dei MVNO statunitensi, almeno sul piano economico.

Tuttavia, il progetto ha anche implicazioni politiche. L’ingresso del nome Trump nel settore telecomunicazioni è una mossa imprenditoriale importante che, però, solleva questioni delicate sull’uso del nome e dell’immagine pubblica di una figura che ricopre la carica presidenziale. L’FCC (l’autorità federale statunitense per le comunicazioni) sarà chiamata a valutare trasparenza, conflitti d’interesse e regolarità commerciale, in un contesto dove la linea tra branding politico e attività economica è sempre più sottile.

L’esistenza stessa di un “telefono di Trump” e di un servizio mobile a lui dedicato proietta il discorso oltre il prodotto, con il T1 Phone che diventa oggetto simbolico di una battaglia culturale, specchio di un’identità politica ed economica fusa in un solo marchio. E se la componente tecnica pare ancora acerba, quella narrativa è già ben definita.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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