Il 25 giugno è stato annunciato il tema, e con esso il manifesto ufficiale, della nuova edizione di Lucca Comics & Games 2025. In poche ore, la rete si è riempita di reazioni: tra chi lo ha accolto tiepidamente e chi lo ha duramente criticato, accusando il festival di essere diventato “woke” o, peggio, di aver perso il filo conduttore della manifestazione.
Le critiche si sono concentrate in particolare sull’immagine del poster – un bacio tra quelle che sembrano due donne, firmato dall’illustratrice francese Rébecca Dautremer – e sulla presunta lontananza del tema scelto dai mondi del fumetto e del gioco, da sempre cardini della manifestazione.
Ma è davvero così? Davvero il Lucca Comics & Games ha tradito sé stesso? Proviamo a fare chiarezza, punto per punto.

Il tema di Lucca Comics & Games 2025: French Kiss
Il tema scelto per l’edizione 2025 è “French Kiss”. Un gioco di parole che accosta un gesto intimo e universale come il bacio alla cultura francese, patria di una delle scuole fumettistiche più importanti a livello mondiale. Nel comunicato stampa ufficiale di presentazione dell’edizione 2025 leggiamo che “Il tema di questa edizione celebra la patria della bande dessinée scegliendo qualcosa che è francese nel nome, ma universale nello spirito: FRENCH KISS. Il bacio alla francese è un gesto che attraversa storie, culture e generazioni, intimo e rivoluzionario insieme, immancabile in ogni narrazione pop, dal cinema alla letteratura fantastica e alla graphic novel. Il FRENCH KISS è un piccolo atto naturale, ma anche un detonatore narrativo: rivela identità segrete, unisce nemici, rompe incantesimi”.
A qualcuno può non piacere. Ma non si può negare che ci sia una precisa coerenza tematica e concettuale tra tema, autrice e programma del festival.
L’autrice: Rébecca Dautremer
L’illustrazione del manifesto è stata realizzata da Rébecca Dautremer, una delle più importanti illustratrici contemporanee. Francese, autrice di libri illustrati apprezzati in tutto il mondo, Dautremer ha uno stile riconoscibile e poetico, di forte impatto visivo. Già solo la sua presenza basterebbe a legittimare il manifesto all’interno della cornice culturale di Lucca. Siamo di fronte a un’artista con un legame forte con il mondo dell’illustrazione e della narrazione per immagini, e quindi pienamente coerente con l’identità della manifestazione.

Il manifesto: arte e provocazione
Il manifesto raffigura un momento intimo tra due persone con i capelli lunghi che a primo impatto può sembrare un bacio tra due donne. E qui si è scatenato il putiferio: tra chi ha criticato lo stile grafico e chi è rimasto indignato dai soggetti ritratti, in tanti si sono chiesti cosa c’entri tutto ciò con i fumetti e i giochi. La risposta è semplice: c’entra eccome. Perché non solo si collega al tema scelto, ma utilizza un linguaggio visivo che riflette un’evoluzione culturale. Il bacio – anche tra due donne – è un simbolo narrativo potente. Citando nuovamente il comunicato stampa, leggiamo infatti che “il bacio è un momento di connessione fisica ed emotiva che trasforma le differenze in attrazione e gli opposti in armonia. È il contatto più umano e profondo, lo stesso che ogni visitatore cerca nel festival, il luogo dove può lasciarsi trasportare davvero dalla propria passione. Questa stessa intensità e attenzione al legame e alla cura sono state l’ispirazione per il manifesto di questa edizione a firma della grande illustratrice francese Rébecca Dautremer che ha fatto della libertà espressiva il fil rouge delle sue creazioni“.
Dal punto di vista grafico non c’è molto da dire: il manifesto riflette lo stile dell’artista e l’arte è di per se divisiva. Non può piacere a tutti, altrimenti non sarebbe arte. E se il fastidio invece nasce dal fatto che sembrino due donne, e non due persone di sesso diverso, allora forse non è un problema di comunicazione da parte di Lucca Comics & Games… ma qualcosa su cui ciascuno dovrebbe interrogarsi.
I precedenti: e l’anno scorso?
Vale la pena ricordare che l’edizione 2024 aveva come tema l’opera lirica, con il tris di manifesti “The Butterfly Effect” ad opera del maestro Yoshitaka Amano e ispirati alla Madama Butterfly di Puccini, nel centenario della morte del compositore lucchese. Manifesti eleganti, disegnati nell’inconfondibile stile del mangaka, ma il cui legame con il mondo dei fumetti era, se vogliamo, ancora più sottile. In quel caso, però, le critiche furono molto più tenui se non proprio inesistenti, coperte dall’entusiasmo per la presenza dell’artista.
Forse perché l’autore era un mangaka giapponese, peraltro famoso ed apprezzato, quindi ritenuto “più in linea” con il gusto del pubblico tradizionale? Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un doppio standard: accettiamo il manifesto se l’autore è un noto artista giapponese, ma lo contestiamo se è una poco conosciuta donna francese?

Da “fiera del fumetto” a evento di community
Parliamo ora di un cambio di prospettiva fondamentale. Lucca Comics & Games non è più soltanto una fiera. Anzi, a detta degli stessi organizzatori, si configura oggi come un vero e proprio “community event”, tra i più grandi d’Europa e sicuramente il più grande in Italia. È un ecosistema culturale in continua evoluzione che va oltre la semplice esposizione di fumetti o giochi da tavolo. Basti pensare che ila manifestazione esiste da 59 anni, e negli ultimi anni quella che è cresciuta più di tutte è stata l’area Movie, ad oggi perfettamente integrata nell’evento.
In questo contesto, il classico ritornello “ma dove sono i comics? Dove sono i games?” suona sempre più fuori luogo. Lucca è diventata una celebrazione trasversale della cultura pop in tutte le sue forme: dal cosplay all’animazione, dalla narrativa fantasy al gioco di ruolo, passando ovviamente anche per il fumetto e il gioco in tutte le loro declinazioni.
Il vero problema
Alla fine, viene da chiedersi: qual è davvero il problema? Lo stile grafico non vi convince? Legittimo. Il tema non vi appassiona? Va benissimo. Non tutto deve piacere a tutti. Ma se il fastidio nasce dal contenuto del manifesto o da quello che ognuno ci vede – due donne che si baciano – allora forse il punto non è il manifesto in se. Forse il problema è vostro. Forse, e dico forse, c’è un pregiudizio di fondo che andrebbe riconosciuto e affrontato.